POV ALICE
Mi sveglio alle undici di mattina spalancando gli occhi, il suono della sveglia continua a rimbombare nelle mie orecchie -e aspetta che cazzo- mormoro portando il braccio verso il comodino, mentre cerco quell'aggeggio che non smette di suonare.
Prendo la sveglia e la spengo -vaffanculo- continuo quando la poso.
Mi alzo dal letto un po traballante, tra poco inciampavo sulle mie scarpe.
Col braccio allungo la sedia verso di me e mi siedo.
Mi metto le mani in faccia, ho un mal di testa tremendo.
Per di più stasera ci sarebbe stata la partita Italia-Belgio.
L'hotel in Germania non è male, ma preferisco quello di Roma.
Penso che non andrò allo stadio per la partita, piuttosto la vedrò in TV.
Non so che cazzo ho, sarà Covid? Non penso, insomma, sono stata attenta ed ho sempre indossato la mascherina in pubblico.
Forse è solo lo stress, alla fine ho solo del mal di testa. E' sicuramente molto forte, ma è solo mai di testa, nient'altro.
Mi alzo dalla sedia e vado in bagno, dove bagno la faccia con dell'acqua fredda, ma sembra non aiutare, anzi, peggiora la situazione.
Chiudo in fretta il rubinetto dell'acqua e mi accascio a terra cercando di riacquistare un po di energie.
Una volta aver ripreso la forza mi sarei rialzata ed avrei preso il telefono per chiamare mio padre.
Ma avrei dovuto aspettare ancora per un po.
Quando furono passati dieci minuti circa, decido di rialzarmi.
Mi attacco con una mano al lavandino, l'altra la poggio alla parete, e, piano piano, mi tiro su.
Una volta in piedi mi dirigo il più velocemente possibile sul letto, dove ho lasciato il telefono dalla sera prima.
Lo accendo e chiamo mio padre.
-pronto?- mi risponde.
-papà- dico con un filo di voce.
-Ali che succede?
-mi gira la testa, non riesco a rimanere in piedi.
-aspetta, stiamo tornando dall'allenamento, tra poco saremo li.
-ok- detto questo lo saluto e attacco la chiamata.
Mi stendo sul letto, magari si sarebbe alleviato il dolore, ma la vedo molto dura.
-tesoro sono papà, aprimi!- sento la voce di mio padre mentre bussa alla porta.
Mi alzo molto lentamente e vado verso la porta.
Apro e corro di nuovo sul letto, o non mi sarei tenuta in piedi.
-come mai tutto questo mal di testa?- chiede sedendosi accanto a me.
-non so, stavo tanto bene ieri sera- mormoro strofinandomi una guancia.
-forse sei uscita dall'hotel sudata, e magari c'era un po di vento.
-penso di si, sennò non si spiega.
-aspetta, ti prendo qualcosa in camera mia per alleviare il dolore.
Esce dalla stanza e quando torna mi tende una tachipirina ed un bicchiere d'acqua.
Lo ringrazio e rimaniamo a parlare in modo da distrarmi, così non avrei fatto molto caso al dolore.
Dopo una mezz'ora circa lui va in camera, dicendomi che mi avrebbe fatto portare il pranzo senza farmi scendere.POV BONUCCI
-ma Alice? Come mai non è scesa a pranzo?- domando a Jorginho.
-non lo so. Ma non vi eravate lasciati?
-non è una scusa per non preoccuparmi di lei. Inoltre potrei chiederlo a suo padre, lui non sa che ci siamo lasciati.
-hai perfettamente ragione, dopo pranzo chiediglielo.-
-mi scusi mister, ma dov'è Alice?- domando a Mancini.
-in camera sua, non si sente molto bene, penso gradirebbe la tua presenza- risponde.
"certo come no Leo, credici pure" dico a me stesso.
Nonostante una parte di me non volesse, vado in camera sua e busso.
-avanti- sento dire, perciò apro.
Entro e lei dice -non ti è bastato?
-scusa se mi preoccupo di te, come ti senti?
-di merda, ho preso una tachipirina ma non ha fatto un granché.
-rimani con me?- dice spezzando il silenzio che, da qualche minuto, era calato nella stanza.
Io la guardo serio.
-ti prego non lasciarmi...- continua con le lacrime che le rigano il volto -ti prego- trasforma la sua voce in un sussurro.
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•A UN PASSO DAL PARADISO//LEONARDO BONUCCI•
Fanfiction-e ora?- sussurra fissando il soffitto. Io sposto la testa nella sua direzione, lui fa lo stesso. -e ora lasciamo al futuro le redini del nostro destino.