Capitolo diciannove

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Busla sembrava soddisfatto del suo lavoro, l'addome e il torace di Dreal si stavano rimarginando più lentamente del normale ma il demone aveva resistito e non aveva ceduto.

Il sangue macchiava la sua pelle e il pavimento in un'inquietante pozza scarlatta ai suoi piedi.

Leccò il liquido cremisi dalla lama del pugnale e gli afferrò i capelli sollevandogli la testa.

<<Ho affondato una lama intrisa di magia del Caos nelle tue budella e ancora non parli. Perché sei così testardo, Dreal? Sono questi i sentimenti di un padre verso il figlio?>> sibilò a pochi centimetri da lui.

Dreal tossì appena.

<<Sono cose che...non potrai mai...capire>> mormorò.

<<Non posso? Hai ragione, sono cose che ti rendono debole e inetto. Guardati, sei patetico. Quando eri spietato tutti ti temevano, anche lo stesso sovrano>> disse.

<<Non voglio più essere quel demone>>

<<Questo è impossibile, Dreal. Il Caos scorre nelle nostre vene altrimenti non avresti mai impugnato quella spada e lei non ti avrebbe mai riconosciuto come degno>>

<<E tu...credi di poterla usare...senza conseguenze?>>

Busla assottigliò lo sguardo pericolosamente.

<<Sono molto più forte di te>>

<<La tua volontà è debole, la spada coglierà subito questo tuo lato e ti corromperà facendoti diventare un suo burattino>>

<<Come osi darmi del debole?!>> urlò.

La lama affondò ancora una volta nel suo addome e Dreal quasi urlò per il dolore atroce, il sangue riprese a scorrere.

Busla lo baciò, sentendo il sapore ferroso, e rise.

<<Prima o poi cederai, Dreal. È solo questione di tempo>> disse estraendo la lama.

Dreal gettò la testa in avanti, i polsi gli dolevano tantissimo e si sentiva stordito per la troppa perdita di sangue nonostante la rigenerazione.

Da quando avevano percepito la presenza di suo figlio, i torturatori non gli avevano dato un attimo di tregua.

Era stanco, motivo per cui la rigenerazione stava rallentando.

<<Dreal, non voglio ucciderti>>

Il tono di Busla sembrò stranamente sincero e lo guardò.

La sua espressione fredda e quasi arcigna aveva lasciato posto ad altro, quegli occhi blu parvero brillare per un momento.

Il demone gli diede le spalle e solo dopo Dreal capì.

<<Busla...>>

<<Stai zitto, non dire nulla. Manderò Reilba alla ricerca di tuo figlio, il suo sangue sarà una fonte di richiamo per la spada dato che non vuoi collaborare>> disse a denti stretti.

<<Ragazzo...>>

Un forte schiaffo lo colpì in pieno viso, Busla si era girato velocemente e nei suoi occhi c'era rabbia.

<<Non sono più un moccioso che puoi comandare a bacchetta! Tra tutti hai scelto lei. Tu, traditore del tuo stesso sangue!>> urlò.

Era la prima volta che Dreal lo vedeva perdere la sua fiera compostezza.

<<Abbiamo perso molti fratelli e sorelle, in più il nostro re. Maledetto! Ti maledico!>>

La Spada dei DannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora