capitolo 1- Un passato turbolento

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Jungkook era un giovane ragazzo di 17 anni con un passato burrascoso alle spalle che lo aveva portato ad essere ciò che è adesso, ossia un ragazzo testardo, forte e freddo ma allo stesso tempo così fragile e delicato.
Aveva subito tanto di quella violenza che bastava per 7/8 persone.

Lui odiava la violenza, odiava anche essere e sentirsi diverso.

Odiava quando cercava di avvicinarsi alle persone e loro lo trattavano come se quest'ultimo non esistesse.

Avvolte credeva di essere l'uomo invisibile.

Odiava quando andava a mettersi seduto al tavolo della mensa e veniva circondato dai soliti bulletti, che non hanno niente da fare se non rovinare la vita altrui, e lo insultavano pesantemente oppure sputano nel suo piatto, che ovviamente veniva poi buttato, perché, chi mai avrebbe osato mangiare nel piatto su cui qualcuno aveva sputato con pura cattiveria? Jungkook, di certo, no.

Erano anni, dalle elementari, che la gente lo infastidiva.

Odiava il genere umano.
Le persone erano veramente esseri crudeli e ripugnanti agli occhi di Jungkook

Era convinto che il mondo ce l'avesse con lui; che la vita lo odiasse; che le avversità lo avessero preso di mira. La sfortuna andava a braccetto, come si suol dire, con Jungkook, e lui ormai si era abituato.

Era normale ormai.

Normale, già, che brutta parola. Il ragazzo la intendeva come banalità.
Per lui la normalità era super noiosa.
Aveva sempre sostenuto che nessuno potesse essere realmente normale a questo mondo. Ciò che è normale per uno, può non esserlo per un altro. È tutto soggettivo.
Però, certi pazzi vengono accolti meglio di altri giudicati eccessivamente strambi.

Jungkook si amava e si odiava sotto questo punto di vista.
Odiava non riuscire mai ad essere se stesso senza poi venir messo da parte.
Odiava il suo modo di apparire. Sembrava sempre così scorbutico, tecnica che aveva adottato per proteggersi, quando invece sarebbe bastato un semplice "ciao" a farlo sciogliere.

Amava però il suo essere forte. Ne aveva passate tante, non aveva mai pace. E il fato, di certo, non era mai di aiuto. Anche per questo era evitato come la peste bubbonica. La vita gli dava ostacoli e lui li affrontava sempre, uno ad uno, e poi alzava un bel dito medio in segno di vittoria.

Ma Jungkook non è sempre stato così. Quando era un pargoletto era amato e ben voluto.
I bimbi al parco volevano giocare con lui, nessuno lo schivava, o almeno nessuno lo schivava fino ai 5 anni.

Purtroppo in una brutta e piovosa giornata di settembre accadde un evento che sconvolse la vita del giovane.

Era il giorno prima del suo compleanno.
Quella sera aveva fatto tanti capricci perché sapeva che non avrebbe ricevuto il regalo che tanto avrebbe voluto: un piccolo peluche a forma di coniglio che aveva visto in vetrina pochi giorni prima.
Aveva supplicato la sua dolce mamma di comprarglielo. A quei dolci occhioni quest'ultima non riuscì a resistere, così la mattina presto mentre il bimbo dormiva ed era a casa insieme al marito, la donna si mise i macchina e partì verso il negozio di giocattoli.

Successe tutto così in fretta.
Se solo quel camion avesse rispettato lo stop a quest'ora sua madre sarebbe qua, probabilmente.

Il corvino strinse i pugni ringhiando contro la tomba della madre.

"Perché tu?" Pianse lacrime amare e per la rabbia gettò il mazzo di girasoli gialli, il fiore preferito della madre, a terra, urlando come un pazzo per vercare di alleviare il dolore al petto che gli impediva di respirare. Sentì un peso al petto.
Il padre lo abbraccio da dietro.
"Jungkookie non è colpa tua, amore" lo rinquorò il padre.
"Si invece! Lei sarebbe qua se non avessi fatto degli stupidi capricci del cazzo!" Sbraitò contro suo padre.

Lui amava suo padre, ma sapeva che fosse tutta colpa sua.
Lui lo sapeva, e sentirsi dire che cosi non era, solo per alleviare il dolore al petto, faceva piu male.

Si sentiva ancora più colpevole.

Ma d'altronde cosa poteva fare un padre? Addossare inutilmente una colpa a suo figlio? A quale scopo? Anche se fosse, non sarebbe accaduto niente lo stesso.
Vedere la lersona che piu si ama soffrire, è piu doloroso di 100 pugnali conficcati nel petto.
Suo padre si sarebbe preso le pallottole nel cranio pur di non vedere suo figlio stare male.
Lui odiava vedere il suo piccolo coniglietto piangere addolorato per i sensi di colpa.

Jungkook, dal suo campo, preferì prendere il casco e lasciare il padre lì, solo, davanti alla sua amata ormai sepolta da anni.

Si diresse con la sua moto al circuito da corsa nella quale correva per svagarsi.

Correre lo aiutava a scaricare l'adrenalina che aveva in corpo.

Avvolte piangeva, avvolte urlava, avvolte rideva o semplicemente pensava.

Ma sicuramente lì, sulla sua bellissima moto da cross rossa a strisce grige, si sentiva libero.
Si sentiva una acquila alata che spiccava il volo nel cielo.

Era una sensazione unica.

Angolo concavo
Ed eccovi il primo capitolo della jikook❤ spero vi piaccia

The Cause Of My Euphoria|| JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora