𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑡𝑟𝑒𝑛𝑡𝑎𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒.

976 109 22
                                    

𝐏𝐞𝐧𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨.

Perché aspettare per dire ti amo?
Perché non lottare per ciò che si desidera?
Perché conservare sorrisi, abbracci e baci?
Perché non chiedere scusa?
Quindi, amatevi, siete l'unica cosa che vale la pena aspettare.


𝒜rrivammo nell'appartamento di Can all'ora di pranzo.

Mi sentivo un po' stanca per via del viaggio, ma la felicità che provavo nel trovarmi lì con lui, mi ripagava di tutto.

Non avrei voluto essere in nessun altro posto.

«Dai tutto a me amore, ci penso io...» affermò Can, togliendomi le valigie dalle mani, abbozzai un sorriso e lo lasciai fare, chiudendo poi la porta di casa alle mie spalle.

Mi tolsi la giacca e mi guardai intorno incuriosita, osservando l'appartamento a me sconosciuto, con attenzione.

Era molto bello, curato in ogni dettaglio. Decisamente più grande rispetto a quello in cui si era trasferito recentemente.

«Hai fame?» mi chiese Can, facendo ritorno dalla camera da letto, nella quale aveva posato le valigie, «Si....moltissima...» confessai, facendolo ridere, «So di avertelo già detto ma sono davvero molto, molto felice che tu sia qui con me» affermò poi, fissandomi, sorrisi e gli poggiai una mano sul viso, «Sono felice anche io...» mormorai, lui mi prese la mano e la baciò, stringendola poi nella sua.

«Direi che è ora di preparare il pranzo allora!» affermò, prima di baciarmi la fronte ed avviarsi verso la cucina, «Aspetta, aspetta...» mormorai, incrociando le braccia al petto.

«Quindi cucinerai tu per me?» gli chiesi poi, divertita, lui si voltò per un istante, «Certo! Guarda che sono un ottimo cuoco!» mi avvertì, puntandomi un dito contro, «Ma sul serio?» chiesi, trattenendo un sorriso.

Lui mi si avvicinò pericolosamente e cominciò a farmi il solletico.

«Cosa stai insinuando?» mi chiese, trattenendo un sorriso mentre ridevo, «Ti prego smettila! Sai che non lo sopporto!» lo pregai, cercando, con scarsi risultati, di spingerlo via, lui mi lasciò un casto bacio sulle labbra e si allontanò, facendomi finalmente riprendere fiato.

«Quindi cosa mi cucini?» gli chiesi mentre mi sedevo sul ripiano della cucina, proprio lì di fianco a lui, «Le Kofte!» affermò in risposta, «E...cosa sarebbero?» gli chiesi, aggrottando la fronte, «Davvero non sai cosa sono? Chiunque conosce le Kofte!» replicò lui, ridendo, incredulo per la mia domanda.

«Io invece non ne ho idea!» affermai, alzando le mani, mettendo un finto broncio, «Quante cose dovrò insegnarti..» mormorò lui, scuotendo la testa, rimasi in silenzio e sorrisi, «Comunque sono delle polpette di carne..» aggiunse, voltandosi un istante verso di me, «Oh... Va bene. Mi fido di te!» gli dissi, alzando le mani, con un sorriso, Can mi si avvicinò e mi lasciò un bacio sulle labbra.

«Credimi, ti piaceranno di sicuro amore» disse poi, con convinzione, «Ne sono certa...» mormorai annuendo.

Mi piacque tanto vederlo in quel modo.
Sembrava così felice e spensierato.

Mi sarei fatta in quattro pur di vederlo sempre così.

Volevo un nuovo inizio per lui, per noi.

Volevo che il tradimento, le bugie, i segreti, fossero ormai solo un lontanissimo ricordo.

C'eravamo solo io e lui adesso.

Nient'altro.

Nonostante il dolore che mi aveva recato quella sera, lasciandomi in quel malo modo, avevo capito perché lo avesse fatto.

Forbidden Love || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora