3

543 19 1
                                    

ALICE

-papà- chiamo mio padre infondo al corridoio.
-tesoro, stavo giusto scendendo per andare a pranzo, vieni con me?
-certo- gli dico affrettandomi a raggiungerlo.
Prendiamo l'ascensore e lui seleziona il piano zero.
Appena arrivati le porte si aprono e noi andiamo verso la sala pranzo.
Le porte di essa sono chiuse, ma da dentro derivano delle voci, perciò lui bussa e due uomini aprono le grandi porte della sala pranzo.
Io mi nascondo dietro il corpo di mio padre, cercando allo stesso tempo di farmi notare.
Lui cammina verso un tavolo e io lo seguo.
Il tavolo in causa è a tre posti, uno è occupato da Vialli, gli altri due sono liberi.
Io e mio padre ci accomodiamo e lui saluta a Vialli, col quale continua a scambiare varie chiacchiere.
Io guardo i ragazzi parlare e ridere ogni tanto.
Il tavolo che li ospita è molto grande, e, fortunatamente, abbiamo una sala da pranzo a parte, ciò significa che le altre persone che soggiornano nell'hotel seguiranno i pasti in un'altra stanza.
Scruto uno ad uno i ragazzi, prima che mio padre si alzi dal tavolo e sbatta il coltello sul bordo del bicchiere per attirare l'attenzione.
Tutti fanno silenzio e si girano verso di lui.
-grazie dell'attenzione... Allora ragazzi, benvenuti, spero che il nostro viaggio negli Europei sia molto lungo, volevo solo presentarvi una persona- mi guarda e fa cenno di alzarmi.
-lei è la mia figlia Alice, ha ventiquattro anni ed è del 1997. Li ha compiuti il 14 marzo e- lo interrompo.
-papà credo possa bastare, non c'è bisogno di dire anche il mio codice fiscale o i dati all'anagrafe- cerco di sorridere nonostante fossi alquanto scocciata.
-giusto, ah un'altra cosa- continua riferendosi alla squadra -dove sono finiti Emerson, Verratti, Locatelli, Berardi, Di Lorenzo e Sirigu?
-a me Manuel ha detto che avevano avuto dei contrattempi e sarebbero arrivati in ritardo- risponde un tizio tra i giocatori.
-ok, grazie Leonardo.
Mio padre si riprende posto e io colgo l'occasione per fargli una domanda.
-papà, chi è quello?
-Leonardo Bonucci, difensore della Nazionale, come mai ti interessa?
-così, per sapere. Vorrei conoscere qualcuno.
-te li presenterò prima di cominciare l'allenamento pomeridiano- mi rassicura.
Io annuisco e continuo a guardarlo. E' sicuramente più grande di me, ma ha il suo fascino.
E poi Alice Mancini si ricordò dell'esistenza di Google.
Che ritardata che sono.
Prendo il telefono dalla tasca dei pantaloncini e vado in bagno, dove cerco Bonucci.
Su Wikipedia c'è scritto che ha 34 anni.
Sad story.
Vabbè ma che me frega.
Se e figo ce sta, l'età non conta.
Guardo poi tutti gli altri giocatori della Nazionale e me ne salta agli occhi uno.
Federico Chiesa.
Mai sentito pure lui.
Però pure lui è figo, e ha ventitré anni.
Dalla foto che gli hanno messo affianco alla biografia sembra un po incazzato ma vabbè.
E' figo comunque.
Però è più piccolo di me.
Sad story parte 2.
Guardando l'ora, noto che è passato un bel po di tempo da quando sono entrata in bagno così apro la porta ed esco ritornando a sedere al tavolo.
Pochi minuti dopo ci vengono serviti i piatti e, tra varie chiacchiere, cominciamo a mangiare.
Io non parlo con nessuno, piuttosto guardo i ragazzi mangiare.
Di punto in bianco le porte si aprono e spuntano sei ragazzi, probabilmente sono quelli di cui aveva domandato mio padre tempo prima.
-oh, eccoli finalmente- dice uno con la barba e il ciuffo pieno di gel.
-moveteve e venite qui che ve se fredda la pasta- gli dice uno biondo facendogli segno di sedersi -Verratti mettete vicino a me- continua.
-Ciro non comincià, Verratti se mette vicino a me.
-Gigio famo decide a Verratti- ribatte il biondo.
-ma io mesà che me metto vicino a King Kong- dice prendendo posto accanto ad un nasone.
Anche gli altri si siedono e, dopo aver ricevuto il loro piatto, cominciano a mangiare.

•A UN PASSO DAL PARADISO//LEONARDO BONUCCI•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora