UN VICINO DA SOGNO

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I mesi dopo furono fatti di lunghe telefonate notturne, lui aveva già preso degli impegni e quindi ora doveva mantenerli, delle volte programmava uno scalo a Milano anche solo per un'oretta per vederci.

Ormai gli aeroporti erano diventati la nostra casa, a proposito di case, il mio vicino aveva venduto l'appartamento confinante col mio. In passato, io e il mio ex marito, speravamo che questo succedesse visto che avevamo tre figli che condividevano la stessa camera, ma niente.

Invece ora, che non mi serviva più, l'aveva venduta.

I rumori per i continui lavori mi stavano facendo sclerare, soprattutto quando lavoravo da casa, per disperazione un giorno sono finita a lavorare nel bagnetto cieco, l' ultima stanza della casa.

Una mattina, presa da una crisi di nervi, andai a bussare, gli operai si scusarono ma mi avvisarono che purtroppo ci sarebbero volute ancora delle settimane per finire tutto e che di lì a poco sarebbe arrivato il proprietario e ne avrei potuto parlare con lui.

Neanche a dirlo che si apre l'ascensore, era Jack, doveva essermi venuto a fare una sorpresa.

L'architetto, che era lì a seguire i lavori, lo guarda e mi disse che ora potevo lamentarmi con il mio nuovo vicino.

Rimango come un baccalà, non capivo bene cosa stesse succedendo, lui avvisa tutti che sarebbe passato dopo, ed entra in casa mia.

Io lo assillo di domande, e lui, dopo un po' che ascoltava, mi fa notare che per prima cosa avrei dovuto salutarlo, visto che aveva fatto enne ore di volo per venire qui.

In effetti non faceva una piega, un bel bacio ci stava proprio bene, non vedevo l'ora di poterlo riabbracciare.

Mi spiega che aveva preso gli altri due appartamenti sul piano così da stare più vicini e mi propone un tour tra le macerie.

La casa sarebbe venuta una favola, era davvero enorme, poi mi disse che aveva un'idea, per non insospettire troppo i bambini, avrebbe fatto allargare il mio sgabuzzino che confinava col suo appartamento e messo una porta a scomparsa che si sarebbe aperta solo con una particolare telecomando. Così avremmo potuto passare del tempo insieme senza farci vedere.

Il piano era quello di vedere un po' come sarebbe andata, prima di dirlo ai piccoli e alle famiglie.

Mi sembrava un'ottima idea, in più mi sarei ritrovata anche un ripostiglio più grande, che non guasta mai.

Mi eccitava anche l'idea dell'amore segreto, saremmo stati un po' come Romeo e Giulietta, ma a pensarci bene, era meglio di no, non fecero certo una bella fine.

Tornammo da me e dopo un po' si rense conto che il rumore era davvero insopportabile, senza pensarci troppo si mise al telefono.

Poi tornò e mi disse che aveva la soluzione. "Fai le valigie che andiamo tutti in albergo."

Io non ero per niente convinta della cosa e tiro fuori mille problemi. Jack non si fa scoraggiare e mi spiega che dovevo vederla un po' come una vacanza, non dovevo cucinare, né lavare, né pulire. Per qualche settimana, non avrei dovuto fare niente, la mattina avrebbe portato lui i bambini a scuola.

L' idea mi sembrò di colpo molto più allettante.

Aspettammo il rientro dei bambini che ovviamente furono felicissimi di traslocare per un po', in più in albergo c'era la piscina, la postazione video games. In fin dei conti, quasi un parco di divertimenti.

Lui in realtà, restò solo pochi giorni, ma noi restammo lì fino a lavori completati.

Non ci fece mancare niente, avevo anche un autista che portava e andava a prendere i bambini sia a scuola che nei vari sport. Mi sentivo, quasi una principessa o un'ereditiera.

Dopo tutte quelle corse e quello sgobbare forse me lo ero anche meritato.

Al rientro a casa, a parte il nuovo sgabuzzino, trovai i muri imbiancati, tutto in ordine e pulitissimo, avevo quasi paura a far entrare i miei figli, volevo vederla ancora un po' così, sapendo che tra qualche minuto avrebbe regnato di nuovo il caos.

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