𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑢𝑛𝑜.

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Quello che è destinato a te
possiede il tuo stesso passo. ☼

ℰro terribilmente stanca, ma, al tempo stesso anche molto felice e soddisfatta.

Avevo appena concluso il mio primo giorno di lavoro al New Caffè ed era andata alla grande per essere solo il primo giorno.

Dopo aver pulito il bancone e riordinato le tazzine all'interno dello scaffale, raggiunsi il piccolo ripostiglio situato in fondo alla sala, di fianco il bagno e mi tolsi il grembiule per poi prendere le mie cose e tornare nella sala principale, pronta per chiudere il locale e tornare finalmente a casa.

In quel esatto momento, Paige, la mia migliore amica fece il suo ingresso, rivolgendomi un dolce sorriso.

«Ehi! Sei ancora qui?» mi chiese, inclinando leggermente la testa, «Abbiamo avuto più clienti del previsto, ho dovuto ritardare la chiusura...» le spiegai, scrollando appena le spalle mentre mi infilavo la giacca, lei sorrise di nuovo.

«Allora? Com'è andato il tuo primo giorno?» mi chiese poi, poggiandosi di schiena al bancone, incrociando le braccia al petto, pronta ad ascoltare, «Sinceramente? Molto bene. Credevo sarebbe andata peggio ma me la sono cavata alla grande!» le risposi abbozzando un sorriso facendola ridacchiare.

«Te lo avevo detto che non era terribile come credevi!» affermò poi, «Non smetterò mai di ringraziarti per questa opportunità!» le dissi fissandola, prendendo le sue mani nelle mie, «E per cosa?  Io non ho fatto nulla!» affermò lei, trattenendo un sorriso.

«Tu mi hai raccomandata ai tuoi genitori, se lavoro qui è solo grazie a te!» replicai puntandole un dito contro, accennando un sorriso.

Le ero davvero grata di questo.

«Julie, i miei ti adorano e tu questo lo sai bene. Non mi avrebbero mai detto di no! Sei una delle persone più affidabili che conoscono! Non avrebbero potuto lasciare il locale in mani migliori!» rispose lei, a quelle parole, inevitabilmente sorrisi, mentre rovistavo all'interno della mia borsa, cercando le chiavi di casa e quelle dell'auto.

Lavorare nel bar dei genitori di Paige era una cosa temporanea, non lo avrei fatto per sempre, era un modo per fare esperienza e mettere quanti più soldi da parte per poi poter finalmente partire e trasferirmi a New York.

Il sogno della mia vita.

«Sbaglio o avevi un appuntamento oggi?» chiesi a Paige mentre percorrevamo il marciapiede, una di fianco l'altra, una volta uscite dal locale.

ail cielo era scuro e di tanto in tanto si sentiva qualche tuono, avrebbe sicuramente cominciato a piovere.

«Oh ti prego. Lasciamo perdere...» rispose lei, scuotendo la testa, alzando gli occhi al cielo, «Mi dispiace...» mormorai tristemente, poggiandole una mano sulla spalla, «Il prossimo andrà meglio!» esclamò lei, sorridendo, contagiandomi.

Paige la conoscevo da una vita, ci eravamo incontrante alle superiori e mai più lasciate. Era la sorella che non avevo.
Pur essendo, rispetto a me, l'opposto.

Era sicura di sé, carismatica, divertente e anche sfacciata.
La timidezza non sapeva nemmeno cosa fosse.

Un po' la invidiavo, io ero terribilmente silenziosa e timida, non riuscivo ad attaccare briga con la gente come faceva lei.
Avevo sempre paura di disturbare o dare fastidio, per cui, preferivo rimanere nel mio, lontana dalla gente, evitando di fare pessime figure.

Cosa che, tra l'altro, mi riusciva fin troppo bene.

Il mio telefono ad un tratto cominciò a squillare, catturando la mia attenzione, distraendomi dai miei pensieri.

Forbidden Love || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora