11. Un tavolo per due

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«Un altro giro!» disse Steve, alzando una mano per attirare l'attenzione di Pietro, l'uomo che attualmente gestiva il locale dove si trovava con la squadra

«Non so come facciate ad ingerire tutta quella roba...» mormorò Margherita, portando un altro boccale di birra per ogni uomo al tavolo al posto del marito «Insomma, siete bravi per...»

«Per "non essere veneti?"» completò Steve, ripensando alle parole di Amelia e a quante volte le era scappata quella frase «Sì, ne so qualcosa»

La donna sorrise, traducendo al marito ciò che il soldato aveva detto e vedendolo particolarmente fiero di tale frase, come se già avesse intuito cosa passasse per la mente di Rogers. Pietro era sempre stato molto perspicace a capire le persone, anche se a frenarlo era sempre stata la lingua e l'incapacità di relazionarsi.

Non capiva quello che diceva il capitano patriottico, ma dal tono della voce, il modo di fare e i pochi gesti che usava evidentemente doveva appena aver chiesto ai suoi compagni di squadra di riaccompagnarlo in battaglia, o comunque di tornare in quell'inferno da cui erano appena scappati.

«Un folle» commentò, rivolgendosi alla moglie «Ma ha coraggio, lo riconosco. Non capisco cosa ci veda la nostra Melli in un ceo così»

«Lealtà, altruismo, forza d'animo, e, come hai detto tu, coraggio» rispose la moglie, continuando quella conversazione nella loro lingua madre così da non essere ascoltati «E poi, insomma, è anche un bell'uomo, non lo puoi negare»

«Bah, non così tanto. È biondo con gli occhi azzurri, come i crucchi»

«E come Aksel, quel nostro vecchio amico che conoscemmo prima della Grande Guerra, ricordi?»

Pietro socchiuse le labbra per rispondere, sentendo però una fitta al cuore bloccarlo prima che riuscisse a continuare la conversazione.
Aksel era un suo caro amico, prima del conflitto, ma il destino li volle nemici e li pose in fronti opposti durante la Guerra, separando in tal modo le loro strade. Tutt'ora, parlarne gli faceva un certo effetto.

Margherita notò subito quel suo turbamento, sentendosi quasi in colpa per aver tirato nuovamente fuori quella questione e cercando un modo per distrarlo, solo che prima che potesse dire qualcosa una figura femminile entrò nel locale, attirando l'attenzione di tutti i presenti e riportando un po' di ordine per qualche secondo.

Anche Steve aveva notato la nuova arrivata, sentendo un leggero passo alle sue spalle avvicinarsi sempre di più e un lieve brivido percorrerlo e portarlo a voltarsi. Era certo di essere con Bucky in quel momento, a parlare della prossima missione che dovevano affrontare, ma quando i suoi occhi incontrarono colei che gli stava venendo in contro le sembrò di essere rimasto da solo. 
Amelia Baracca era ormai a pochi passi da lui, con un abito rosso fiammante che sembrava mettere in risalto i suoi lineamenti e la sua carnagione, mentre il viso era illuminato da uno lieve strato di trucco in grado di ipnotizzare chiunque la sfiorasse con gli occhi, anche se a colpire maggiormente era quel sorriso che lasciava intravedere e quello sguardo provocatorio che non si vergognava di nascondere.

«Buonasera, Steve. Howard ha delle attrezzature da provare. Domattina sei libero?» disse, ignorando completamente Bucky e non smettendo di fissare il capitano

«Sì, va benissimo»

«Vedo che la tua super squadra si prepara per la missione» continuò lei, lanciando un rapido sguardo ai tavoli «E che avete seguito il mio consiglio. Bene, ma dovreste bere meno birra e più vino. Magari accompagnandolo con qualche stuzzichino»

«Non le piace la musica?» tentò di intromettersi nella discussione il sergente, sorridendo amabilmente ma non ottenendo un solo sguardo dalla donna

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