15. Figlia della montagna

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Il giorno seguente Melli si svegliò con molta calma, sbattendo più volte le palpebre per togliere il tepore del sonno e non osando muovere un solo muscolo per evitare di svegliare anche Steve, trovando sorprendentemente tranquillizzante la sua presenza e temendo una sua possibile reazione negativa. 
Ricordava perfettamente cosa era successo la sera prima, quella stanchezza travolgente e quella richiesta forse troppo azzardata, ma doveva ammettere a se stessa che non si pentiva di nulla.
La paura era che magari fosse il capitano a pentirsi di quel suo gesto, trovandolo un'oltraggio alla decenza o qualcosa di simile, e le desse una risposta del genere dubitava di riuscire a sopportarla, però. 

Si sentiva particolarmente "instabile" nell'ultimo periodo, provando una grande forza e sicurezza in certi momenti ma riuscendo a crollare per poco, magari anche solo per una frase non detta o un riconoscimento non ottenuto. Aveva un costante bisogno di certezze che non riusciva ad esprimere a parole, cosa che la faceva sentire ancora più male. 

Lei era una "Baracca", doveva portare avanti il nome di suo padre e renderlo fiero di lei, di com'era diventata e di cos'era in grado di fare. Aveva delle responsabilità, non poteva permettersi di essere debole.

Tornò a chiudere gli occhi per qualche secondo, cercando di assaporare a pieno quel momento e non pensare a ciò che sarebbe potuto accadere. 

«Lo so che sei sveglia» sussurrò Steve, facendole trattenere il respiro per un istante per la sorpresa «Ti senti meglio? Ieri sera non sembravi stare tanto bene»

«Sì» rispose timidamente lei, non sapendo che altro aggiungere 

«Bene. La prossima volta che sei così esausta, però, vai a dormire prima e prenditi il tempo che ti serve. Il lavoro è importante, certo, ma la tua salute di più»

Lei annuì col capo, restando in attesa di una reazione negativa ma notando che neppure il supersoldato sembrava voler sciogliere quell'abbraccio.
Erano in pace, isolati dal mondo esterno e bloccati in quell'istante di assoluta pace e armonia, come se non ci fosse alcune guerra da combattere, nessun nemico da affrontare e barriere a separarli.

 «Bisogna andare» si obbligò a riprendere parola la donna, alzandosi di controvoglia e dando un colpetto sulla spalla al capitano affinché lui facesse lo stesso «Il colonello ci starà aspettando, è meglio non fare tardi. Vado avanti io, tu nel frattempo puoi tornare nella tua stanza e... Non so, cambiarti, fare quello che devi fare, come vuoi»

«E se io volessi andare dal colonello con te? Non possiamo incamminarci insieme?»

Melli arrossì leggermente, abbassando lo sguardo verso le lenzuola e iniziando a giocare con un lembo di esse. Non capiva perché quella domanda l'imbarazzasse tanto, ma d'altronde non riusciva neppure a definire come si sentisse in quel momento, cosa si stesse creando tra lei e il soldato. Come poteva chiamarlo quel rapporto? Cos'erano ora?

Decise di non pensarci troppo, bofonchiando una risposta negativa ma pur sempre credibile alla domanda di Steve e invitandolo gentilmente ad uscire, così da lasciarla pensare in pace e, soprattutto, non creare sospetti agli occhi dei tutti gli altri che vivevano lì. Cercava di non far caso a quello che dicevano le persone, alle loro opinioni o commenti, ma il fatto che si creassero dicerie tali da macchiare il suo onore allora era un'altra storia.

***

Howard si era fermato a parlare con Bucky la sera precedente, con l'obiettivo ultimo di indagare ancora di più su Steve Rogers che per stringere una vera e propria amicizia. 
Aveva notato fin troppo bene com'era cambiata Melli da quando quel ragazzino di Brooklyn era entrato nella sua vita, riuscendo finalmente a scorgere dei sorrisi nel suo volto e una maggiore propensione nel dimostrare affetto, non con grandi gesti, certo, ma era una sottigliezza che ai suoi occhi non passava inosservata.
Da quell'incontro aveva capito che pure il biondo era leggermente cambiato, come se avesse trovato un nuovo scopo di vita, e questo era il principale motivo per cui anche il sergente desiderava l'instaurarsi di una possibile relazione romantica tra il capitano e l'agente. 

Bastarono quelle parole per convincere Stark che una alleanza tra lui e Barnes non poteva che giovare a tutti i diretti interessati.

Non appena sorse il sole, però, Melli era nuovamente introvabile, come se il suo passatempo preferito fosse proprio nascondersi da lui e vederlo impazzire per l'impazienza. 

"Giuro che stavolta è troppo, però" pensava, mentre si dirigeva verso la camera della ragazza "Non può ogni volta cambiare posto, non può essere così mutevole! Se la cerco in cucina è nel capanno, se la cerco nel capanno è..."

A bloccare il suo flusso di pensieri furono dei passi maschili provenienti dall'interno della camera che aveva raggiunto, ma prima che potesse ricollegarli a qualcuno di sua conoscenza la porta si aprì e Steve uscì con molta calma, cercando invano di nascondere un sorriso che gli illuminava il volto e sistemandosi la giacca stropicciata. 

 «Serata interessante?» chiese ironicamente Howard, percorrendo quei pochi passi che li separavano e dandogli una pacca sulla spalla  

«N-non è come pensi-»

 «No no, certo, non sei appena uscito dalla camera di Amelia-»

 «Aveva bisogno d'aiuto per le cartine. Ieri era stanca e non è riuscita a completare, quindi ha chiesto un mio consiglio per... per un parere esterno, ecco. Tutto qua. Mi sono svegliato presto e sono andata ad aiutarla. Nulla di più»

 «Melli? Aiuto? E te l'avrebbe chiesto lei

Steve si rese conto in quel stesso istante della cavolata che aveva detto, mordendosi la lingua istintivamente e cercando di sembrare alquanto sicuro di sé, cosa di cui in realtà non era affatto.
Se c'era una cosa di cui tutti erano certi era che Amelia non chiedeva mai aiuto, men che meno per una faccenda di lavoro.

Si inventò un'altra scusa, facendo di tutto per deviare il discorso e portare il playboy il più lontano possibile da lì, così che neppure Melli dovesse subire le sue frecciatine inutili.
Nessuno poteva sapere ciò che era successo, perché nessuno avrebbe capito. Le persone avrebbero frainteso quella serata, non comprendendo la purezza di un semplice abbraccio e sporcandolo con delle inutili dicerie.

Mantennero quella situazione per un altro paio di giorni, evitando Stark a tutti i costi e incontrandosi tra di loro più volte al giorno, usando ogni scusa possibile per godere l'uno della presenza dell'altro, finché non fu il momento di partire per quella che speravano fosse la missione decisiva.

Erano andati fino alla cima di una montagna con la squadra, osservando le rotaie del treno che si stagliavano sotto di loro, mentre il vento gli graffiava la pelle e congelava le ossa.

«Non so come faccia a stare così tranquilla» commentò Bucky, riferendosi ad Amelia «Steve, guardala, è come se il freddo fosse parte stesso di lei, come se lei fosse una regina di ghiaccio e questo fosse il suo castello»

«Be', voi non avete idea del freddo che fa in inverno in Veneto» rispose prontamente lei, stringendosi nelle spalle «Robe che si ghiacciavano i canali e ci potevi pattinare senza problemi. E io andavo a lavorare la mattina presto con una semplice magliettina a coprirmi, non come i giovani d'oggi!»

«C'è un solo momento in cui non ti vanti delle tue origini?» scherzò il capitano, senza alcuna malizia nella voce

«E perché mai? A differenza vostra, il mio Paese è bellissimo»

«Tu non tiri frecciatine, ma un intero arco, abbiamo capito» bloccò la conversazione Barnes prima che si arrivasse ad un punto di non ritorno, anche se ciò lo divertiva «Hey, Steve, ti ricordi quando ti portai sulle montagne russe?»

«Sì-»

«Ma io dico» iniziò a protestare Melli, alternando l'italiano con l'inglese ma riuscendo a far comunque comprendere la sua frase «Perchè non farmi venire con l'aereo? Perché non seguire dall'alto il treno e poi-»

«Sarebbe rischioso mandare una donzella da sola, ecco perché» rispose uno dei soldati, mentre Steve scambiò una veloce occhiata con Amelia «Per quanto brava, non saresti invisibile e potrebbero prenderti facilmente. Se volessimo veramente un aiuto, avremmo bisogno del "Fantasma del Cavallino", lui sì che potrebbe darci una mano»

«Bah» rispose la donna, facendo la finta invidiosa «Non è che sia tutto questo granché, francamente. Non fa nulla di quello che non farei pure io. Ma non importa, è tempo di andare, giusto?»

«Sì» confermò un altro soldato, che aveva ascoltato tutta la conversazione fino ad allora «Prego, figlia della montagna, a lei l'onore di lanciarsi per prima in questa follia!»

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