UN DOLCE PARTENZA

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In mattinata avevamo l'aereo, ci alzammo di corsa e dopo ore a correre dietro a tutti eravamo finalmente pronti.

Le valige c'erano tutte e anche i bambini, non c'è da ridere, io li riconto sempre, anche se sono solo tre, non vorrei fare la fine di quel noto film natalizio, dove lei se ne dimentica uno a casa.

I taxi erano arrivati e Jack sarebbe venuto ad accompagnarci fino in aeroporto.

Nel frattempo, che l'autista caricava le valigie e i ragazzi salivano in macchina mi accorgo di aver lasciato il cellulare dentro.

Io e lui rientriamo, altra corsa per le scale, per questo odio le case su due piani, prendo lo smartphone e scendo.

A quel punto, lui all'improvviso chiude la porta, mi guarda e mi dice che sapeva di aver sempre detto di essere spesso in giro, di non volere una famiglia ma che si sbagliava, che avremmo almeno dovuto provarci.

Io ero lì, ero combattuta tra quello che avrei voluto e quello che avrei dovuto fare, poi il tassista suonò il clacson per avvisarci che eravamo in ritardo.

Io riesco solo a dire che era troppo complicato.

Da allora, tra noi scende il silenzio.

Sapevo che non era la risposta che avrebbe voluto, ma non mi sembrava proprio una cosa possibile, era tutto così difficile, due mondi diversi.

I bambini avevano sofferto, quando il padre era andato via e come sarebbero stati, se tra noi non avesse funzionato.

Avevo la testa piena di dubbi, di mille domande e il viaggio in macchina sembrò infinito.

Arrivammo all' aeroporto ma annunciarono dall'altoparlante che il volo aveva un'ora di ritardo, diversi voli erano stati spostati o cancellati per via della neve.

I bambini pregavano che il volo venisse cancellato, perché non avevano proprio voglia di tornare a casa, ma soprattutto a scuola.

Ad un certo punto, un ragazzo comincò a suonare un pianoforte, di quelli che ci sono in alcuni aeroporti che chi vuole può usare. Era italiano, si capiva dal repertorio.

Suonava davvero bene, ero come incantata, la musica mi rilassa sempre.

Poi vedo che Jack stava firmando degli autografi, era sorridente con i fan anche se io gli leggevo negli occhi tanta tristezza. La stessa che sentivo io dentro, pensando che sarei partita e non lo avrei più rivisto.

Allora mi avvicinai al pianista e gli chiesi se sapesse una certa canzone. Lui fa un cenno con la testa, allora presi il microfono e cominciai a cantare.

È da tempo che non sento più la tua voce al mattino che grida BU ...

Adesso invece io mi sveglio e sento che mi mancan tutti quei tuoi particolari ...

Siamo soltanto bagagli, viaggiamo in ordini sparsi ...

Ecco alcune frasi del testo, sembrava scritta per noi.

Lo guardai per tutta la canzone, era come se invece di un aeroporto affollato ci fossimo solo io e lui.

Non c'erano più i rumori delle valigie, gli altoparlanti che annunciavano i voli, il brusio della gente, c'era soltanto quella musica e i suoi occhi fissi su di me.

Alla fine dell'esibizione, un forte applauso da tutti quelli che si erano fermati a sentire, c'era gente che ci faceva i complimenti.

Poi mi sento afferrare la mano, era Jack, mi dice si seguirlo e comincia a correre, arrivammo davanti a una signorina e si fece aprire una sala d'attesa vip. Lui era sempre in volo e aveva un trattamento speciale.

Io mi stavo ancora riprendendo dalla corsa, avevo il fiatone.

Mi disse che se avessi cantato la canzone davanti a tutti pensando di farla franca mi sbagliavo di grosso. Che ora anche lui aveva il diritto di esprimere quello che sentiva.

Mi baciò, uno di quei baci che sembrano non finire mai, come se il tempo si fosse fermato e non esistesse altro. Era stato come ricevere quel regalo che aspetti da tanto, come quel treno che avresti dovuto afferrare ma che pensavi ormai passato.

A quel bacio ne seguirono molti altri, forse tutti quelli che avremmo voluto darci prima e che per mille motivi non ci eravamo mai dati.

Poi, uno squillo al cellulare, era mia sorella che mi avvisava che stavano imbarcando per il nostro volo.

In un attimo era tutto finito. Lui vede la mia faccia triste e dice che questo era solo l'inizio e che presto ci saremmo rincontrati.

Ci salutammo con la promessa che ci saremmo sentiti appena atterrati a Milano.

AI CONFINI DEL CIELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora