𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑞𝑢𝑎𝑡𝑡𝑟𝑜.

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𝓒on aria soddisfatta, poggiai le mani sui fianchi e sorrisi, osservando con attenzione la mia camera.

Finalmente era ordinata e pulita.

Avevo finalmente terminato di pulire e svuotare gli scatoloni.
Ogni cosa era al suo posto, i vestiti nell'armadio, i libri sulle mensole e delle foto sparse qua e là.

Mi ci era voluta un'ora abbondante ma ero più che soddisfatta.

Cominciai a posare gli scatoloni quando ad un tratto il campanello di casa suonò, catturando la mia attenzione.

Mi stupì perché non aspettavo nessuna visita.

Legai i capelli in un chignon disordinato ed andai ad aprire.

«Disturbo?» chiese Paige, con un sorrisino, non appena me la trovai davanti, «Ma no, certo che no..» le risposi, scuotendo la testa, spalancando la porta, lasciandola entrare, lei mi sorrise di nuovo e si accomodò all'interno dell'appartamento.

«Sei da sola?» mi chiese poi, mentre si toglieva la giacca e si guardava intorno, «Completamente!» confermai mentre chiudevo la porta alle nostre spalle, poi come un flash mi voltai verso di lei, aggrottando la fronte.

«Un momento...» mormorai, puntandole un dito, lei mi fissò in silenzio, con lo sguardo confuso, «Mi sembri un po' troppo appariscente...» dissi, incrociando le braccia al petto, «Che stai insinuando?» chiese lei, inclinando la testa, sgranai gli occhi incredula e le puntai di nuovo un dito contro.

«Sei conciata così perché pensavi di trovare Can!» esclamai, incredula, «Oh, ma ti prego...» mormorò lei, scuotendo la testa, «Paige!» la richiamai, fissandola.

La conoscevo fin troppo bene.

Sapevo quale fosse il suo obiettivo.

«Allora? Posso vedere la tua stanza?» mi chiese poi, unendo le mani al petto, cambiando completamente discorso, sospirai ma lasciai perdere.

Sapevo che era un caso perso, se si era messa in testa una cosa, non vi era modo di dissuaderla.

«Vuoi un caffè prima?» le chiesi di rimando, lei annuì immediatamente, «Volentieri!» confermò.

«E grazie per avermi dato il giorno libero..» le dissi, accennando un sorriso, «Ma ti pare? So quanto possa essere stancate traslocare...» rispose lei mentre prendeva posto sul divanetto in pelle, in fondo alla cucina.

«Mi sento esausta! Ho le braccia così indolenzite!» mi lamentai, voltandomi verso di lei, la quale sorrise, «Hai fatto tutto da sola?» mi chiese poi, «Diciamo di sì, anche se Can mi ha aiutata a portare su gli scatoloni..» le risposi, lei sorrise immediatamente.

«Ma che gentiluomo...» mormorò poi, mentre si attorcigliava una ciocca di capelli tra le dita, «Si, è stato gentile...» confermai annuendo, «Bello e gentile...» commentò lei, annuendo, sorrisi e mi voltai.

«Sono le uniche cose che sappiamo su di lui quindi?» le chiesi, poggiando le mani sui fianchi, «Fino ad ora.... Ma è già un passo avanti!» affermò lei, per poi alzarsi, «Quindi... vuoi ancora che io te lo presenti?» le chiesi, pur sapendo la risposta, era ovvio che lo volesse.

«Assolutamente sì!» confermò lei, annuendo, «Perché mai avrei dovuto cambiare idea scusa?» mi chiese poi, quasi ridendo.

Giusto, perché mai avrebbe dovuto?

«Non lo so... Magari ci avevi ripensato...» mormorai, scrollando le spalle, «No, per niente!» esclamò lei, abbozzando poi un sorriso, «D'accordo. Come preferisci!» le dissi, alzando le mani rassegnata, sapevo che avrebbe comunque fatto di testa sua.

Forbidden Love || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora