Da piccola avevo paura dei mostri. Già, come tutti i bambini d’altronde. Ed io, a cinque anni o poco più, ero convinta di averne uno nell’armadio di fronte al letto. Mi vergognavo di confessare quella mia paura a mamma e papà così, una sera, decisi che se mi fossi portata le coperte fino alle tempie, allora sarei stata salva da qualsiasi creatura delle tenebre. Illogico e buffo, non è così? Eppure la notte riuscivo a dormire e man mano che crescevo mi dimenticai del mostro, dei possibili pericoli che poteva celare la notte.
E’ in quella posizione –appallottolata e aggrovigliata nelle coperte- che Jennifer Delacour mi trovò.
Avevo percepito le lenzuola scivolarmi via dal corpo e quando riaprii gli occhi la vidi; il mostro mi aveva trovata. Nell’ultima ora del giorno del mio sedicesimo compleanno.
-“Collins”, aveva detto senza troppi complimenti, con il suo solito tono sprezzante. Lasciai vagare lo sguardo sul suo braccio destro ma indossava una maglietta diversa. E questo mi diede conferma del fatto che avevo davvero visto del sangue scorrerle lungo l’avambraccio. Deglutii.
-“Miss Delacour.”
-“Sarai lieta di sentirti dire che questa notte potrai tornare nella tua camerata. Il tuo isolamento è terminato. E’ stato…”, distolse l’attenzione vagando con gli occhi azzurri nella stanza, cercando le giuste parole, -“come dire, questo lungo periodo di solitudine ti ha dato modo di pensare ai tuoi errori, al tuo comportamento indisciplinato?”
Stavo giusto per tirarmi su a sedere e parlare; dirle che sì avevo imparato la lezione, avevo capito tutto, i misteri dell’universo mi erano stati svelati, quando riprese a parlare:
-“La solitudine è per lo spirito, ciò che il cibo è per il corpo. Diceva un filosofo. Hai tratto nutrimento per la tua anima, lungo queste notte solitarie?”
Annuii.
Jennifer Delacour strinse le labbra, senza sorridere, inclinando leggermente il capo.
-“Voglio sentirlo dalla tua bocca. Le cose dette ad alta voce hanno tutto un altro significato di quelle sussurrate nella propria mente. Sono più convincenti. E convincimi, Collins.”
Scombussolata, terrorizzata, con la gola secca mi ritrovai ad affrontare uno dei discorsi più lunghi mai avuti con lei.
-“Sì. Sì, ho riflettuto e mi dispiace aver agito così impulsivamente alle…”, m’ingarbugliai e in quel momento non riusciva a venirmi in mente nemmeno il motivo per cui ero stata esiliata, -“sì. Io ho davvero imparato molto da questa esperienza. La notte porta consiglio, no? E’ così che dicono e penso che a me la solitudine e la notte abbiano agevolato le mie riflessioni. Davvero”, conclusi, sperando bastasse per convincerla. Il vento, nel frattempo, ululava contro il vetro della finestra. Questo dettaglio rendeva tutto ancora più solenne e terrificante.
-“Lo spero per te”, disse e immaginai fosse soprappensiero.
-“La solitudine è un’arma a doppio taglio: abbastanza ti giova, troppa sembra morte”, mormorai, rievocando le parole che mia nonna era solita dirmi da bambina. La Delacour trasalì, però non rispose. Mi fece scendere dal letto e mi condusse di fronte alla mia camerata, in perfetto silenzio.
-“La verità”, mormorò prima che potessi congedarmi, -“è che quella stanza mi serve per ospitare mio figlio. Hai avuto delle belle parole che, ahimè, mancavano di verve e fermezza e questo non può che farmi pensare a quanto tu non sia pentita; ma forse la vera lezione la imparerai quando meno te lo aspetti.”
Come sempre, ogni volta che mi parlava, avevo la sensazione che nelle sue parole ci fosse un messaggio da decifrare, da cogliere, eppure non lo trovavo mai e quasi sempre mi costringevo ad annuire, celando preoccupazione e repulsione. La preside fece nascere un fugace sorriso sul volto, mi diede le spalle ed io mi chiusi nella mia ritrovata stanza ancor prima di sentire il suo ultimo passo dissolversi nel silenzio.
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Going Under
Vampire[DA REVISIONARE] Quando la giovane Emily Collins mette piede nel collegio più cupo e spaventoso di Londra non sa che la sua vita sta per cadere in un mondo oscuro fatto di sangue e creature che credeva vivere solo nei suoi incubi. Quando pensa che l...