Effettivamente, durante la missione la squadra americana si ritrovò aiutata da un "angelo protettore", un'ombra silenziosa che liberava il fronte prima del loro arrivo. Nessun soldato nemico riusciva a prenderli alle spalle, non subirono alcun attacco a sorpresa e non venne versata una sola goccia di sangue americano, anche se non si poté dire lo stesso di quello austriaco.
Amelia più di una volta dovette fare dei mitragliamenti a terra, seppur contro la sua volontà, e fu in quei momenti che si poteva vedere da vicino i simboli recentemente ridipinti e si ricreava l'atmosfera romantica della leggenda che era nata anni prima con suo padre. Nessuno, d'altronde, poteva sospettare di lei al di fuori di Steve: la sua velocità era tanto elevata che i soldati a mala pena riuscivano a seguirla con lo sguardo, e i suoi colpi erano tanto precisi che in pochi osavano puntarle un mirino contro, e coloro che lo facevano venivano uccisi prima che riuscissero a sparare.Era un vero e proprio fantasma, e in quanto tale non si poteva prevedere in quali battaglie sarebbe stato presente e in quali no.
Difatti, alla missione successiva dell'aereo non vi fu neppure l'ombra, ma con la forza che vi era a terra nessuno ne sentiva la mancanza: Amelia aveva avuto la concessione di partecipare, e insieme a Steve guidava la squadra con una tale destrezza che sembravano un unico uomo che pensava con una sola mente, come uno sciame di api che difendeva il suo alveare.
Compirono molte missioni in quel modo, o in aria o a terra, riuscendo a trovare una nota poetica anche in quel dramma color sangue.«Siamo fortunati ad avere le leggende dalla nostra parte» disse una sera Bucky, mentre beveva qualcosa in compagnia del suo migliore amico
«Siamo fortunati ad avere Amelia dalla nostra parte, vorrai dire» lo corresse Steve «Certo, quell'aeroplanino ci aiuta, ma senza un comandante come lei a terra avremmo fatto ben poca strada. Insomma, nessuno conosce le montagne come lei, e ci ha insegnato parecchi trucchetti utili per quando ci troviamo nei boschi. Se vinciamo questa guerra il merito è in parte suo, e siamo stati molto fortunati che abbia voluto seguirci e non rimanere in Italia con i suoi genitori»
«È Captain America quello che sento parlare o un ragazzino innamorato?»
«Smettila!» lo rimproverò l'altro, arrossendo leggermente «Le sto dando le lodi che merita, tutto qua»
«Aha, certo. Be', comunque io ora vado a riposarmi, che si è fatto tardi. Tu perché non vai dalla tua amata a dirle di persona quanto la ammiri?»
«Bucky!»
Prima che Steve potesse aggiungere altro l'amico era già sparito, allontanandosi in fretta ad evitando, in tal modo, anche di pagare il conto.
Amelia nel frattempo era nella sua stanza, seduta alla scrivania e intenta a studiare il terreno che avrebbero dovuto percorrere i giorni seguenti grazie ad alcune cartine che era riuscita rimediare. Non aveva voglia di uscire, dato che non conosceva nessuno del posto, ma neanche stare chiusa tra quelle mura le piaceva troppo: non era la sua stanza all'accampamento in America, e le pareti spoglie dalle sue bandiere e la mancanza di piante che colorassero l'ambiente le trasmettevano un'aria cupa che difficilmente sopportava.
"Prima finisce questa guerra e prima potrò tornare a casa" si ripeteva, anche se le palpebre iniziavano a pesarle e la mente era intorpidita dalla stanchezza.
Non aveva intenzione di andare a dormire, non prima di aver finito e pensato una buona strategia, ma non appena il suo sguardo cadeva sulle cartine anziché immaginare i campi e i passaggi che avrebbe dovuto scovare la sua mente si divertiva a proiettare nei suoi occhi un bel film mentale degno di Oscar, dove Steve era il protagonista principale e cercava in ogni modo di conquistarla. Il solo pensiero la portava ad arrossire violentemente, facendole scuotere il capo e lasciar andare un sospiro per cancellare quelle immagini, anche se il sonno non aiutava la sua concentrazione.
"Caffè. Ho bisogno di caffè" si ripetè, ammettendo che forse, in quell'occasione, il vino non l'avrebbe di certo aiutata
«Posso?» chiese una voce maschile alla porta, non riuscendo però a risvegliarla minimamente. Steve.
Tra tutti, lui era quello che meno avrebbe potuto aiutarla nel suo intento «Scusa, la porta era aperta e la luce accesa, quindi ho pensato che...»«No, vieni pure, stavo solo...» rispose, dovendo però interrompersi perché uno sbadigliò scappò al suo controllo «...Solo finendo di studiare un piano»
«Non pensi che sia un po' tardi?» chiese il capitano, avvicinandosi alla scrivania
Lei fece per negare col capo, pensando a qualche risposta ironica da dargli, ma in meno tempo di quanto si aspettasse le palpebre cedettero, dandole una sensazione di riposo a cui non seppe resistere, finendo per abbandonarsi a poco a poco al sonno. La presenza di Rogers l'aveva rilassata incredibilmente, mentre il profumo del suo dopobarba sembrava in grado di trasportarla in un mondo parallelo dove le era concesso fermarsi e poter riposare qualche istante.
Cercò di resistere, attingendo a tutta la sua forza di volontà e puntando sul suo orgoglio -di certo non poteva addormentarsi davanti a Steve, suvvia- ma non appena lui si avvicinò ancor di più e le posò le mani sulle spalle crollò definitivamente.
La sua stanchezza era più che evidente, quindi il capitano non si stupì troppo nel vedere che si stava a poco a poco lasciando andare, sorridendo però nel notare che il suo arrivo aveva calmato quei nervi che la tenevano sveglia. Ignorando le sue proteste la prese in braccio, portandola sino al letto e posandola delicatamente sopra le lenzuola, sbrigandosi poi a toglierle le scarpe e rimboccarle le coperte.«Steve...» mormorò lei, continuando a tenere gli occhi chiusi ma afferrandogli il polso «Resti altri cinque minuti?»
«S-sicura?» balbettò in risposta lui, non sapendo bene come reagire a quella domanda
Lei non aveva mai dimostrato grande affetto nei suoi confronti, non gli aveva mai detto una parola dolce e raramente lo degnava di attenzioni -almeno questo era quello che credeva-, eppure lì, in quel piccolo momento di debolezza, lo voleva accanto.
Amelia non disse nulla in risposta, così Steve si stese accanto a lei, circondandole la vita con un braccio e perdendosi qualche istante a guardarla.«Grazie» la sentì sussurrare, anche se il resto non lo comprese perché lo disse in italiano. Ma in fondo, non gli importava: lo capiva dal tono, dalla tranquillità e da quella dolcezza che traspariva che doveva essere una qualche giustificazione per quell'atto, quella richiesta così intima ma al contempo pura che non avrebbe mai dovuto uscire da lì, perché nessuno avrebbe mai capito.
Steve le posò un bacio sulla fronte, un piccolo gesto che sembrava voler dire "sono qui, ci penso io a te" e che per lui era dettato da una forza interna a cui non riusciva più a resistere. Si aspettò che lei si svegliasse di scatto e lo cacciò via, ma invece parve rilassarsi ancor di più, sorridendo con un angolo della bocca e avvicinandosi leggermente col capo, come se volesse ridurre ancora di più la distanza tra loro due.
Lei voleva solo un'abbraccio, era questa la richiesta silenziosa che il suo cuore cercava di formulare, un abbraccio dato dalla persona di cui più si fidava e aveva stima.
Cullata dal profumo del soldato e dal suo tocco leggero Amelia si addormentò del tutto, cadendo in un sonno privo di incubi, per una volta, mentre qualche minuto dopo pure Rogers la seguì, restando in tal modo a passare la notte stringendo tra le braccia la sua agente preferita e lasciando che i loro cuori, ora più vicini che mai, battessero ad un solo ritmo e i loro corpi donassero quell'affetto di cui entrambi avevano bisogno.
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THE SKY IN YOUR EYES
FanfictionAmelia non voleva realmente quel lavoro in America. Non voleva lasciare la sua casa, la sua terra e la sua famiglia; ma quando le era arrivata quella lettera dall'SSR e seppe che Erskin l'aveva raccomandata non poté rifiutare. Il suo sogno era sempr...