2. Problemi d'insonnia

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Quella sera Steve non riusciva a chiudere occhio. Gli faceva male ogni singolo muscolo del suo corpo e un continuo senso di nausea gli impediva di riposare.
Quando aveva conosciuto l'agente Baracca già aveva previsto che non sarebbero stati una passeggiata i suoi allenamenti, ma di certo non immaginava di vivere un tale incubo. Lei era fredda, non aveva alcuna pietà, non perdonava ritardi ed esigeva che il programma venisse rispettato precisamente, anche se questo voleva dire sfinire perfino il più forte degli uomini.

Provando a trovare un po' di pace Rogers si alzò in piedi, soffocando alcuni gemiti di dolore e iniziando a camminare lentamente fuori dalla stanza e lungo il corridoio, sperando che qualche passo potesse aiutarlo, o per lo meno cancellasse dalla sua memoria per un istante ciò che aveva passato quella mattina. Non era il tipo di persona che si tirava indietro davanti agli ostacoli, e fare un po' di fatica non era un problema, ma quello era davvero troppo.

Camminò per una decina di minuti, abituandosi a poco a poco al dolore che sentiva e trovando un particolare conforto nel silenzio che lo circondava, almeno fino a quando esso non venne interrotto da una voce a lui ormai famigliare e che lo fece bloccare di scatto. Riconobbe subito quell'accento italiano, in grado di fargli gelare il sangue e tremare le gambe, almeno fino a quando non si rese conto che proveniva dalla porta alla sua destra, una piccola stanza a cui sinceramente non aveva mai fatto caso.

"Dev'essere la camera di Amelia" pensò, facendo un passo in quella direzione e sentendola cantare una canzone di cui non comprendeva le parole, anche se la melodia gli era vagamente famigliare.

Era un canto liberatorio, non troppo dolce ma neanche ribelle, con un tocco di malinconia che si contrapponeva alla finta allegria del ritornello. Sentiva le dita delle mani fremere dalla voglia di rappresentare graficamente ciò che quelle parole gli trasmettevano, sebbene non le comprendesse, mentre il cuore batteva a ritmo di quella che, a poco a poco, gli sembrava sempre di più una marcia militare.

«Ho sentito i tuoi passi, so che sei fermo qua fuori. Puoi entrare se vuoi» disse ad un certo punto la donna, bloccando il suo canto e facendo sussultare Steve

Lui indietreggiò di scatto, mordendosi l'interno della guancia e provando ad allontanarsi, ma prima che riuscisse a muovere anche un solo passo l'altra aveva già aperto la porta, squadrandolo dall'alto al basso e facendogli cenno col capo di entrare.
Il soldato abbassò lo sguardo, seguendola all'interno di quella stanza ma non riuscendo a non nascondere un sorriso nel vedere come era stata arredata.
Sopra il letto era stata appena una bandiera rossa e dorata, rappresentante un leone con una zampa poggiata sopra un libro, mentre a terra, affianco al comodino, piccole piantine d'uva crescevano rigogliose dentro dei vasi colorati e davano un tocco creativo al tutto, come se le centinaia di foto appese al muro non bastassero.

«Problemi d'insonnia?» chiese lei, spezzando il silenzio che si era creato e riportandolo alla realtà

«Sì, circa. Voi, agente Baracca?»

«Problemi d'insonnia pure io. Sai, la luna, il fuso orario, il clima... Così è la vita! Ah, dammi del "tu", e chiamami semplicemente "Melli", ti prego. Almeno finché siamo soli»

Lui fece un altro mezzo sorriso, annuendo col capo e andando a sedersi sul bordo del letto, anche se lei lo obbligò immediatamente a rialzarsi. Prima che potesse fraintendere quel brusco comando, però, gli indicò l'armadio che vi era difronte, dicendogli di prendere una bottiglia di un certo "Crinto"* che vi era nascosta lì dentro, anche se lui non aveva mai sentito nominare.
Cercando di non far vedere la sua confusione Steve si mise a cercare, scorgendo diverse bottiglie in vetro di diversa misura e tutte senza la più misera etichetta, cosa che lo mandò ancora di più nel panico, mentre lo sguardo della donna gli pesava sempre di più sulla pelle.

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