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E' finalmente arrivato il grande giorno. Oggi, venerdì 11 giugno, inizia l'Europeo.
Con la squadra ci dirigiamo all'Olimpico.
Una volta arrivati io seguo mio padre a bordo-campo mentre aspettiamo l'inizio del torneo.
E finalmente eccoli entrare nel campo.
Si posizionano accanto all'arbitro con i turchi dall'altro lato, e cominciano gli inni.
Vengono anche mostrate le formazioni, noi abbiamo:
Gigio in porta, Chiellini, Leo, Spina e Florenzi in difesa, poi centrocampo Barella, Jorginho e Loca. Infine, gli attaccanti sono Lorenzo, Ciro e Berardi.
Danno inizio alla partita.
Nel primo tempo comincia subito a salire l'ansia.
Proviamo e riproviamo a segnare, ma senza ottenere buoni risultati.
Ogni tanto do uno sguardo a mio padre, ma non lo vedo teso quanto me, è un po più sciolto ma sempre all'avanguardia. Ogni tanto, quando ci passano accanto, urla ai ragazzi cosa fare, facendogli ricordare alcuni schemi preimpostati prima della partita in modo da metterli in atto, ma il primo tempo si conclude senza successo, zero a zero.
Dopo una pausa di un quarto d'ora, comincia il secondo tempo.
Ritorna la mia amichetta di nome ansia, che mi aveva lasciato per quei pochi minuti di pausa.
E si riparte, con un possesso palla non male.
Pochi minuti dopo la palla raggiunge Berardi, che si dirige di corsa verso la porta avversaria tentando di segnare.
A pochi metri della porta fa un cross e la palla viene colpita accidentalmente da Demiral, il quale la fa entrare in porta.
Esulto a quell'auto gol, ma mio padre non ha la mia stessa reazione, cerca di rimanere il più calmo possibile.
Ritorno seria poco dopo, non voglio gufare la partita , proprio no.
La palla continua a viaggiare per tutto il campo, da un lato all'altro, poi ritorna, una decina di minuti dopo, vicino alla porta avversaria, Ciro la prende e GOOOOL! DUE A ZERO.
Stavolta mio padre esulta molto di più rispetto a prima. Sarebbe stato molto difficile recuperare due gol se mancano circa trenta minuti alla fine della partita, ma tutto è possibile, perciò ritorniamo seri e continuiamo a guardare i ragazzi giocare molto bene.
Spesso mi sfugge un sorriso quando la palla arriva tra i piedi di Leonardo, ma cerco di non farlo notare, specialmente perché mio padre non sapeva assolutamente nulla.
-MANUEL CERCA DI OTTENERE UN POSSESSO PALLA MIGLIORE, VA BENE PER ORA, MA PUOI OTTENERE DI PIU'- urla mio padre quando Locatelli corre accanto a noi.
-VA BENE MISTER- gli urla.
-DAI RAGA! DAI!- urlo quando vedo la palla sfrecciare verso la porta Turca.
Lorenzo la prende e segna.
Una parte dello stadio esulta, ovviamente erano italiani.
Stessa cosa facciamo io e papà, insomma, tre a zero in tre quarti d'ora.
-BRAVI! BRAVI RAGAZZI! GRANDE LOREE!- urlo cercando di farmi notare, ovviamente senza farmi sentire, insomma, con tutto quel casino non si capiva proprio un cazzo.
Al novantesimo minuto l'arbitro fischia.
La partita è finita e non sarebbe potuta andare meglio.
I ragazzi corrono verso di noi e ci abbracciamo.
Ma questi sono solo i gironi, non sono troppo importanti, se perdiamo qui non se ne accorge nessuno (a meno che tu non sia la Francia, a proposito, speriamo che perda il prima possibile). Però una cosa è certa, più ci impegnamo, più arriviamo in alto, più siamo vicini alla vittoria.
E questo è un piccolo gradino verso il successo.
Piccolo, si, ma pur sempre importante.

•A UN PASSO DAL PARADISO//LEONARDO BONUCCI•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora