eva;
Siamo nell'ascensore del locale che ci porterà al garage dove abbiamo lasciato la macchina.
Lo sento emettere un gemito di dolore. Porta un dito al labbro e lo preme.
<<dio, che male.>>
<<hey, non fare così, è peggio.>> intervengo io.
Gli allontano il dito dal labbro e lo guardo: c'è del sangue, così lo pulisco con la mano.
Lui approfitta delle mie dita sulle sue per far intrecciare le nostre mani.
Usciamo dalla struttura ed entriamo in macchina, anche se ancora un po' doloranti.
Non appena arrivati entriamo nell'immensa abitazione di Neymar Jr. Molto accogliente.
<<eccomi di ritorno, Amacio>> dice lui entrando in casa.
<<finalmente, pensavo non arrivassi più>>
In effetti ci abbiamo messo un poʼ, circa mezz'oretta.<<diciamo che ce la siamo presa con calma.>> si leva il giubbotto.
<< e la ragazza?» chiede lui.
Sono a disagio, sono ancora truccata anche se ormai il trucco è completamente sbavato.
<<oh, sì giusto, quasi dimenticavo, Eva, lui è Amacio. Amacio, lei è Eva.>>
<<piacere.>> gli stringo la mano.
<<tutto mio.»
<<ho come l'impressione che ti vedrò passare da questo portone molto spesso, eh>>
Guardo Ney, che si mette a ridere, così rido pure io.
Lo saluto cordialmente e andiamo al piano di sopra.
<<quindi questa è tutta casa tua?>> chiedo, rimanendo a bocca aperta e continuando a guardarmi intorno.
<<a quanto pare>> accenna una risata.
<<è bellissima>> sussurro.
Mi porta al secondo piano, dove c'è camera sua, il bagno e una stanza che è piena di video giochi.
<<ecco, uhm, questa è la mia stanza. Fa con comodo e mettiti dove ti pare>> mi sorride e si passa una mano tra i capelli tutti scompigliati.
È immensa: una parete è interamente di vetro.
Mi perdo dietro a tutte le mensole e i premi vinti ad ogni partita.
Vado diretta verso la parete-finestra e ammiro la città.
<<Neymar?>> lo chiamo.
Girando per il grande corridoio, mi rendo conto che una luce è accesa, quella del bagno.
Vado: è poggiato al lavandino con l'intento di far andare via il sangue dalle nocche con l'acqua ossigenata.
<<oi, aspetta>> chiudo il rubinetto<<faccio io. Potresti dirmi dove si trova il cotone?>> chiedo.
Mi indica un mobile e, rovistando, trovo il sacchetto dei dischetti.
Ci dirigiamo in camera sua e lui chiude la porta, appoggio tutte le cose sul suo letto e mi tolgo la felpa.
Mi siedo di fronte a lui e inizio a disinfettargli le ferite.
Faccio inavvertitamente un po' di pressione su di esse e avverto il suo dolore.
<<lo so che fa male, scusa, ma non riesco a vederti in queste condizioni>>