LA FINE O UN NUOVO INIZIO

13 7 0
                                    

Ero a casa da sola, dovevo fare qualcosa, prima che mi venisse un attacco di panico e decisi di pulire il ripostiglio.

Mi misi all'opera ma non riuscivo ad arrivare bene sui ripiani in alto.

Ovviamente prendere la scala sarebbe stata troppa fatica, cerco sempre la soluzione più veloce, ma a volte, purtroppo, non la più intelligente.

Mi aggrappo alla scaffalatura per togliere uno strato di polvere ma in un secondo venne giù tutto.

Si sentì un rumore molto forte. Kate che è proprio nella stanza confinante chiamò Jack.

Anche lui aveva sentito ma non capiva da dove fosse venuto quel trambusto.

Lei gli disse che era sicura che fosse da casa mia.

Le chiede di bussare alla porta, sapendo che a lui non avrei mai aperto, ma niente.

Allora prova a chiamarmi sul cellulare, che squillava a vuoto.

Era strano, anche se arrabbiata con lui, sapeva che almeno avrei risposto a sua sorella.

Lei gli chiede se ha un mazzo di chiavi del mio appartamento.

Poi lui si ricorda della porta.

Guarda sua sorella e le dice: "Magari ora Alex si arrabbierà, che entro in casa sua senza permesso, ma anche a rischio che mi tiri dietro una scopa, devo andare a vedere se va tutto bene."

La porta faceva fatica ad aprirsi, lui con un po' di forza riesce ad aprirne una parte e vede che era caduta tutta la struttura, con tutto quello che c'era dentro.

Cerca di aprire sempre di più e mi chiama, ma senza ricevere risposta.

La tensione sale ogni minuto che passa.

Poi vede una mano sotto tutto quel casino e lì, con uno sforzo enorme, riesce finalmente ad entrare.

Urla a Kate di chiamare subito un'ambulanza e comincia a spostare tutto.

Io ero lì sotto e non davo segni di vita.

Mi tirò fuori, cercando di non spostarmi troppo, per via di possibili fratture e poi iniziò a parlarmi, ma io non ero cosciente.

Ad un certo punto sento come il rumore di una sirena, avevo come la sensazione di non potermi muovere, apro gli occhi e non capivo dove fossi.

Era l'interno dell'ambulanza, l'infermiera comincia a farmi delle domande, ma io ero molto confusa, non capivo cosa fosse successo.

Poi lo vedo, era lì e mi teneva la mano, mi dice che era tutto a posto, di stare tranquilla.

Io però avevo molta paura. Mi faceva male la testa e non riuscivo a muovermi, ero tutta legata. Mi dicono che eravamo quasi arrivati in ospedale e che mi avrebbero fatto subito una risonanza, ma io non volevo, odiavo quella macchina. Si, ci ero già stata in passato, ma è così stretta e angusta, mi saliva l'ansia.

Lo guardo, era l'unica persona che riusciva a tranquillizzarmi e gli chiedo se sarebbe rimasto.

Lui mi guarda e mi risponde all' istante, senza neanche bisogno di riflettere un secondo: "Se tu vorrai, io resterò con te sempre e ti dico subito che anche se non vuoi io resterò comunque.

Rimarrò qui giorno e notte finché non ti riporterò a casa e questa volta ti stancherai della mia presenza, perché è questo il mio posto, solo con te mi sento a casa."

Arrivammo in pronto soccorso e non capii più niente, mi portarono di corsa a fare tutti i controlli, sballottata da una parte all'altra.

Alla fine, mi ritrovai in terapia intensiva e mi resi conto che proprio bene non andava. A parte il braccio rotto, che era il meno, avevo un trauma cranico e un grosso ematoma vicino alla spina dorsale.

Lui finalmente entra, i dottori si raccomandano di farmi riposare, ma io volevo chiarire, non sapevo come sarebbe finita, avevo davvero paura di non farcela.

Subito mi scuso per come lo avevo trattato nell'ascensore, lui non voleva sentire, risponde che lo sapeva e che dovevo solo pensare a stare meglio.

Ma io continuo "Non è vero che ti odio, io ti amo, ti ho sempre amato, ero solo ferita per quello che era successo.

So, quanto vuoi bene ai bambini e mi devi promettere che se le cose dovessero andare male, tu veglierai per sempre su di loro, insieme riuscirete a farvi forza."

Mi da un bacio, mi guarda negli occhi e dice che non ce ne sarebbe stato bisogno, che tutto si sarebbe risolto per il meglio e che comunque, lui si sarebbe sempre occupato di loro.

La notte era passata senza problemi, mi sveglio e lo vedo addormentato su una scomoda sedia, aveva convinto i dottori a farlo rimanere.

Durante la visita mattutina, il primario dice che i valori andavano bene e che se durante la giornata non ci fossero stati problemi, l'indomani avrebbe sciolto la prognosi.

Era proprio una bella notizia, tutti hanno paura di morire ma quando hai dei bambini, il pensiero di quanto soffriranno ti logora dentro.

Arrivarono anche i miei familiari, le pesti erano tutte a scuola.

Io provo a convincere Jack, ad andare un po' a casa, visto che c'era anche sua sorella, ma lui non ne volle sapere.

La giornata passò molto velocemente, con tutti i medicinali che mi davano per i dolori, avevo dormito spesso.

L'indomani il dottore mantenne la parola e finalmente mi trasferirono in una camera, con due letti, almeno Jack, avrebbe potuto dormire su qualcosa di un po' più comodo.

AI CONFINI DEL CIELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora