Ventesimo Capitolo

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Una volta che cadi risalire diventa difficile, a meno che non ci sia una mano pronta a sostenerti…e a meno che, una volta afferrata quella mano, non diventi proprio questa la mossa capace di farti ricadere sempre più a fondo.

William mi aveva privato del suo appoggio, mandandomi a tappeto per l’ennesima volta, eppure, adesso, sentivo dentro di me un fuoco accendersi, pronto a divampare.

Avevo raccattato tutte le mie cose e messe nella borsa, quando due colpi alla porta mi fecero stringere lo stomaco.

-“Avanti.” Incredibile come quell’unica parola raccogliesse una grande speranza, tanto da farmi vergognare per l’immensa delusione che provai non appena Genevieve entrò, socchiudendo la porta alle proprie spalle. Il suo sguardo cadde immediatamente sulle mie mani impegnate a congiungere i ganci del borsa, e non ci mise tanto a capire che stavo per andarmene. Dove, ci avrei pensato dopo.

-“Tu non hai mai mentito a mio fratello”, esordì, rimanendo ad una distanza di cortesia.

-“Già”, mormorai,-“non avrei mai potuto farlo. Non sapevo di essere una sua nemica giurata, come avrei potuto fingere così bene? Lui ci era riuscito con me, prima di rivelarmi che fosse un vampiro…”

-“Vedi, Emily, non sono venuta qui per difendere mio fratello. Mi dispiace per lo scontro che avete avuto prima, ma William è un individuo estremamente fragile.”

-“Fragile”, le feci eco, lasciandomi cadere sul letto che scricchiolò sotto il mio peso.

-“Perché fragile è colui che non conosce la verità”, appuntò con impeto, azzerando la poca distanza che vi era tra noi.

-“Posso sedermi, Emily? Non penso che ti ruberò molto tempo.”

Assentii con un gesto del capo, scostando il borsone per farle posto.

Non mi ero nemmeno accorta che si era cambiata: adesso indossava una tuta blu, e aveva i capelli umidi che le ricadevano in tante piccole onde fino a metà busto; anche così la sorella di William suggeriva di provenire da un’epoca lontana.

-“Mio fratello non conosce del tutto nostra madre, non l’ha mai conosciuta e di questo posso esserne certa. Lui è stato solo vagamente cosciente di ciò che è accaduto prima e dopo la prigionia di mio padre. Io e lui abbiamo scontato il prezzo dell’amore dei nostri genitori.”

-“William mi ha raccontato di come Jennifer e Demetrio si siano conosciuti, mi detto della Prima Caccia e…”

-“William conosce solo la versione censurata e infiocchettata di quella storia, Emily.” La voce di Genevieve si sovrappose alla mia. La fastidiosissima sensazione di confusione –di non aver il controllo della situazione- tornò ad intensificarsi, ed io mi sentii irrigidire come se il mio corpo si preparasse a sortire un nuovo colpo duro.

-“Ti ascolto”, incitai Genevieve a continuare.

-“E’ una storia così lunga che non saprei nemmeno dove iniziare, ma cercherò di fartela breve. Mio padre, Demetrio, faceva parte di uno dei clan più potenti della Francia. Ma non possedeva l’inclinazione di chi si fa trascinare, bensì mio padre era nato per capeggiare. Unire questo, al rigido regime del clan non fecero che renderlo insofferente e ribelle. Demetrio si giustificava dietro al suo carisma, al suo essere un abile predatore per trasgredire le regole e andare contro alla sua fratellanza. Questi, un giorno, si accorsero che le sue gesta stavano per portarli ad essere scoperti. Dei cacciatori di vampiri erano da poco giunti nel villaggio, e ogni minimo sospetto sarebbe bastato per stanarli; quello che i componenti della fratellanza non sapevano era che proprio colui che avevano accolto tra di loro, mostrando indulgenza verso i suoi comportamenti, stava cercando di tradirli in ogni modo possibile e inimmaginabile.”

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