𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒.

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Tu sei la distrazione scintillante che mi fa volare.
Io sono come una barca sull'acqua,
tu sei i raggi sulle onde che calmano la mia mente.
cit.

𝓒on un movimento goffo, ancora molto assonnata, stirai le braccia in avanti ed aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco ciò che mi si presentava davanti.

Scoprì di essermi addormentata sul divano con la luce del telefono ancora accesa, illuminando debolmente la stanza.

Mi strofinai gli occhi e voltai il viso, scoprendo di essermi addormentata proprio di fianco a Can, con la testa poggiata sulla sua spalla, anche lui dormiva, la testa poggiata sulla spalliera del divano, leggermente rivolta verso di me.

La cosa che mi stranì di più, ma che inevitabilmente mi fece sorridere, fu la sua mano poggiata sulla mia gamba, come se volesse tenermi lì con lui.

Cingeva dolcemente il mio ginocchio, impedendomi così di muovermi.

Con un leggero sospiro poggiai la testa alla spalliera del divano e mi voltai di nuovo verso di lui, osservandolo con un leggero sorriso sulle labbra.

Mi beai di quella vista.
Costatando che fosse di una bellezza incredibile.

Lo osservai con attenzione, sentendomi quasi in imbarazzo per il modo in cui lo stavo guardando, eppure non riuscivo a non farlo.

Inevitabilmente un subbuglio di emozioni invase il mio corpo e capì che forse quel ragazzo, giorno dopo giorno, si stava facendo posto nella mia testa.

A questo punto ormai era inutile negarlo, Can era entrato prepotentemente nella mia testa già la prima volta in cui lo vidi, poi, fu solo un susseguirsi.

Con il suo comportamento, protettivo e premuroso, aveva fatto scattare qualcosa in me, risvegliando un sentimento che non sentivo ormai da tanto tempo.

Però non mi capacitavo della cosa.

Com'era possibile sentirmi così per qualcuno che conoscevo appena? Da quanto vivevamo insieme, una settimana?

Com'era possibile che provassi una tale attrazione nei suoi confronti?

Spostai di nuovo lo sguardo su di lui e quasi sorrisi, era così bello.
I capelli spettinati, con il ciuffo che quasi gli ricadeva sulla fronte, l'espressione serena, rilassata. Sembrava così in pace con se stesso.

Lentamente mi sporsi in avanti per afferrare il telefono dal tavolino e scoprire che era fosse, ma Can si mosse, bloccandomi la vita con un braccio, stringendomi a lui, contro il suo petto muscoloso.

Il mio cuore perse un battito ma cercai comunque di non dargli peso. In fondo dormiva, non sapeva cosa stesse facendo.

Non sapeva nemmeno che fossi lì con lui.

Tutto questo non aveva alcuna importanza..

Non dovevo dargli peso. Non dovevo.

«Julie...» mi richiamò ad un tratto, con la voce ancora impastata dal sonno, «Hei...» gli dissi, accennando un sorriso, voltandomi verso di lui, ritrovandomi il suo viso ad un palmo dal mio.

Forbidden Love || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora