Capitolo 5 - Un castello di carte

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Ciao a tutt*! Capitolo lungo e intenso, mettetevi comod*

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Forse è destino che la mia vita venga irrimediabilmente segnata dal gran premio di Monaco. 

Come quando ero finita ricoverata dopo un litigio con Lando. Mentre quest'anno... quest'anno crolla il mio castello di carte. 

Crolla in un modo così stupido che sinceramente me ne vergogno. Perchè l'ho detto, sono sempre stata attenta. Ma la sera stessa della gara (finita con un non esaltante settimo posto di Lando, rallentato da un inconveniente al pit-stop), accade: il mio cellulare suona mentre io sono sotto la doccia, e Lando lo recupera dalla mia borsa per portarmelo. Assieme ad esso e alla miriade di oggetti che porto sempre con me, escono 5 confezioni di tranquillanti, più una già a metà. 

Quando esco dal bagno in accappatoio Lando è seduto su una poltrona, i farmaci disposti sul tavolino davanti a sé. Non è esperto di medicinali, ma immagino che una semplice ricerca su Google gli abbia già chiarito di cosa si tratti. 

"Cosa succede Alice?" 

Io sul momento non so cosa dire. Poi realizzo la quantità di bugie che avevo messo in piedi, e di quanto devo aver deluso mio marito, l'unico che mi abbia sempre supportato incondizionatamente. Non ho più il coraggio di guardarlo in faccia. Scoppio a piangere, sono squassata da singhiozzi violentissimi. 

Lando mi si avvicina e tenta di attirare il mio sguardo, io invece sfuggo, volto la testa come i bambini che non vogliono mangiare qualcosa che li disgusta. Desiste solo per abbracciarmi, mi culla sussurrando il mio nome e ripetendomi "Ci sono qui io per te." 

Mi odio per quello che gli ho fatto, ma mi odio soprattutto perchè mentre me lo dice io so solo pensare che vorrei tanto prendere un paio di quelle pastiglie.

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I giorni successivi mi sembra di essere finita dentro "Radiofreccia", perchè io e Lando ci rinchiudiamo nel nostro appartamento a Monaco, 10 giorni interamente dedicati a disintossicarmi. 

Non sono ridotta così male come il povero Accorsi, ma alcuni giorni sono veramente duri. Neanche tanto i primi, quando prego Lando di buttare via tutto (anche ogni altra confezione che avevo nascosto), ma dal terzo giorno in poi, quando ricomincio a essere divorata dall'ansia senza alcun motivo. 

Per 5 notti di fila non riesco a dormire, se non micro-sonni da 10 minuti. E Lando è con me, sempre. 

La sesta notte scoppio a piangere quando sono quasi le 4, perchè sono convinta che non tornerò mai normale. Lando mi culla, mi accarezza, accetta ogni mia lacrima, critica o parolaccia. E finalmente riesco a dormire quasi 2 ore, un successo enorme vista la situazione. 

L'ultima notte a Monaco prima di dover rientrare in Italia sono arrivata a dormire quasi 4 ore. I miei miglioramenti sono piccoli ma continui.

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A Maranello trascorriamo solo due giorni, perchè dobbiamo partire per Baku. In quei giorni non metto piede fuori di casa, troppo spaventata di ricadere di nuovo nelle vecchie abitudini. 

Dormire di più (e meglio) mi sta facendo rendere conto di quanto Lando sia preoccupato per me. E questo purtroppo fa rallentare i miei miglioramenti, perchè sono certa che tutto questo si stia ripercuotendo sul suo lavoro. Anche questo è un circolo vizioso orribile che non riesco ad abbandonare. 

Mentre siamo sul volo verso l'Azerbaigian noto quanto si sia isolato dagli altri per tenermi d'occhio. Dovrebbe pure riposare, invece continua a vagare sul suo cellulare, con gli occhi visibilmente mezzi chiusi dalla stanchezza. 

My kind of drug 2 // Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora