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Non siamo tutti uguali. Alcuni hanno problemi economici, altri familiari, alcuni non sanno chi sono e altri non lo vogliono sapere.

Io sono una ragazza ricca ma distante dal padre.

Papà è sempre a New York per lavoro, a girare i suoi film o a salvare il mondo. Vedo quasi ogni giorno il suo nome girare per il web, nei giornali o telegiornali. È fastidioso sentirsi dire ogni giorno "Sei la figlia di Tony Stark?"

Ricordo quando qualche anno fa ci fu un'attacco dallo spazio e tutti i tg riprendevano mio padre con la sua armatura rosso fuoco e oro a combattere assieme ai suoi amici. È andato in diversi posti in Europa; ha creato un robot assieme al signor Banner che voleva distruggere il mondo e per ultimo ma non per importanza è il proprietario della Stark Industry: una fabbrica d'armi che poi vende al governo Americano.

A volte durate le vacanze estive andiamo tutti nella villa a Malibu e durante le vacanze natalizie viene lui in Italia ma tutto sembra sembrare talmente poco con tutti i compiti che ho da fare.

Non ci fa mancare nulla né a me e mio fratello, Aiden, né alla mamma ma lei ha preso questa assenza come scusa per trasferirci. Papà è arrivato qualche settimana prima d'iniziare i preparativi per il nostro trasferimento.

La scuola è finita da due mesi e probabilmente partiremo i primi di Settembre con l'inizio della scuola ma tutto fu più rapido del previsto.

Papà si è già occupato della cittadinanza Americana prima di arrivare e nel mentre la mamma ha già preparato il suo trasferimento come insegnante in una High School vicino casa e anche a quello della scuola mia e di Aiden.

Non ho ancora detto ancora nulla ai miei amici perchè pensavo ci saremo trasferiti a Settembre e avrei semplicemente detto che mi avevano mandato in una scuola privata in Svizzera.

La mattina pre-ferragosto abbiamo deciso d'andare al McDonald's con gli amici e al ritorno c'è una delle tante macchine di papà che mi aspetta. Happy, l'autista, apre lo sportello e mi dice sorridendo «Buon giorno d'addio signorina Stark»

«Ma è ancora estate...pensavo che saremmo partiti a settembre»ribatto confusa

«Suo padre deve essere a New York entro la prossima settimana per una conferenza stampa»mi spiega Happy che mi tiene aperto lo sportello nell'attesa che io entri

«A che serve avere un jet privato se poi non posso partire quando voglio!» balbetto mentre salgo in auto.

Non molto dopo arrivo a casa dove c'è la mamma, Aiden e papà.

Abitiamo in una piccola villetta non molto distante dalla città. Ha un cortile all'ingresso e un grande giardino sul retro con tanto di piscina e gazebo. La casa è a due piani. Alla base, oltre all'ingresso, c'è una cucina con open space e una sala da pranzo, il bagno per gli ospiti e una mini sala giochi con la playstation e un tavolo da biliardo; al piano di sopra c'è un'altro salotto e le camere da letto.

Vado nell'open space e mi siedo su uno sgabello di fronte all'isola prima di versarmi del succo d'arancia.

«Sta sera partiamo»dice mamma entusiasta.

«Potevate almeno avvisarmi»rispondo seccata

«E che cambiava?»chiede Aiden con il suo tono menefreghista

«Avrei fatto le valigie»

«C'ha già pensato Betty»conclude papà.

La odio la domestica. Mi leva ogni scusa per posticipare.

In tardo pomeriggio arriviamo in aeroporto. Indosso ancora i jeans chiari con il top bianco di questa mattina, ho messo sopra il giubbotto di jeans per il freddo.

The Wrong WitchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora