22. La fine dei giochi

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In realtà Steve aveva perfetta ragione: Melli non aveva idea di come pilotare quell'aereo. Non era abituata a quella tecnologia, e i comandi in tedesco non le facilitavano le cose. La Baracca si sentiva bloccata in trappola, in una situazione che non riusciva a gestire e col suo più grande incubo che diventava realtà, mentre quella impotenza che provava la faceva innervosire solo di più, creando un misto di paura e rabbia dentro di lei che sarebbe presto sfociato in un attacco di panico.
Stava cercando in tutti i modi di non far trasparire questo suo stato, provando a concentrarsi per tradurre quella lingua così sconosciuta ai suoi occhi e tentando di andare molto ad intuito, cercando varie somiglianze tra i comandi di quel mezzo e quelli dei suoi aerei, ma non riuscendo comunque a trovare nulla che potesse aiutarla. 

Aveva i palmi sudati, le mani tremanti e il cuore che le batteva ad un ritmo irregolare nel petto, cosa che le faceva venire ancora più ansia e non la aiutava affatto.

"Potrei farlo precipitare in acqua" pensò, scartando immediatamente quell'idea ricordandosi che c'era anche Steve.
In altre circostanze non avrebbe esitato a dare la sua vita per salvare milioni di persone, ma il capitano era troppo prezioso per lei e mai si sarebbe sognata di condannarlo a quella sorte.

"Devo salvare Steve" iniziò a ripetersi, utilizzando quella frase come cantilena per darsi forza "Devo salvare Steve. La sua vita dipende da me, non posso far finire tutto così. Devo salvare almeno lui"

Il capitano, nel frattempo, stava provando a chiamarla, cercando di attirare l'attenzione dell'aviatrice ma notando che era intrappolata in una sorta mondo parallelo creato dalla sua mente.
La paura che provava si notava benissimo dall'esterno, per quanto lei cercasse di nasconderla, e le lacrime che si celavano dietro ai suoi occhi sembravano in procinto di cadere da un momento all'altro.

«Una mattina, mi sono alzato» iniziò a cantare in italiano allora il Supersoldato, abbassandosi all'altezza del sedile e posando una mano sopra quella di Melli «E ho trovato l'invasor»

Amelia si voltò verso di lui, con gli occhi spalancati dalla sorpresa e la bocca socchiusa, mentre il capitano si limitava a sorridere e continuare a intonare il canto in lingua originale, pur non conoscendo il significato esatto delle parole ma avendole imparate benissimo a furia di ascoltarlo ininterrottamente dalla Baracca quella stessa giornata.

«O partigiano, portami via
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
O partigiano, portami via
Che mi sento di morir»

«E se io muoio, da partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao» continuò lei, asciugandosi una lacrima con il palmo della mano «E se io muoio, da partigiano
Tu mi devi seppellir»

Lui sorrise, tentando di intonare un'altra strofa ma venendo bloccato dalla donna, che approfittò di quel momento di coraggio per rivelare il problema che aveva e lasciare che un pianto improvviso prendesse il sopravvento.

«Steve, non riesco a controllare l'aereo. Scusa, scusa, scusa, era il mio unico dovere, era l'unica cosa che avrei dovuto fare, ma non ci riesco, non so come fare. È tutto in tedesco, tutto troppo tecnologico, io... Scusami, è tutta colpa mia, ho-»

Il capitano non le permise di terminare, poggiandole una mano sotto il mento per alzarle leggermente il viso e baciandola all'improvviso, posando le labbra morbide su quelle di lei e sentendola ricambiare immediatamente il gesto.
Le lacrime salate della donna bagnavano il viso di entrambi, disegnandone i lineamenti e rallentando la loro corsa man mano che quel bacio si faceva più sentito, mentre ogni cosa attorno a loro passò in secondo piano, come se si trattasse dello sfondo di un sogno atteso da tempo.

«Sto condannando a morte entrambi» sussurrò lei, interrompendo per un istante quel gesto ma sentendo il capitano tornare ad avvicinare il viso per riprendere l'atto

Steve ne era perfettamente consapevole, così come sapeva che non vi era altra scelta se non far schiantare l'aereo in acqua.
Si era messo anche lui a tentare di capire qualcosa di quei comandi, prima, ma era più che evidente che la soluzione era solo una: il sacrificio.

«Non mi importa» rispose, riprendendo un attimo fiato e guardando l'aviatrice dritta negli occhi «Ti seguirei anche all'inferno, se fosse necessario. Sebbene, sinceramente, tendo a dubitare che un angelo come te ci finisca. Fai quello che devi fare, Melli. Se devo morire, voglio farlo qui, con la donna che amo»

La Baracca restò senza fiato, sentendo il capitano posare una mano sopra la sua, che invece era stretta al volante del velivolo, e iniziare una discesa mortale.
Steve stava andando in contro alla morte, ma lo stava facendo sorridendo, grato alla vita per quanto gli aveva donato fino ad allora. Certo, si poteva vedere la paura in fondo ai suoi occhi, ma essa era in parte coperta da uno sguardo amorevole che aveva l'obiettivo di rassicurare la donna.

«Oh, Steve...» sussurrò Amelia, sfiorandogli una guancia con la mano libera e tornando a baciarlo, non sentendo più alcun timore a dimostrare i propri sentimenti.

Il ghiaccio si avvicinava sempre di più, scandendo il tempo che gli restava e ponendo un limite alla loro felicità, sebbene essa, in quel momento, fosse a dir poco incontenibile. Sapevano che non sarebbe durato molto quel momento, ma erano comunque grati al cielo per averglielo concesso.
Se era destino che dovesse finire in quel modo, che entrambi morissero in battaglia così come molti altri eroi avevano fatto prima di loro, allora non c'era epilogo migliore se non farlo insieme.

Ad interrompere quel breve, secondo bacio, fu nuovamente la Baracca, che parve percepire l'urto dello schianto prima ancora che esso avvenisse e buttò il viso nell'incavo del collo del capitano, stringendolo quindi in un abbraccio, non sapendo se per cercare conforto o per tentare invano di proteggerlo, mentre anche lui fece lo stesso, racchiudendo quella figura ora così fragile ai suoi occhi stretta a sé e provando a fargli da scudo contro lo strato di ghiaccio che colpirono, lasciando che il freddo li avvolse e ogni rumore attorno a loro si fece all'improvviso più forte e al contempo ovattato.

Persero i sensi in pochi istanti, restando in quella posizione mentre le tenebre li accoglieva e udendo il proprio cuore rallentare lentamente, mentre i pensieri di Melli andavano a suo padre, che aveva deciso di togliersi la vita quando gli capitò un destino simile. Lui era da solo quel giorno, con la sola compagnia dell'aereo e l'abbraccio delle fiamme, mentre lei poteva sentire l'amore di Steve lì con lei, persona per cui sarebbe stata disposta a morire e a cui dedicò tutti i battiti del suo cuore, fino a l'ultimo, che risuonò nel suo petto in silenzio ma confortato dalla vicinanza della persona amata.

Forse quello non era il migliore degli epiloghi, forse il destino era stato ingiusto con loro, condannandoli in quel modo, ma a loro ciò non importava. Tutte le scelte fatte fino ad allora, per quanto giuste o sbagliate che fossero, li avevano portati a quel momento, a quel bacio e quella dichiarazione, e nulla era più importante.
Caddero da eroi, sacrificandosi per permettere a molti altri di vivere, ma erano più che certi che, ovunque andassero le loro anime dopo quell'istante, sarebbero stati nuovamente insieme.

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