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Dopo pranzo ci alziamo dal tavolo.
Mentre tutti rimangono a scambiare quattro chiacchiere, io mi affretto ad uscire dalla sala da pranzo per dirigermi in camera mia.
Prendo in mano il telefono ed apro whatsapp, entrando nella chat con le mie migliori amiche, le quali, nonostante la mia assenza hanno continuato a spammare messaggi come se non ci fosse un domani.

*in chat*

Alice: hey, la migliore del gruppo è tornataa!

Ginevra: modesta come sempre

Valeria: hii

Sarah: hey, hai delle novità da raccontarci?

Alice: certo, dico tutto in un vocale.

*messaggio vocale*

"allora voi non potete capire, ho visto un botto di giocatori bonazzi tra cui Leonardo Bonucci che è un figo assurdo"

*fine chat*

Prendo l'ascensore e prima che le porte si chiudessero due mani le bloccano e le fanno riaprire.
-ho sentito dire il mio nome o sbaglio?- ride una voce.
Appena lo vedo realizzo che è Bonucci.
-ciao, ehm, no, cioè, si, ma non è come pensi- dico presa dall'imbarazzo.
-si capisco- mette una mano sulla nuca e sbuffa cercando di non farsi notare.
-a che piano devi fermarti?- domanda spezzando il silenzio che si era creato.
-al secondo, devo tornare in camera mia.
-oh, anche io. Qual è il numero della tua camera?
Troppe domande. Che ansia che mi mette sto uomo.
-ehm, 243, la tua che numero è?
-256
Annuisco e finalmente le porte dell'ascensore si aprono.
Usciamo tutti e due e andiamo ognuno verso la propria stanza dopo esserci salutati.
Mentre cerco la chiave della stanza qualcuno sbatte contro di me.
-oh scusa non volevo, scusami tanto!- dice il ragazzo che mi ritrovo davanti.
-Federico Chiesa- mi tende la mano.
-Alice Mancini- afferro la mano.
-oh, sei la figlia del mister, bene, ehm, la mia stanza è la 248 se vuoi un giorno mi passi a chiamare e ci facciamo un giro- sorride balbettando ogni tanto.
-uhm, certo, quando vuoi tu, tanto sono libera- sorrido.
-okay, io vado- continua a balbettare.
Ci salutiamo e finalmente entro nella mia stanza, ringraziando il cielo di non avermi fatto fare una figura di merda anche con Chiesa.
Riprendo il telefono e ritorno nella chat con le mie migliori amiche per raccontare loro tutto quello che è successo.
Quasi un'ora dopo mio padre si affaccia in camera mia -tra poco dovremo andare ad allenarci, vestiti perché dovrai venire anche tu. Devo presentarti come si deve alla squadra.
Dopo essersene andato, scendo giù dal letto e metto le prime cose che trovo.
Mi trucco leggermente e faccio una coda alta.
Apro la porta e vado verso le scale. Eviterò di usare l'ascensore per un po, dopo il trauma di Bonucci.
Una volta scese le scale vado in direzione delle voci, le quali mi portano in un salottino.
Affacciandomi, noto che ci sono i giocatori ma non mio padre.
Faccio una tosse finta per richiamare l'attenzione -sapete dirmi dove si trova mio padre?- domando.
-certo, ha detto che sarebbe venuto a momenti, doveva tornare in camera per prendere gli occhiali da sole- risponde subito uno con la testa quasi quadrata e il naso gigante. Mi pare che a pranzo l'avevano chiamato King Kong.
-okay, grazie- dico andandomene, ma mi fermano -rimani qui con noi, no?- propone un ragazzo con gli occhi azzurri e la pelata.
-Verratti che ci prova con le ragazze mi spezza- ride Ciro seguito da quello basso.
Io mi sentivo in imbarazzo ma cercai di non farlo vedere, nonostante fossi alquanto rigida.
-cambiando argomento... Verrai anche a vedere le partite- domanda quello che mi sembra di aver capito sia Verratti.
-credo di si, anche se questo mio padre non me l'ha detto- forzo un sorriso.
-eh si, verrai anche tu- mi dice qualcuno mettendo la mano sulla mia spalla sinistra. Riconosco subito mio padre e faccio una piccola risata.
Lui mi scompiglia un po i capelli e poi andiamo verso il campo dove si sarebbero allenati.

•A UN PASSO DAL PARADISO//LEONARDO BONUCCI•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora