26. Il momento di combattere

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Scappare , probabilmente in quel momento non sarebbe servito a nulla , ma in quell'istante  sembrava la cosa più giusta è azzeccata che avessi mai fatto. Mi ero ripromessa  di non farlo più, di non fuggire dai problemi,  ma quello purtroppo non era un semplice problema, quello sarebbe stata la mia distruzione.

Non stavo seguendo una direzione precisa, mi bastava solo cambiare aria per un po' e sperare che fosse solo un brutto sogno e che mi sarei svegliata a breve. Non era così , ne ero consapevole. Una parte di me lo sperava, ma l'altra quella realista voleva solo abbandonare questa vita e cominciarne una da zero. Probabilmente era impossibile avere una vita senza complicazioni lungo il percorso, ma a volte vorrei tanto che si potesse. Invidio i bambini, così piccoli e spensierati, si godono la vita, senza sapere che quando diventeranno grandi il loro mondo diventerà sempre più complesso fino a diventare un'intricatissima ragnatela, dalla quale non si può scappare.

Non credevo che si potessero provare così tante emozioni in uno stesso istante, ma a quanto pare è possibile non sapere quello che si prova. Si mescolano così tante emozioni dentro di me che non riesco più a capire quale sia quella che prevale sull'altra.
Rabbia, frustrazione, tristezza, paura, sensi di colpa, ognuna di esse cerca di comandarmi, ma la verità è che solo una sta vincendo ed è il rimpianto.

Nel frattempo i miei piedi mi avevano trasportato alla spiaggia, dove i miei fratelli andavano a fare surf. Un posto magico dove sembra quasi che i pensieri svaniscano davanti a un panorama meraviglioso come quello. Vorrei che i miei pensieri finissero, nelle onde, che si mischiassero e che si disperdessero nel mare, perdendosi e arrivando in qualche luogo sperduto, senza mai tornare indietro.

Piccole lacrime, iniziano a scendere delicatamente lungo le mie guance che le fanno scorrere fino ad arrivare alla fine del viso dove , cadono sulla sabbia lasciando un segno. Un segno di sofferenza e distruzione interiore. Insieme alle mie lacrime cado sulla sabbia, sdraiandomi e ricoprendomi di finissimi granelli. Sarebbe bello se, si creasse un buco, nel quale potere cadere, per poi non risalire più a vedere la luce del sole.

Iniziai a la lanciare la sabbia, non contro qualcuno o qualcosa, no solo per liberarmi, dal mostro che stava crescendo dentro di me, che a ogni lancio sembrava indebolirsi. Mi stava divorando l'anima e non potevo permetterglielo. Non avrei lasciato che i miei stessi sentimenti divorassero ogni parte di me.

Ormai era più di due ore che ero sparita, senza lasciare tracce, così decisi di tornare, non volevo fare preoccupare la mia famiglia. Almeno loro non si meritavano di stare in pensiero per  me.

Lungo la strada del ritorno, iniziai a pensare al mio futuro, cosa avrei fatto ora? Avevo ancora mio padre era vero, ma non volevo tornare in Italia, ma sopratutto non volevo tornare da lui, che avrebbe fatto finta di niente e sarebbe andato avanti. Era così che era stato abituato e nonostante fosse morta sua moglie, non avrebbe nemmeno battuto ciglio e questa cosa non l'avrei mai tollerata. Nella vita le persone nascono e muoiono, alcune di cause naturali, altre combattendo contro delle malattie e altri ancora, ingiustamente come mia madre, ma ciò non significa che quando una persona muore si possa andare avanti e basta.
La morte è una cosa naturale, tutti prima o poi moriremo, per questo dicono di vivere la vita al massimo, le persone però come mia madre a cui viene strappata la vita, non possono dire di averla vissuta a pieno purtroppo. Per questo non si può andare avanti e basta, bisogna fermarsi, riflettere e riprendersi dalla caduta e diventare più forti per il futuro. Facendo finta di niente si dimostra che si è deboli, perché vuol dire che non si è in grado di sopportare le sofferenze e quindi si cerca di evitarle.

Mi hanno sempre insegnato a non piangere, "non mostrarti mai fragile Allison" dicevano continuamente , "non fare vedere mai i tuoi punti deboli", "piangere non è adatto a gente come noi", "piangere è da persone deboli e tu non puoi esserlo" , queste erano le continue frasi che si ripetevano nella mia testa da bambina. Cazzate . Solo delle grandissime cazzate, che mi hanno fatto crescere con delle idee sbagliate in testa. Piangere è da forti, anzi è la cosa più coraggiosa che qualcuno possa fare e rimarrò con questa idea.

Dopo un lungo tragitto finalmente arrivai a casa e non appena varcai la soglia tutti mi corsero incontro abbracciandomi e trasmettendomi tutto il loro calore e affetto. In quel momento non servivano le parole, mi bastava sapere che potevo contare su di loro. Sentivo i singhiozzi soffocati di Grace e anche di Nick e Vic , che non volevano farsi vedere così fragili davanti a me, per non farmi preoccupare.

"Non scappare mai più capito?" disse la piccola Eloise in lacrime, io in risposta le accarezzai i capelli accennando a un piccolo sorriso.
"No, non lo farò ho smesso di fuggire, ora è il momento di combattere per il mio futuro e la mia felicità" risposi sorridendo e un ultima lacrima cadde.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 29, 2021 ⏰

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