Capitolo otto

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Aveva sentito l'odore della carne fresca, del sangue che scorre nelle vene e il rumore dei battiti umidi del loro cuore.

Il demone aveva aperto gli occhi e si era riscosso dal torpore della mattinata, la luna era sorta e doveva cacciare e nutrirsi.

Uscì con lentezza dall'acqua melmosa e avanzò verso il suo pasto, due umani e un cavallo.

Non poteva chiedere di meglio.

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Viaja osservò con orrore il mostro che avanzava verso di loro.

Somigliava ad una salamandra gigante ma aveva una cresta squamosa color fuoco e pelle nera e viscida.

La lingua biforcuta era seghettata e i denti delle fauci lunghi e ricurvi, adatti per strappare grandi brandelli di carne.

Le pupille erano sottili e verticali come quelle dei rettili ma il loro colore era vermiglio, le zampe avevano artigli neri di cui uno più lungo degli altri.

La creatura parve ghignare in modo beffardo verso di loro.

Il cavallo indietreggiò intimorito e Viaja voltò il viso verso Dryto, anche lui era spaventato.

<<Dryto, questo è il mostro di cui parlavano>>

<<Lo vedo. Maledizione, mancava poco per arrivare a casa>> imprecò sotto voce.

<<Si sarebbe avvicinato ugualmente al villaggio>>

<<La magia della regina Amaranta è ancora molto forte, non sarebbe riuscito a varcarne le soglie senza essere individuato dai cacciatori>>

<<Se solamente fossero in giro>> disse Viaja.

Dopo l'attacco di tredici anni fa, la regina delle fate aveva eretto una barriera di protezione attorno al villaggio in modo che i demoni non potessero avvicinarsi troppo e venendo individuati dai cacciatori immediatamente.

<<Dryto, dobbiamo fare qualcosa. Ma non...ci raggiungerebbe subito>>

<<Non possiamo saperlo se non tentiamo. È grosso, lo hai notato? Può darsi sia anche molto lento>> rispose stringendo le redini.

Non potevano morire, non in quel modo. Doveva rivedere Elim e dirgli che lo amava.

Viaja accarezzò il collo del cavallo.

<<È terrorizzato. Pensi che ce la farà?>>

<<Se vuole sopravvivere, deve farcela>>

Il demone li osservava attento, pronto a fare la prima mossa o aspettare un loro passo falso.

Dryto strinse ancora di più le redini e Viaja le sue mani.

<<Grande Dea, proteggici>> mormorò la giovane.

Il ragazzo colpì i fianchi del cavallo e questi iniziò a correre nonostante la paura e, nello stesso momento, il mostro scattò rapido.

Era veloce nonostante la mole.

<<Forza, bello! Dai!>> urlò Dryto.

Viaja aveva il volto nascosto nel collo del cavallo, i lunghi capelli dorati erano mossi dal vento.

Voleva piangere e aveva paura. Non per lei ma per Dryto.

Se fosse successo qualcosa a suo fratello non se lo sarebbe mai perdonato.

Il demone avanzava sempre di più, lo sentiva dal fetore nauseabondo che emanava, e aprì le fauci.

La lingua biforcuta saettò come una frusta e colpì Dryto sulla schiena, ferendolo.

La Spada dei DannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora