Capitolo tre

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Emerald fissava la luna con tristezza dopo aver messo Daventh a letto con il cuore colmo di dolore.

Il bambino era molto legato al padre ma Dreal non aveva avuto altra scelta se non quella di andare via.

Aveva percepito i demoni che avevano ripreso a muoversi alla sua ricerca perché era impossesso della Spada dei Dannati, l'arma più potente che l'oscurità possedeva.

Un solo taglio di quella lama demoniaca aveva il potere di risucchiare l'anima rendendo il povero malcapitato un burattino infernale indipendentemente dalla razza.

Aveva visto molte sue sorelle perire a causa di essa.

Emerald colpì il muro frustrata, si sentiva inutile senza le sue ali e la Spada del Cielo. Voleva aiutare Dreal e sarà sempre grata a lui per quegli anni di pace e amore.

Daventh era stato una benedizione nelle loro vite.

Figlio di una dea e di un demone, luce e tenebre, custode di un potere immenso.

Entrò nella stanza del bambino e gli rimboccò le coperte baciandogli la fronte, era lui il suo tesoro più grande e prezioso.

Sfiorò il ciondolo che aveva al collo.

<<Fin quando lo indosserai nessuno potrà trovarti>> mormorò.

Quando raggiunse la sua camera si sedette sul letto e strinse le lenzuola sfatte, un nodo le si formò alla gola mentre le lacrime scendevano senza vergogna.

Lei e Dreal avevano fatto l'amore prima che andasse via e sperò di rivederlo.

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Viaja addentò con gusto il suo pezzo di crostata e Dryto bevve avidamente il latte dalla sua tazza.

Ardhere fissava i suoi figli pensierosa mentre Holron, suo marito, era uscito fuori per tagliare la legna.

I bambini le avevano raccontato delle nuove amicizie con Elim e Daventh e la donna ne era stata felice, tranne nel sapere che quest'ultimo non apparteneva a nessuna delle razze citate.

Forse era paranoica, ma che male poteva fare un bambino?

Inoltre la presenza di Eulalia la rendeva tranquilla.

Holron entrò in casa, era un uomo robusto con ridenti occhi turchesi e chioma corvina.

Si asciugò il sudore con un fazzoletto e rise.

<<Mangiate, figli cari, così sarete belli e forti come noi>>

<<Non sono bella?>> domandò Viaja.

Holron si avvicinò a lei porgendole una splendida rosa rossa sbocciata.

<<Ma ovvio che lo sei, come la tua mamma. Ah, quante cose ho fatto per conquistare il suo amore>> disse facendole l'occhiolino.

Ardhere arrossì portandosi una mano sulla guancia.

<<Suvvia, caro. Non mi sembra il caso>>

Holron rise e prese la donna facendola volteggiare in una goffa danza.

<<Mi hai donato due meravigliosi figli e mi sopporti. Come potrei non amarti come il primo giorno?>> disse baciandola sulle labbra.

<<Bleah!>> esclamò Dryto.

<<Un giorno lo farai anche tu>> disse ridendo.

<<Invece no>>

Viaja sorrise e annusò la rosa.

<<Andiamo a giocare>> disse il bambino.

La Spada dei DannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora