L'indomani sarei stata di turno nel primo pomeriggio fino alla chiusura, per poi avere una pausa fino alla riapertura per la serata di musica dal vivo. Avevo appena finito di pulire dopo l'ora di pranzo, quindi nel locale erano rimasti solo pochi clienti che si attardavano a giocare a carte o leggere il giornale. Mi accostai ad un tavolo con il retro delle cosce, le braccia conserte, dietro ad un uomo anziano che soleva frequentare il bar a quell'ora per una mano di Burraco che solitamente si trasformava molto più di una semplice mano.
«Come sta andando, signor Hale?» gli chiesi con un sorriso divertito, mentre sua moglie, Henrietta, di fronte, faceva una smorfia, gli occhi puntati sul mazzo.
I due avevano un passato molto romantico che non perdevano occasione di raccontare con un sorriso stampato in volto: lei era una donna stravagante, con le sue collane di perle ed i suoi innumerevoli anelli impreziositi di pietruzze, un ricordo di quella gioventù nel teatro in fondo agli occhi; Cyrus Hale diceva sempre che di quello sguardo, si era innamorato, quello da eterna ragazzina che interpretava la perfetta Laurey Williams nei loro adattamenti di "Oklahoma!", mentre lui era un giovane regista, al tempo, di qualche anno più grande di lei. Si erano innamorati facendo il giro degli Stati Uniti su una vecchia Mercury gialla e mettendo su gli spettacoli nei teatri ogni singola notte. Si erano lasciati, poi, a causa della gelosia di Cyrus verso l'interprete di Curly McLain, così Henrietta aveva abbandonato la compagnia dopo quello che sarebbe stato il loro ultimo spettacolo, a Newark, e si era unita ad un'altra mentre passava per l'Illinois, sulla strada di casa. I due avevano quindi preso strade differenti: Cyrus aveva definitivamente abbandonato il teatro alla soglia dei trent'anni dopo aver sposato una cameriera di un diner sulla Statale 44, a Tulsa, e si era dedicato ad un noioso lavoro d'ufficio, mentre la notte e nei weekend lavorava alla sua primissima sceneggiatura; Henrietta, invece, era rimasta fedele al palcoscenico ed aveva sposato il suo agente che aveva conosciuto a soli ventitré anni dopo una rappresentazione a Sacramento di "Carousel". Henrietta e Cyrus si sarebbero poi rincontrati molti anni dopo, quando la figlia maggiore di lei, Vera, avrebbe invitato la madre alla prima a Santa Rosa dello spettacolo scritto dal suo vecchio amante. Intrattennero una relazione segreta alle spalle dei rispettivi coniugi finché il marito di Henrietta non venne a mancare e quest'ultima, con i sensi di colpa che le attanagliavano il petto, non decise di lasciare ancora una volta Cyrus. Si sarebbero rincontrati ancora una volta soltanto sette anni dopo, in un piano bar a New Orleans, che ormai Vera aveva sposato l'attore principale dell'opera teatrale, Cyrus aveva divorziato dalla moglie, perdendo anche l'affido dei figli, ed Henrietta aveva scoperto di avere un carcinoma polmonare causato dal vizio del fumo. Non appena i due si erano rivisti, lui le aveva chiesto di sposarlo, così da non incorrere nel rischio di perderla ancora una volta. Si sarebbero sposati l'indomani stesso con il primo volo per Las Vegas, in una cappella aperta ventiquattr'ore su ventiquattro, Elvis come celebrante ed una vincita di cinquecento dollari al casinò in tasca.
«Le carte sono dalla mia parte, Abigail» mi confidò il signor Hale e potevo immaginare il suo solito ghigno furbo affiorare sul suo volto mentre si batteva una mano sul taschino destro della camicia, dove teneva nascosta una foto della moglie risalente agli anni Quaranta, durante uno dei loro tour con la Mercury.
Mi voltai, scuotendo la testa di fronte alla sua testardaggine, non appena udii il tintinnio del campanello sopra la porta del Bazaar. Ne fece il suo ingresso un uomo alto e dalle spalle ampie; i capelli castani e lisci erano portati indietro in ciuffi che finivano dietro le sue orecchie, gli occhi grigio-azzurri ombrati dal cipiglio della fronte. Attorno al mento ed alla mandibola, una barba folta ricopriva la pelle attorno alla bocca sottile e sulle mascelle e scendeva all'attaccatura della testa con il collo liscio e porcellana. Indossava una camicia bianca perfettamente stirata ed aperta sui primi due bottoni, rivelando i peli del petto sottili e radenti, un paio di pantaloni a sigaretta blu scuro e dei mocassini neri tirati a lucido.
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𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑨𝑻𝑬𝑳𝑳𝑰𝑻𝑰
Romance"Eravamo due nane bianche morte, spoglie di tutto, della speranza, dell'amore, della felicità, per restare un nucleo nudo della stessa sostanza con la quale nasciamo: le lacrime. Ma per qualche strana reazione chimica, quando collidevamo non esplode...