❙ HIGHER POWER, Coldplay
Era sabato mattina, alle sei, per la precisione, quando il campanello del mio appartamento iniziò a suonare con insistenza. Quando fuori dalla porta trovai Daniel, fui davvero tentata di mandarlo al diavolo, ma lui mi precedette ed entrò senza il mio permesso.
«Prego,» mi arresi, «fa' pure come se fossi a casa tua.»
«Hai una valigia? O una borsa da viaggio?»
«Daniel,» lo richiamai mentre armeggiava per casa, quindi lui si fermò e si voltò a guardarmi, «innanzitutto buongiorno.»
Sospirò per tranquillizzarsi, poi mi raggiunse, mi avvolse le guance con le sue grandi mani e posò le labbra sulla mia fronte. «Buongiorno, gioia» mormorò.
«Perché tanta urgenza di sabato mattina?» gli chiesi, mentre mi dirigevo in cucina per mettere su il caffè.
«Ti porto in un posto.»
«Latte?»
«No, grazie.»
«E a cosa servirebbe la borsa da viaggio?» domandai ancora dopo aver versato il caffè in due tazze ed avergliene porta una.
«Staremo via tutto il weekend.»
Lo guardai scettica. Il suo piano implicava che passassimo una notte fuori. Non sapevo dove né in che tipo di camera da letto, se separata dalla sua o meno. Per andare dove, poi? Non sapevo nemmeno questo. Rammentavo che Daniel avesse detto ai miei genitori che gli piaceva fare dei viaggi su strada, nel fine settimana, e dovevo ammettere che quel suo lato intraprendente mi intrigasse non poco. Avevo davvero voglia di saperne di più su di lui, perciò me ne tornai nella mia stanza, estrassi una borsa capiente dall'armadio e la riempii con della biancheria e dei vestiti puliti, un pigiama e articoli da toeletta. Mi preparai quindi ad uscire, indossando un vestito bianco in stile bohémien, dei sandali ed un cappello in paglia.
«Mi dirai dove stiamo andando, prima di arrivarci?» chiesi a Daniel, mentre mi apriva la portiera della sua auto e mi invitava a salire dal lato del passeggero.
«No.»
Ci immettemmo nella Statale 101, mentre la stazione radio passava le hit estive e la corrente attraversava i finestrini abbassati. Daniel teneva una mano sul volante, mentre l'altra ciondolava fuori dalla vettura e gli occhi erano ben concentrati sulla strada di fronte a noi, sul volto l'accenno di un sorriso. Io mi limitai a canticchiare le canzoni che conoscevo, le dita che tamburellavano sulle mie gambe fuori tempo, e a spostare lo sguardo dal panorama che ci circondava, con la West Coast sulla nostra destra, a Daniel, che sembrava rilassato come quella notte al Torpedo Wharf.
Uscimmo da San Francisco, quindi attraversammo San Jose, fino a Salinas, dove ci fermammo in un diner per un caffè ed una sosta alla toilette. Ci addentrammo nell'entroterra californiano, quindi dopo un altro paio d'ore superammo anche Nacimiento. Alle porte di Templeton, Daniel alzò il volume della radio, che adesso trasmetteva i Coldplay. Io sorrisi istantaneamente, quando iniziò a scuotere la testa a ritmo della canzone. Ci ritrovammo a cantarla assieme, perché come diceva Chris Martin, Daniel aveva un potere superiore che mi faceva cantare ogni secondo e ballare ad ogni ora. E lui era davvero qualcuno che volevo conoscere.
Quando la cartellonistica stradale ci indicò l'arrivo a Santa Barbara, ormai la macchina era diventata il nostro personale Carpool Karaoke; entrammo nella contea di Ventura, parallelamente alla Pacific Coast Highway, fino ad uscire dalla Statale, per immetterci in Harbour Boulevard. Quando Daniel posteggiò vicino al marciapiede per chiedere indicazioni ad un passante, finalmente venni a conoscenza che, dopo sei ore di auto, ci stessimo dirigendo al porto.
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𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑨𝑻𝑬𝑳𝑳𝑰𝑻𝑰
Romance"Eravamo due nane bianche morte, spoglie di tutto, della speranza, dell'amore, della felicità, per restare un nucleo nudo della stessa sostanza con la quale nasciamo: le lacrime. Ma per qualche strana reazione chimica, quando collidevamo non esplode...