7. Ritorno in patria

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Howard aveva ragione: perdendo Erskine si perdeva anche Amelia, e sebbene l'agente fosse ancora fisicamente lì era come essere in presenza di un corpo senz'anima.
Non parlava con nessuno, aveva una costante maschera di indifferenza in faccia e tendeva a ritirarsi sempre prima la sera, saltando tante volte anche la cena e svegliandosi sempre più tardi alla mattina. A mala pena si sforzava per cucinare qualcosa, attività che un tempo amava e di cui andava molto fiera, obbligando così Steve e Howard a tornare a mangiare in mensa e non avere più nessuna scusa per vederla fuori dagli orari degli allenamenti.

A dire la verità, Rogers non aveva più nessuna scusa il generale, dato che aveva accettato di essere il prestavolto per una campagna pubblicitaria piuttosto che restare chiuso in un laboratorio, e così riusciva a tornare al campo solo quando aveva finito gli spettacoli, ovvero la sera tardi.

«Mi preoccupa tutto questo» confessò un giorno il supersoldato a Stark, dopo che si era rifugiato nella loro cucina e lo aveva trovato lì, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti «Quanto andrà avanti con questo silenzio? Con questa apatia?»

«Non troppo, purtroppo» rispose il miliardario, prendendo qualcosa dalla tasca e mostrandolo al collega «Guarda, ho trovato questo nella sua stanza: un biglietto per l'Italia. Credo che sia riuscita a farsi cambiare base dal colonello con l'intenzione di tornare a casa. Direi che è strano che non mi abbia avvertito, ma visto come stanno le cose...»

Steve prese in mano quel misero pezzo di carta, leggendolo più e più volte e non riuscendo a credere a ciò che Stark gli stava confessando, mentre le mani iniziarono a tremargli e un nodo alla gola frasi più opprimente.

«Non può farlo davvero» sussurrò, riconsegnando il biglietto ad Howard e cercando la più minuscola traccia di ironia nel suo sguardo «Vero? Lei non può davvero andarsene, non può semplicemente abbandonare tutto e tornare in Italia, non-»

«Steve, la conosci. Lei non è mai stata a suo agio qui, non riesce a darsi pace e continua a sentirsi in colpa per ciò che è successo. Sa che l'unico modo per affrontare la cosa è tornare a casa»

«Ma non è scappando che affronterà il problema!»

«Ciò che tu non capisci è che-»

«Dov'è ora?» chiese d'impulso, non permettendo all'altro di esporre il suo punto di vista e facendo prendere alla conversazione tutt'altra strada, mentre cercava di trattenere la rabbia serrando i pugni e mordendosi la lingua

Stark si irrigidì a quella domanda, guardando il supersoldato dritto negli occhi e non osando aprir bocca.
Lui sapeva perfettamente dove si trovasse il quel momento la Baracca, ma era anche consapevole che se avesse condotto qualcuno nel suo "nascondiglio" la loro amicizia sarebbe finita seduta stante. Non erano molto legati, soprattutto confrontando il rapporto che aveva con Abraham, ma Howard era consapevole che anche la più piccola forma di tradimento per Amelia equivaleva ad una vera e propria pugnalata alle spalle che non avrebbe mai perdonato.

Steve, nel vedere l'indecisione nel volto del playboy, addolcì il suo sguardo, rilassando le spalle e facendo di tutto per portarlo dalla sua parte.

«Ti prego» sussurrò a denti stretti «Dobbiamo parlare assolutamente, lo sai. Per favore, mi assumo io le responsabilità, ma per favore, portami da lei»

***

Amelia passò una mano sulla coda del suo aereo, soffermandosi sul cavallino rampante che vi era disegnato e percorrendone il bordo con l'indice, lasciando come sempre che la mente si abbandonasse ai ricordi e potesse darle un po' di pace.
Provò a chiudere gli occhi, ma non appena lo fece l'immagine del corpo senza vita di Erskine le balenò dietro le palpebre, portandola a rabbrividire e tornare brutalmente al presente.

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