❙ TAKE ME TO CHURCH, Hozier
Una stella si evolve continuamente grazie all'eterna lotta tra forza di gravità, che la induce al collasso, e reazioni nucleari, che la ostacolano; quando la stella ha consumato l'idrogeno, inizia a consumare elio ed infine carbonio e ossigeno. La pressione di radiazione fa poi crollare gli strati esterni verso il nucleo, formando una gigante rossa; all'esaurimento dell'elio, questi strati rimbalzano sul nucleo, per poi disperdersi nello spazio e generare una nebulosa attorno a una nana bianca, una stella nuda, il cui collasso gravitazionale è contrastato soltanto da particelle subatomiche che agiscono secondo le leggi della meccanica quantistica.
Quando la massa della nana bianca supera il limite di Chandrasekhar, il collasso prosegue fino alla formazione di una stella di neutroni, l'ultima fase di vita di una stella, formata da massa degenere ad alta densità. Se abbiamo invece due nane bianche che orbitano l'una attorno all'altra, le loro onde gravitazionali faranno perdere loro energia orbitale, diminuendo la loro distanza fino alla collisione, che può farle fondere distruttivamente attraverso una supernova o, ancora, attraverso la formazione di una stella degenere.
J005311, che si trova al centro della nebulosa Iras 00500+6713, nella costellazione di Cassiopea, è l'eccezione alla regola. Si tratta di una stella nata dalla fusione di due astri morti, che l'avrebbero riportata in vita. Secondo l'analisi spettroscopica, questa fenice sarebbe composta solo da carbonio e ossigeno; non avrebbe quindi traccia dei principali motori di una stella, elio e idrogeno, malgrado abbia massa sufficiente per bruciare questi due elementi. Inoltre, non emetterebbe luce visibile, ma secondo le sue radiazioni infrarosse, splenderebbe come quarantamila soli.
Ciononostante, questa stella anomala non è destinata a vivere per sempre: si stima che tra dieci millenni, quando avrà finito il carburante e collasserà in una stella di neutroni molto compatta, J005311 emetterà flash di neutrini e raggi gamma, esplodendo in una spettacolare supernova al termine della sua seconda vita.
Venerdì pomeriggio, Nada mi aveva vietato categoricamente due cose: di darle buca alla festa per il compleanno di Daniel e di vestirmi in qualsiasi modo che non rappresentasse la sua concezione di eleganza. Per ovviare ad entrambe, mi aveva costretta a presentarmi a casa sua per prepararci, mentre Benjamin sbrigava con il festeggiato degli affari da sposo inventatosi dal nulla il giorno precedente.
Mentre frugava nel proprio armadio alla ricerca di qualcosa che potesse andarmi bene, - purtroppo io e Nada non avevamo affatto lo stesso fisico - io me ne stavo seduta sul suo letto con le mani piantate sul materasso, oltre le mie spalle.
«Sono proprio curiosa di sapere cosa tu gli abbia regalato» mi disse lei, senza nemmeno guardarmi.
Accennai ad un sorriso, anche se lei non poteva vedermi. O forse mi uscì proprio perché lei non potesse farlo. «Un libro» risposi. «In realtà è la trascrizione letteraria del discorso di Chimamanda Ngozi Adichie al TEDxEuston, "We should all be feminists".»
Nada si voltò verso di me ed incrociò le braccia al petto, guardandomi con aria di rimprovero. «Un libro? Perché?»
«Be', perché no?» risposi.
In fondo, anche a me Daniel ne aveva regalato uno, in passato. Lo vedevo come uno scambio reciproco, come se ogni testo che ci regalavamo l'un l'altra contenesse un messaggio. Inoltre, non era l'unico regalo che gli avessi fatto: il libro era quello ufficiale, da portare di fronte agli amici che non dovevano sapere cosa fosse successo tra noi in quei due mesi, mentre il regalo ufficioso, che gli avrei consegnato solo una volta che fossimo stati in disparte, al sicuro da occhi indiscreti, era una lampada che proiettava il nostro sistema solare, particolareggiato di tutte le stelle che lo componevano. In un biglietto avevo scritto "Lo sapevi che se guardassimo il Sole da Alfa Centauri apparirebbe in Cassiopea?". Era forse un tentativo, da parte mia, di restaurare quel dolce ricordo che avevo della notte alla baia, dopo che lui lo aveva lacerato la sera che avevo conosciuto Briana.
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𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑨𝑻𝑬𝑳𝑳𝑰𝑻𝑰
Romance"Eravamo due nane bianche morte, spoglie di tutto, della speranza, dell'amore, della felicità, per restare un nucleo nudo della stessa sostanza con la quale nasciamo: le lacrime. Ma per qualche strana reazione chimica, quando collidevamo non esplode...