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«Eccoci qua» annunciò Julian una volta giunti davanti al mio appartamento, quindi cacciò le chiavi fuori dalla propria tasca dei pantaloni ed aprì la porta.

Mentre io mi dirigevo in camera per togliermi i vestiti, sentii l'acqua scrosciare nella vasca da bagno e ringraziai mentalmente il mio amico per aver capito che avessi bisogno di lavarmi, prima di andarmene a letto.

«Devo preoccuparmi che ti lascerai affogare nella vasca?» mi chiese, una volta che si fu appostato sullo stipite della porta della mia stanza.

«No, puoi andare. Grazie, Jules» risposi con un sorriso.

Che fosse perché dopo l'esperienza del Roaring 20's non avessi più alcuna inibizione con la mia nudità, o perché ormai Julian avesse già visto tutto ciò che c'era da vedere e non ne avesse mai approfittato, non mi trovavo affatto a disagio nel mostrarmi a lui in intimo. Quindi lui ricambiò con un cenno del capo, senza distogliere lo sguardo dal mio volto, e si avvicinò per darmi la buonanotte con un bacio sulla fronte, prima di dirigersi verso l'ingresso e tornarsene a casa.

Io allora mi diressi in bagno, chiusi il rubinetto della vasca, vi ci gettai del sapone e mi ci immersi fino al mento con un sospiro. Mentre l'acqua mi impregnava alcuni ciuffi di capelli scappati dalla mia cipolla alta, abbandonai le braccia lungo i bordi del trogolo e chiusi gli occhi, le mie gambe che ciondolavano oltre la cornice. Sotto le palpebre mi passò un flashback di ciò che era successo con Daniel poco prima al bar e mi lasciai avvolgere dal ricordo, mentre il mio stomaco veniva abbattuto da un macigno e venivo scossa dai brividi dalle spalle fino alla punta dei piedi.

«Credimi,» aveva mormorato lui, «saprei prenderti benissimo, Abigail.»

Con le mani ancorate sui miei fianchi, al di sotto del blazer, si era proteso verso di me ed aveva premuto le labbra sulle mie. La sensazione della sua barba che mi pungeva il volto ed il contatto estraneo della sua bocca mi erano sembrati giusti e sbagliati al contempo. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che ero stata baciata, e dovevo ammettere che mi fosse mancato. Il modo in cui le sue labbra avevano schiuso le mie per accarezzarmi la lingua con la sua ed il suo ginocchio che si era introdotto tra le mie gambe mi avevano reso impossibile desistere, ero stata come paralizzata, le mani immobili in aria, ai lati delle sue braccia, lo stomaco ormai attraversato da un esercito di elefanti, la mia bocca che si muoveva inconsapevolmente sulla sua.

Odiavo perdere il controllo, soprattutto se si trattava di Daniel. Il mio corpo reagiva in modi che non mi piacevano affatto, con lui, era come se fossi fuori di me, come se il mio cervello si spegnesse e lasciasse carta bianca ai miei muscoli, e allora arrivava il blackout, in cui io non riuscivo più a muovermi, il mio cuore smetteva di battere, le mie guance si arrossavano vergognosamente ed io ero succube del volere di quell'uomo. Fosse stato per quel bastardo del mio cervello fuso, avrebbe lasciato che Daniel facesse di me ciò che voleva, ed era sorprendente che fossi arrivata fino a quel punto senza che mi avesse già portato a letto.

Era stato per combattere questo senso di impotenza, e perché ancora non mi sentivo pronta per accogliere nella mia vita un altro uomo che mi avrebbe fatto soltanto del male, che avevo tirato uno schiaffo in pieno volto a Daniel. Perché era stato così che era iniziata la mia relazione con Nicholas, anni prima: lui aveva fumato una sigaretta fuori da una festa, me l'aveva fatta provare, mi aveva riaccompagnato a casa e mi aveva baciato. Era stata esattamente la stessa situazione ed io avevo avuto un tremendo senso di dejà vu. Eravamo con lo stesso gruppo di amici di allora, in circostanze simili, ci eravamo stuzzicati allo stesso modo e adesso ci eravamo baciati nello stesso modo. Tutto, di quella storia, mi aveva ricordato Nicholas, e sapevo, ormai per esperienza, che se fosse andata nello stesso modo, io sarei finita di nuovo con il cuore spezzato, possibilità che non avrei potuto permettermi. Mi era quasi venuto da piangere, poiché Daniel e Nick erano così diversi tra loro, eppure vi avevo ritrovato sempre lo stesso schema. Avrei tanto voluto portare avanti quel bacio, avevo capito quanto il mio corpo lo anelasse e ne avevo anche compreso i motivi: Daniel era bellissimo e mi aveva già incantato più volte con il suo portamento, la sua dizione ed il suo intelletto intricato, ed io ero sempre la solita stupida che cadeva nei trucchetti che uomini come lui ed il mio ex usavano con le donne.

𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑨𝑻𝑬𝑳𝑳𝑰𝑻𝑰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora