𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒.

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In amore vinci solo se ascolti il tuo cuore e non hai il timore
di mostrarti per la persona che veramente sei.
Luciano Meran Donatoni.


ℰrano le nove e mezza passate quando finalmente arrivammo alla festa a casa di Mason. Connor, durante tutto il tragitto, non aveva fatto altro che lamentarsi del fatto che fossimo in ritardo, non potevo biasimarlo ma... se solo avesse saputo.

Dio, non riuscivo ancora a crederci.

Mi sembrava di vivere un sogno.

Can voleva davvero stare con me, nonostante tutto.

Nonostante i dubbi, la paura di essere deluso ed essere tradito ancora. Dal mio canto comunque non avrei mai permesso che soffrisse di nuovo.

Avrei fatto di tutto affinchè fosse felice.

Felice davvero.

La festa era già cominciata da un pezzo ma il nostro ritardo sembrò passare inosservato, fortunatamente.

«Vi stavamo proprio aspettando!» affermò mio padre, spalancando le braccia non appena raggiungemmo il nostro tavolo, «Colpa mia! Ho tardato a lavoro!» mentì, mentre mi toglievo la giacca, lui annuì semplicemente.

«Sei splendida!» affermò mia madre, con un sorriso mentre mi si avvicinava e mi osservava con attenzione, «Grazie!» le risposi andandole incontro per poi abbracciarla, «Anche Can è molto bello...» mormorò sotto voce per non farsi sentire, ridacchiai e mi voltai, osservandolo, «Non posso proprio darti torto...» commentai, scuotendo la testa.

Quanto era bello con quella camicia bianca leggermente sbottonata.

Mi beai di quella vista mentre il mio cuore batteva all'impazzata.

«Le cose tra di voi vanno bene? Siete felici?» mi chiese mia madre, fissandomi, incrociando le braccia al petto, distraendomi, «Oh sì, vanno abbastanza bene! Siamo felici!» confermai, annuendo.

Io e mia madre avevamo un ottimo rapporto, parlavamo sempre di tutto, praticamente non vi erano segreti tra di noi, ma stavolta era diverso, stavolta non potevo dirle la verità.

Non avrebbe capito.

«Julie?» mi richiamò qualcuno, alle mie spalle, mi voltai, trovando Paige a qualche metro da me, «Ciao...».la salutai, abbozzando un sorriso, «Ciao...» mormorò lei, venendomi incontro, «Perdonami. Torno subito...» dissi a mia madre, che annuì e tornò a sedersi, di fianco mio padre.

«Posso rubarti cinque minuti?» mi chiese Paige, facendomi segno di seguirla, «Ma sì, certo...» concordai annuendo, lei sorrise appena e si incamminò verso l'altra parte del giardino, senza più rivolgermi nemmeno uno sguardo.

Dio, stavo morendo dall'ansia.

«Allora... di cosa vuoi parlare?» le chiesi incuriosita, seguendola, aggrottando leggermente la fronte.

Era davvero così urgente? Non poteva aspettare?

Lei si spostò i capelli dalla spalla e prese un respiro profondo.

«Abbiamo apportato alcune modifiche al bar...» esordì, fissandomi, io aggrottai leggermente la fronte, restando in silenzio, ascoltandola con attenzione.

Forbidden Love || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora