IL MATRIMONIO CHE NON TI ASPETTI

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La mattina mi sveglio e scendo a fare due chiacchiere con Rosaria, che mi racconta che quel giorno, si sarebbe sposato il nipote, ma che lei non era potuta andare.

Capisco che era per colpa mia, non voleva lasciare la casa perché c'erano ospiti.

Ci rimango così male, le dico che non doveva farsi nessun problema e che doveva andare, avevo letto nei suoi occhi quanto ci teneva.

Ma ormai era tardi, aveva perso il treno e non ce n'erano altri per arrivare in tempo.

Jack, che aveva sentito tutto, mi chiede se mi dispiacesse, rinunciare al mio programma, per accompagnarla al matrimonio.

Al contrario, mi avrebbe fatto molto piacere e in quattro e quattr'otto ci preparammo per questo giretto.

Il posto era un po' lontano, ci vollero un paio d'ore di macchina ma arrivammo giusto in tempo per l'ingresso degli sposi nella chiesa.

Rosaria era felicissima e ci prega di restare; fu molto insistente e anche tutti i suoi parenti e non ci potemmo proprio rifiutare.

Era stata una bellissima cerimonia e anche la festa non era da meno.

Vestiti colorati, gente allegra, musica per ballare tutto il tempo.

Ci tirarono dentro anche a fare dei balli di gruppo, io sono un po' negata, ma la musica mi è sempre piaciuta, lui peggio di me, ma anche se con molto imbarazzo si lasciò coinvolgere.

Verso la fine della serata si avvicina a Rosaria la sposa in lacrime, la cantante che doveva cantare il lento per gli sposi, aveva avuto un problema alla macchina e non era potuta arrivare.

Si, si era ballata molta musica latino-americana, ma quel ballo per lei era una cosa importante e non si sarebbe accontentata di una versione registrata.

Mi avvicino e le chiedo il titolo del brano, era Heaven di Brian Adams.

Ah, se la conoscevo, una delle mie canzoni preferite, un testo perfetto per due innamorati.

Restando in tema cinematografico, la colonna sonora di Robin Hood.

Mi faccio coraggio, ho sempre amato cantare, si, ero un po' arrugginita, da quando avevo avuto i bambini non avevo più fatto delle serate, ma in passato ci avevo provato a diventare una cantante.

Il canto era la mia più grande passione, da ragazzina avevo fatto enne concorsi musicali, ma alla fine non si era mai concluso niente di importante.

Vado dai musicisti e gli chiedo di cominciare a suonare, dico a uno di loro di chiamare al microfono gli sposi, ero così agitata che non era il caso di parlare.

Quando comincio a cantare tutta l'ansia sparisce, è sempre stato così, in un attimo sono in un'altra dimensione, senza la paura di poter sbagliare le parole o dimenticare la strofa, solo pura emozione.

La canzone fu un successone, gli sposi erano felici, la gente non smetteva più di applaudire, stavo per scendere quando la mamma della sposa mi fa una richiesta, una canzone che lei e il marito ascoltarono quando fecero un viaggio in Italia. Un classico, un Amore così grande, ormai ero lì, avevo rotto il ghiaccio. Poteva essere il mio regalo di nozze.

Prendo un bel respiro e canto anche quella, ero contenta di aver potuto dare il mio piccolo contributo ad una bellissima festa.

Torno al tavolo, lui è a bocca aperta, e farfugliava qualcosa, era chiaro che non se lo aspettava.

Arriva Rosaria, non faceva altro che baciarmi e ringraziarmi, dicendomi che avevo la voce di un angelo, poi guarda lui come per avere una conferma e lui per uscire dall'imbarazzo di poco prima risponde che doveva sentirmi quando mi arrabbiavo, altro che voce angelica.

Io lo guardo e lo avviso di stare attento, perché solitamente mi dicono che ho una voce da sirena e che dopo aver cantato qualcuno cade sempre ai miei piedi.

Neanche il tempo di scambiarci qualche frecciatina che arriva il ganzo di turno che mi chiede di ballare. Io, capito il tipo, non ne avevo nessuna voglia. Ma Jack insistette molto e io dovetti accettare.

Dentro di me pensavo, che cafone!

In fondo siamo venuti qui insieme, poteva invitarmi lui, visto che lo conoscevo già, invece di farmi ballare con questo che pensa di essere il più bello del pianeta.

Non faceva che parlare di lui e ogni tanto provava anche ad allungare le mani.

Io ho dovuto tenerlo a bada per tutto il tempo, per fortuna il ballo era finito e io con una scusa cerco di allontanarmi il più possibile da lui, ma all'improvviso per lo trovo dietro.

Mi guardo intorno e forse mi ero allontanata un po' troppo, lui si faceva sempre più insistente e io non sapevo come uscirne. Cerco di divincolarmi ma mi afferra per un braccio e me lo stringe così forte da farmi male.

All' improvviso sento una voce che urla: "Lasciala immediatamente e non provare mai più a toccarla !!" e parte un pugno che lo manda a K.O.

Era Jack, che era venuto a cercarmi, non lo avevo mai visto così arrabbiato o meglio non lo avevo mai visto arrabbiato, era sempre carino e gentile con tutti.

Mi chiede se fosse tutto a posto, poi mi prende per mano e mi dice che era proprio ora di andare.

Salutiamo Rosaria, che sarebbe restata lì fino al giorno successivo e torniamo a casa. Durante il tragitto in macchina, niente chiacchiere, solo le canzoni della radio.

Arrivati a casa, ci diciamo buona notte e tutti a letto, ma mi sveglio poco dopo con un po' di dolori al braccio, in effetti si stava facendo un bel livido.

Penso di scendere a prendere un po' di ghiaccio, sperando in non fare il casino della prima sera.

Ma non ero l'unica sveglia, dopo un po' arriva lui che era venuto a bere un bicchiere d'acqua, in effetti la cena era stata molto speziata.

Vede il ghiaccio sul braccio e mi chiede se poteva dare un occhio, eh già, era livido e un po' gonfio.

Il volto si fa serio e mi chiede scusa per aver insistito che ballassi con quel celebroleso, poi da un pugno nell'anta dell'armadio.

Fece un rumore, che mi venne un colpo.

"Sono davvero dispiaciuto, se lo avessi ancora per le mani quello BEEP..." dice lui.

Allora era umano, anche a lui ogni tanto scappava qualche parolaccia e perdeva la pazienza.

Poi va in bagno, prende una pomata, una benda e mi fa da infermiere, era bravissimo, anche se il braccio era dolorante, non sentivo quasi niente mentre spalmava la crema.

Ora si che era tardi, mi accompagna davanti alla porta della camera e ci salutiamo nuovamente.

Capisco che c'era davvero rimasto male per l'accaduto, allora lo rincorro, lo ringrazio per tutto quello che aveva fatto e lo abbraccio. Lui inizialmente resta un po' spiazzato, ma poi mi abbraccia forte, con quelle braccia muscolose e mette la sua testa sulla mia.

Non ero mai stata così bene, poi però ecco la vocina che mi ricorda che io sono la casalinga disperata con tre pesti a casa e lui il bell'attore di Hollywood.

Lo saluto frettolosamente e corro in camera mia.... e quella sarebbe stata un'altra nottata in bianco.

AI CONFINI DEL CIELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora