Capitolo 15 - Un nuovo lavoro

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Ciao a tutti! Una breve comunicazione di servizio: la settimana prossima parto per le vacanze (finalmente 😭), ma non vi preoccupate: gli aggiornamenti sono già caricati, quindi la pubblicazione di "My kind of drug 2" non si ferma 😉

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Dopo queste settimane di panico per colpa del furto del mio diario, accade qualcosa di inaspettato. Sono giorni che accarezzo l'idea di buttare in mare il mio cellulare per le continue telefonate, e ho la tentazione di farlo anche ora che sta suonando per la quarta volta da un numero sconosciuto. Esasperata decido di rispondere. "Pronto?"

"Pronto Signora Norris?"

"Chi la desidera?" Non ho più l'età per spacciarmi per minorenne ed evitare certi obblighi telefonici, mentre a casa potevo farmi passare per la donna delle pulizie adesso potevo sempre essere la segretaria.

"La contatto dalla casa editrice Millenium, avremmo piacere di inviarle una proposta se potesse lasciarmi un contatto mail."

"Io non..."

"Non si preoccupi, non si tratta di un'intervista o nient'altro di personale, è solo una proposta editoriale."

Rifletto per dei lunghi istanti, per poi comunicare il mio indirizzo mail. Quando apro la notifica della posta elettronica devo rileggerla 3 volte per poter comprendere la loro proposta.

Il responsabile editoriale aveva (come troppa gente del resto) letto le parti del mio diario trapelate nei giorni scorsi, ed era rimasto colpito dal mio stile. Mi dava carta bianca per inviargli un mio manoscritto.

Io. Una scrittrice. Ma dicevano sul serio?

Quando ne parlo a cena con Lando lui si dimostra subito molto più entusiasta di me.

"Ma è fantastico! Sei sempre stata brava a scrivere, avrai sicuramente delle ottime idee."

"Ma non so di cosa scrivere..." Ed è vero, non ho nessuna idea. Zero.

"Ci riuscirai."

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Resto dubbiosa per diversi giorni. A scuola scrivevo dei bei temi, me lo ricordo chiaramente, ma qui è una questione completamente diversa. Qui oltre a scrivere bene si tratta di essere interessanti. Io ho davvero qualcosa di interessante da dire? I miei diari erano semplicemente riflessioni personali, un lungo elenco di pensieri random e cronaca della mia vita incasinata, non era propriamente narrativa.

Questo pensiero è un tarlo su cui mi arrovello per diverso tempo, stimolata prima di tutto dal fatto di avere giorni interi da impiegare, visto che sto seguendo Lando al circuito di Austin.

A non aiutare la mia tranquillità è anche l'esuberanza di mio marito, che pure quando cerco di pensare ad altro lui domanda insistentemente se avessi avuto qualche buona idea della quale scrivere. All'inizio mi innervosivo, poi ho iniziato a sfruttare la mia ironia, rispondendo con le cose più assurde che mi venivano in mente.

"Allora, qualche novità sul fronte della scrittura?"

"Sì ho deciso di scrivere una cosa dal punto di vista di una donna che avvelena il marito perchè continuava a fare domande"

"Mamma mia che carattere..."

Reagisco in un modo estremamente maturo, facendogli una linguaccia.

Quell'idea però nei giorni successivi continua a girarmi in testa. Recupero un'agendina Moleskine che avevo acquistato per usarla come prossimo diario, e annoto Dal punto di vista del serial killer.

Pian piano le pagine si riempiono di idee random, spunti, cose che mi colpiscono. Indagine, Monte Carlo, maschera, intrigo internazionale, F1, radio.

E poi un giorno, mentre sono a Maranello ad aspettare che Lando rientri da una riunione con lo staff Ferrari, mi accoccolo sul divano, e inizio a scrivere.

# L'uomo è uno e nessuno. Porta da anni la sua faccia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più. Qualche volta prova l'impulso irrefrenabile di staccarle e appenderle a un chiodo e restare lì, seduto a terra, come un burattino al quale una mano pietosa ha tagliato i fili. (...) L'uomo appoggiato a una colonna pensa che presto moriranno. #

Quando mi fermo a rileggere quello che ho scritto ne rimango un po' spaventata. La stessa sensazione mi resta addosso anche quando scrivo una specie di timeline. Ne sta uscendo un thriller complicato, con un paio di colpi di scena niente male, ma per il quale dovrò fare diverse ricerche.

E' a quello a cui lavoro in ogni attimo libero, quando non sono al telefono con amici o parenti, oppure impegnata con Lando. Lui si è accorto che sto lavorando a qualcosa, ha smesso di chiedermi se avessi avuto qualche buona idea.

Un'altra cosa per cui lo apprezzo enormemente è il fatto che non mi chieda di leggere. Sono sicura che sia curioso, ma sa bene che quando sarò pronta lui sarà il primo a leggere le mie parole.

Quando sono soddisfatta della stesura dei primi 10 capitoli (a occhio e croce penso ne usciranno una cinquantina) trasferisco tutto nel mio tablet e dopo aver fatto un respiro profondo decido che devo buttarmi.

Raggiungo Lando nel suo studio, si sta preparando per la gara del Messico al simulatore, nonostante sia formalmente un giorno di riposo. Busso leggermente sullo stipite della porta "Hai un attimo? Ti disturbo?"

"Per niente. Che succede?"

Mi accomodo sulla poltrona al suo fianco, mentre lui si sfila le cuffie "Ho finito le prime 100 pagine. Voglio che tu sia il primo a leggerle."

Gli consegno il tablet, e lascio la stanza. Mi sentirei troppo a disagio a vedere la sua faccia mentre legge le stupidaggini che ho scritto, preferisco rintanarmi in cucina a preparare una torta. Durante tutto il procedimento non sento arrivare un fiato dalla stanza a fianco, anche se un paio di volte sono tentata di riappropriarmi del tablet.

E se facesse tutto schifo? E se fosse un'idea stupida?

Ho sfornato da poco la torta di mele quando sento il passo leggero di Lando. Io mi reggo salda al bancone dietro di me, lui con tutta la calma del mondo appoggia il tablet sull'isola e si accomoda su uno degli sgabelli. Mi fissa.

"Quindi?" Parla, forza!

"Dimmi solo una cosa. Chi è l'assassino?"

"Lo saprai a tempo debito."

"Ma è già apparso? E' uno dei personaggi?"

"Forse" Questo glielo posso concedere. "Cosa ne dici della storia?" Sono decisamente in ansia.

"Lo adoro, Alice. Mi ha incatenato. E questo non è neanche il mio genere." Le sue parole mi fanno sorridere. "Vorrei chiuderti in una stanza e non farti uscire finchè non l'avrai finito."

Lo abbraccio. "Grazie. Non è una cretinata?"

"Assolutamente no! E' molto originale. Ho paura a chiederti dove ti è venuta l'ispirazione, preferisco non saperlo..."

"E' stato un'insieme di cose... quindi che ne dici, provo a mandarlo alla casa editrice?"

"Se non lo fai subito lo faccio io." Allego questa prima stesura ad una mail e premo 'invia'.

L'attesa di una risposta non dura molto. Il giorno successivo ricevo una telefonata entusiasta da parte del responsabile editoriale, in visibilio per quei primi capitoli. Mi sprona a continuare, a completare questa pazza idea.

E va bene. Proviamoci.

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Note

Il libro citato (purtroppo) non è mio, ma si tratta dell'incipit di "Io uccido" di Giorgio Faletti, uno dei miei libri preferiti di sempre. Se vi piacciono i gialli/thriller/horror e non vi spaventano descrizioni macabre ve lo consiglio.

My kind of drug 2 // Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora