eva;
Sono ancora scioccata da quell'incontro con Peter, quanto è piccolo il mondo. Non è cambiato di una virgola sia fisicamente che caratterialmente, faceva schifo prima e lo fa anche ora. Mi ha abbandonata durante la gravidanza di Odette che non è stata per niente semplice da portare avanti da sola.
Il sole ormai splende in cielo e Ney è andato ad allentarsi a Camp de Loges come ogni mattina, mi è rimasto accanto per tutto il tempo senza mai lasciarmi andare. Mi incammino verso la scuola della mia piccola e aspetto la sua uscita con ansia, ho molta paura anche se non faccio capire nulla.
<<mamii>> mi giro sentendo la sua vocina e le sorrido allargando le braccia, si arrampica in braccio a me e mi stringe forte.
<<com'è andata oggi?>> chiedo.
<<molto bene, mami devo dirti una cosa, oggi ho avuto molta paura un uomo mi ha seguito fino dentro scuola e poi non l'ho visto più>> sussurra ed io sbianco.
Porca troia,
<<potresti descrivermelo?>> lei annuisce e inizia a descrivere ogni suo particolare che coincide perfettamente con Peter. Metto giù Odette e la accompagno subito a casa di mia madre.
<<nonnina!!>> mia madre le sorride e la porta a giocare in giardino per poi venire verso di me.
<<che succede, sei preoccupata>> abbasso lo sguardo fissando il giardino.
<<Eva, ti conosco, che ti turba?>> mi alza il viso leggermente per far scontrare i nostri occhi perfettamente uguali.
Mia mamma mi ha sempre appoggiata in qualsiasi circostanza, si dice che la mamma è sempre la mamma.
<<Peter.>> non appena pronuncio il suo nome il suo sguardo diventa cupo e i suoi occhi diventano più scuri.
<<cosa stai dicendo Eva??>> chiede sbalordita ed io sospiro.
<<ieri eravamo alla festa dell'amico di Neymar, Gilmar, c'era pure lui. Oggi Odette mi ha detto che un uomo l'ha seguita fino a dentro la scuola.>>
<<amore mio, la tengo io Odette qui sta al sicuro ma ti prego, non fare cazzate>> annuisco e la abbraccio forte.
<<grazie mamma>>
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Mi ritrovo davanti casa di quel manipolatore perché è questo quello che è lui.
inizio flashback
<<Peter! sono a casa!>> sorrido e poso un piccolo regalo che mio padre mi ha fatto. Sono al secondo mese di gravidanza e già il pancino si fa vedere, dentro di me si sta creando un qualcosa di speciale che porterò sempre con me.
<<Peter??>> lo richiamo salendo lentamente le scale, apro la porta del suo piccolo ufficio e sbianco vedendolo completamente ubriaco.
<<che cazzo stai facendo!>> urlo e lui ride continuando a bere.
<<vieni qua amore mio>> si avvicina a me iniziando a baciarmi il collo, lo stacco immediatamente e lo guardo male.
<<è la terza volta in un mese che torni fatto mentre io porto avanti la gravidanza da sola!>> alcune lacrime bagnano il mio viso ma a lui non sembra importare.
<<perché non abortisci Eva>> ride ed io mi tengo la pancia.
<<vattene.>> indico la porta tremando e lui scuote la testa avvicinandosi ad essa e chiudendola a chiave, cazzo.
Inizia a spogliarsi e a bere un'altra bottiglia, si siede sulla sedia girevole e mi tira sulle sue gambe.
<<BASTA PETER!>> gli prendo la chiave dalla mano e scappo al piano di sotto.
<<te ne pentirai Eva>> ride barcollando.
Impaurita entro in macchina e scappo verso casa di mia madre, non voglio rivederlo più.
fine flashback
I ricordi di quella mattina salgono a galla come bollicine e la mia voglia di sbatterlo al muro è aumentata del 100%, se prima volevo ucciderlo ora credo di volerlo proprio a pezzi.
La porta si apre e quando mi vede ride.
<<Duval, sentivi già la mia mancanza vero?>> si poggia alla porta.
<<cosa vuoi da Odette.>> arrivo al punto immediatamente, lui passa un dito sulle sue labbra e continua a guardarmi.
<<è mia figlia fino a prova contraria>> ride ed io mi avvicino pericolosamente a lui.
<<non è tua figlia.>> scandisco bene queste quattro parole.
<<beh Eva abbiamo avuto un rapporto sessuale, una relazione bellissima noi>> si avvicina al mio viso ed io lo spingo lontano da me.
<<non avvicinarti più a lei.>>
<<uuhh che paura e allora che fai mi mandi il tuo fidanzatino, com'è che si chiama quel calciatore del cazzo, Neymar??>> ride ed io lo afferro dal colletto della camicia.
<<stai lontano dalla mia vita.>> sussurro a pochi centimetri dal suo viso, lui scuote la testa e mi stacca.
<<fammi conoscere Odette o faccio entrare gli assistenti sociali.>>
Il mondo mi cade addosso, se mai dovessero entrare gli assistenti sociali dovrei concedergli di stare con Odette almeno ogni week-end e questo non me lo posso permettere.
<<non hai mai avuto interesse per me, per mia figlia, per la mia vita, Come pretendi ora a distanza di 5 anni che ti presenti Odette eh?? come lo puoi pretendere. Non hai fatto un cazzo e non lascerò mia figlia nelle mani di un drogato alcolizzato come te.>> urlo distrutta e lui continua ridere come se fosse una barzelletta.
<<sei stata tu ad allontanarmi, non io.>>
<<non togliermi l'unica cosa positiva della mia vita, non farlo, se hai ancora un po' di dignità lasciaci vivere in pace.>>
<<proprio perché ho un po' di dignità voglio conoscerla.>>
<<vaffanculo.>> vado verso la mia macchina ma lui mi segue.
<<ti prego Eva stiamo parlando di nostra figlia, il frutto del nostro amore, non rovinarle la vita.>>
<<Odette non ha bisogno di un padre perché lo ha già e quello non sei tu. Odette non è nata dal frutto di niente dato che hai abusato di me. Non c'eri durante il parto, durante la mia prima ecografia, durante i suoi primi passi, le sue prime parole. C'ero solo io e continuerò ad esserci.>> entro dentro la macchina e vado via da quel piccolo vialetto che mi mette paura al solo pensiero che ci abiti lui.
Non riuscirà a portarmela via.