Capitolo 2 - Contrattempi

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Ciao a tutti! Capitolo breve, ma dovevo separarlo dal prossimo o sarebbe stato troppo lungo. Buona lettura!

Ps: una breve comunicazione di servizio: l'ordine dei gran premi è come da calendario attuale (ovviamente senza cancellazioni a causa del Covid).

Ringrazio ancora tutti per il supporto 🥰

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Dopo la gara in Bahrain finalmente Lando ha la sua prima settimana di riposo.

Sembra passata un'eternità dalle nostre (purtroppo brevi) vacanze, ma abbiamo davvero bisogno di tirare il fiato per qualche giorno.

Ma come sempre succede, il destino ha piani molto diversi per me.

Quando vengo disturbata dalla suoneria del mio cellulare fuori è ancora buio. La sveglia segna le 4 e qualcosa. Mi allungo verso il comodino, facendo mugolare seccato Lando che mi stringeva in vita. "Pronto?" Sussurro.

"Ciao tesoro." Riconosco subito la voce di mia madre, in mezzo secondo sono assolutamente sveglia. "Non ti spaventare, ma ti chiamo dall'ospedale. Papà ha avuto un infarto."

Appena sento queste parole ringrazio di essere rimasta a letto, o sarei crollata a terra. "Come sta?"

"Meglio, dovrà restare qualche giorno in ospedale ma non è in pericolo."

Mi racconta che mio padre aveva avvertito un dolore allo sterno all'ora di cena. Aveva cercato di ignorarlo pensando ad un semplice dolore intercostale, ma quando si era propagato al braccio sinistro e al viso aveva dovuto intervenire l'ambulanza. 

"Arrivo appena possibile." So che dovrei sbrigarmi, ma quando riattacco resto a fissare lo schermo del cellulare con sguardo sfocato. 

"Che succede?" Borbotta Lando con un solo occhio aperto.

"Mio padre. Ha avuto un infarto." Rispondo apatica.

"Oh merda." Si mette subito a sedere, sveglio di colpo. "Come sta?"

"Sembra meglio, ma devo andare." 

Mentre riempio una borsa con il necessario per qualche giorno, Lando mi prepara una tazza di tè e mi porge le chiavi della sua Stelvio. Accetto grata entrambi. Appena appoggio la tazza vuota nel lavandino, vengo circondata dal suo abbraccio. "Mi dispiace non poterti accompagnare." Dovrà partire per Shangai tra tre giorni, non posso distrarlo. 

"Non ti preoccupare. Torna a letto, ti chiamo appena so qualcosa." 

Mia madre aveva cercato di tranquillizzarmi, ma faccio davvero fatica a concentrarmi sulla guida. Per fortuna riesco a non combinare danni, e circa 3 ore dopo la telefonata entro in ospedale. "Mamma." La trovo seduta in corridoio, più stanca che mai. Quando la abbraccio non so se è lei a cercare di farsi forza, o se sono io che mi affido alla sua stretta. "Come sta papà?"

"Adesso bene, stanno facendo alcuni esami." Mi siedo al suo fianco e attendiamo pazientemente il ritorno di mio padre. 

Mi ero giurata che non avrei fatto scenate, che non l'avrei agitato, che sarei stata forte. Ma appena mio padre torna nella sua stanza, comodamente steso nel suo letto, scoppio a piangere mentre lo abbraccio. 

"Per favore... sto bene, gli esami sono andati bene. Devo solo restare in osservazione qualche giorno e tenere l'ossigeno." Mi incoraggia accarezzandomi la testa.

"Lo so, lo so. Scusami, ero solo preoccupata." Mi asciugo rapidamente le lacrime e resto con lui a fare quattro chiacchiere. Mia madre ne approfitta per andare a casa a riposare qualche ora, oltre a fare una doccia. Mentre mio padre pranza con quello che gli consegna un infermiera, io ne approfitto per telefonare a Lando. Si dice molto sollevato che mio padre stia bene, mi chiede di salutarlo e fargli i migliori auguri, sperando di poterlo venire a trovare il prima possibile. 

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Trascorro poco tempo a casa, il più delle volte passo direttamente dall'ospedale al lavoro, concedendomi solo una doccia. 

Sono guidata solo dall'adrenalina, dal senso del dovere e dalla caffeina. 

Non so quanto potrò andare avanti, ma finchè dura...

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Quando Lando prende parte alla corsa a Shangai, mio padre è ancora in ospedale (anche se verrà dimesso entro un paio di giorni al massimo), perciò seguo la corsa insieme a lui sul suo tablet, nonostante sia mattina presto. 

E' una cosa che mi lascia un senso di profondo déjà-vu, perchè era quello che facevamo quando ero bambina e non volevamo lasciare il letto troppo presto la domenica mattina.  

La situazione è resa ancora più surreale dal fatto che si aggregano a noi anche due infermieri e il compagno di stanza di mio padre. Inutile specificare che sono tutti tifosi ferraristi. 

Non sanno nulla di me, anzi, quando Lando effettua un sorpasso su Bottas (oggettivamente magnifico) e io salto in piedi urlando "Vai così amore!" Mi guardano malissimo. Molto probabilmente mi hanno preso per pazza. Lo pensano almeno fino a quando non bofonchio "E' mio marito". Mi fanno qualche domanda sulla squadra e sui piloti, ma per fortuna non curiosano più di tanto. E di questo gliene sono molto grata, sia per un fatto di privacy sia perchè voglio concentrarmi sulla competizione. 

La gara termina con Lando sul gradino più basso del podio, e Charles dietro di lui. Chiaramente so che mi trovo dove devo essere, ma non essere vicino a Lando mentre sta festeggiando il suo primo podio in Ferrari mi intristisce un po'. Tra l'altro quel maledetto idiota quando sale sul podio durante la premiazione, pensa bene di mettere le mani a cuore, chiaramente dedicandomi il suo successo. Scuoto la testa sommersa dall'imbarazzo, me la pagherà cara. La comitiva improvvisata con cui stavo seguendo la corsa ridacchia. 

Quando il nome di Lando compare sullo schermo del mio cellulare, rispondo con un finto tono distaccato "Pronto?"

"Allora? Hai visto la gara?"

"Ah era adesso? Cavoli pensavo fosse più tardi..."

"Ma... ma dici davvero..." Sta addirittura balbettando.

"Babbeo, ti ho visto in ospedale con mio padre... come avrei potuto perdermela? Sei stato bravissimo, quel sorpasso su Bottas è stato un maledetto capolavoro."

Parliamo pochi minuti perchè purtroppo Lando deve scappare prima alla conferenza e poi al meeting post-gara. Se siamo fortunati riuscirò a sentirlo quando qui sarà pomeriggio inoltrato (e in Cina tarda sera). 

Dobbiamo avere pazienza.

My kind of drug 2 // Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora