Capitolo 6- Ho scoperto il tuo piano

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Quel maledetto odore, quel maledetto sapore che aveva combattuto per tutta la vita. Luci di lanterne arancioni illuminavano una via tetra “Pina come fai sapere di questo posto, dimmelo subito! ” Legoshi era impaurito “Allora le dicerie erano vere, il mercato nero esiste.” La sua risolutezza era spaventosa “Pina ripeto, chi ti ha detto di tutto ciò?” A quel punto Pina non poteva più nasconderlo “Ci sono andato di mia spontanea volontà, seguendo il Senpai Bill, erano giorni che si comportava in modo strano, ma non volevo credere agli occhi di un erbivoro, quindi grazie per il favore. Ci sentiamo più avanti Legoshi!” Legoshi cercò di fermarlo: “Pina non riattaccare! ” Il telefono si spense e Legoshi cadde in un limbo di ricordi e sofferenza. Il mercato nero era lì davanti ai suoi occhi, i carnivori si scambiavano la carne per soldi, si divertivano in quello scenario terrificante.

Com’è potuto succedere, quella notte di combattimento è stata del tutto inutile? Il padre di Melon è davvero morto senza alcun motivo logico? Quella notte. Quella notte nessun altro, se non Legoshi, Louis, Yafya e Gosha avevano davvero compreso il terrore, tutti gli altri erano solo delle paure generate dai media che hanno raccontato solo ciò che avevano visto, quella apparenza della coesione era tutta una farsa.

Istintivamente Legoshi iniziò a camminare per il vicolo, il rosso prevaleva su ogni singolo individuo, sguardi affamati, animali che combattevano, sangue sparso per la strada.

Era perso, quella giornata non poteva andare peggio di così. “Legoshi ancora qui? ” Una voce familiare venne udita da Legoshi “Non è possibile. Gohin cosa sta succedendo?! ” Una crisi di nervi colpì Legoshi che venne placato immediatamente “Abbassa quella voce Legoshi, so che hai poco tempo. Ti verranno date le direttive giuste, ora scappa da qui e torna a casa. Mi hai capito bene?” Venne spintonato da lui e altri cittadini, che lo obbligarono ad andare via.

Legoshi provò a richiamare Pina, ma lui non rispondeva più, però notò delle chiamate perse da Jack. Finì di percorrere la via e Jack lo stava aspettando, stava piangendo “Perché sei andato in quel posto? Ne avevi bisogno? Cosa volevi dimostrare? ”  Tra lacrime e singhiozzi Legoshi si avvicinó al suo migliore amico "Vieni a casa di Louis, lì ti spiegherò tutto. " 

La camminata durò a lungo, come anche il loro silenzio. "Ti stavo, aspettando Legoshi, hai fatto un po' tardi. È successo qualcosa? " Chiese Louis che si era preoccupato "No tranquillo tutto bene, ho incontrato Jack come vedi e abbiamo fatto il giro lungo. " Era davvero stanchissimo, questa giornata non finiva più. 

Louis diede spazio a Jack e a Legoshi, si allontanò per controllare dei documenti che gli erano rimasti dal lavoro, cosicché loro due potessero parlare solo tra di loro. 

"Che università hai scelto Jack? ", chiese Legoshi per iniziare il discorso. "Ma ti ascolti quando parli?! Sei, appena uscito dal mercato nero e tutto quello che sai chiedermi è che università ho scelto? Stai cambiando di nuovo. Non riesco ad accettarlo." Jack ricominció a singhiozzare. "Amico non ho usufruito del mercato. Pina mi ha chiesto di andare a controllare. A quel punto non potevo rifiutare, non pensavo, che sarebbe andata a finire così. Devi credermi. " Si conoscevano davvero tanto, la sincerità a loro non era sicuramente estranea. "Tu piuttosto perché eri lì? Non sei il tipo da girare di sera per quelle stradine. " Jack arrossì e distolse lo sguardo dagli occhi del giovane lupo; "non sono cose che ti riguardano! Lo sto facendo per-" si interruppe bruscamente "Jack per chi? " chiese nuovamente Legoshi "Nessuno! Si sta facendo tardi. Devo tornare a casa dai miei genitori. " , anche il comportamento di Jack aveva qualcosa di strano. 

Louis era tornato nella stanza e Jack era pronto per uscire "Lo accompagno io all'uscita. Legoshi, vai a farti una doccia intanto, ti devi scaricare un po'! " In silenzio Legoshi prese un accappatoio gentilmente prestato da Louis e si diresse al bagno. 

Louis scese le scale con Jack. "Potevi stare più attento, ma non ti preoccupare, va bene così, sta andando tutto benissimo, grazie Jack. " Il labrador iniziò a scodinzolare "Di nulla Louis, posso farti una domanda? Mi avevi promesso che mi avresti risposto. ". Louis confermò annuendo "Che cosa provi per Legoshi? " Louis si fermò "Come hai fatto a capirlo? ", non poteva crederci, "perché mai vorresti far accreditare un titolo così importante ad una persona che sarà obbligata a sceglierti da aiutante? Lo capirebbe anche un bambino! ". Louis abbassò lo sguardo :"Io lo amo, ha fatto tanto, fin troppo e vorrei condividere con lui, il sogno più grande che una persona potrebbe desiderare, voglio fargli credere di essere pazzo, spingermi oltre a quello che posso realmente fare, per fargli comprendere che questa pazzia è solamente per lui. " Louis stava sorridendo e Jack chiuse il discorso: "Sia chiaro, non ho nulla in contrario. Ma Senpai promettimi solo una cosa. " Louis drizzò le orecchie "Prenditi cura di lui come io ho fatto fino ad ora, il mio turno è giunto al termine, ora ci sei tu. Buonanotte e buona fortuna, se avrai ancora bisogno chiamami. Per Legoshi ti aiuterò sempre. " 

Jack si chiuse la porta dietro di lui, le sue lacrime erano una mistura di rabbia e felicità, non capiva più i suoi sentimenti, ma sapeva che l'unica cosa che voleva era vedere Legoshi felice. 

Louis tornò in casa, il tintinnio dell'acqua della doccia rimbombava nel bagno vuoto. Cercò Legoshi e lo trovó sdraiato nel letto, non aveva i vestiti. Doveva essere proprio stanco. 

Aveva il batticuore, non aveva mai provato una sensazione simile "Questo lupo è davvero bellissimo, Legoshi come fai a non volerti bene? ", pensó dentro di sé. Esitando anche Louis si tolse i vestiti uno ad uno lasciando libero il suo corpo e si mise a dormire di fianco alla persona che più ammirava nella sua vita. Sì giró dall'altra parte e iniziò a dormire. 

"Ho sentito l'odore della purezza di Louis so che è qui accanto a me, e so che non ha i vestiti, esattamente come me, cosa faccio? ", Legoshi era impaurito, ma in senso buono, tremava e il suo volto stava iniziando a prendere una piega sorridente. 

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