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ALICE

-babbo, volevo dirti che sono pronta, tra poco esco da casa, prendo il pullman e arrivo all'hotel- dico a mio padre mentre scendo di fretta le scale della casa di mia madre.
-okay tesoro- risponde con un tono energico -PESSINA ATTENTO CON QUELLI O TI FARAI MALE- urla al telefono, sicuramente si riferiva ad un ragazzo della squadra -inviami la posizione in modo che possa sapere dove ti trovi- dice come ultima cosa.
Ci salutiamo e chiudo la chiamata.
-buongiorno mamma- la saluto prendendo un toast alla marmellata sul tavolo.
-buongiorno tesoro, hai preparato tutto?- domanda.
-si, finisco di mangiare ed esco. Ho già chiamato il taxi.
Lei annuisce fissando il vuoto.
-qualcosa non va?- le chiedo pensierosa.
-no, nulla, solo, sono un po' triste. Sarà diverso non averti per un mese circa in casa. Dovrò abituarmici.
-tranquilla, ti scriverò ogni tanto, ok- la tranquillizzo abbracciandola.
Lei mi annuisce e poi mi lascia prendere le valigie al piano superiore, per portarle davanti alla porta.
Circa un quarto d'ora dopo arriva il taxi.
Apro la porta e mi viene incontro un uomo, il quale prende una delle due valigie e la mette nel portabagagli, mentre io faccio lo stesso con l'altra.
Salgo tra i sedili posteriori e mando un messaggio a mio padre, scrivendogli che ero appena partita.
Dopo aver comunicato la meta all'uomo, mi arriva la risposta di mio padre.
"Okay, ti aspetto"
Lascio da parte il telefono ed osservo il finestrino finché non arriviamo a destinazione.
Scesa dall'auto, prendo le mie valigie e guardo meglio l'esterno del grande hotel.
Si chiama "paradiso a 5 stelle", mi ispira come nome.
Entrando, un ragazzo mi dice di poggiare le valigie sul carrello accanto a se.
Dopo averlo fatto mi dirigo alla reception.
-mi scusi...- dico alla donna dall'altra parte del grande bancone.
-si?- alza il viso, ha degli occhiali neri e dei capelli castani, gli occhi nocciola e addosso una camicia abbottonata fino al colletto.
-ehm... Il signor Mancini dovrebbe aver già prenotato e pagato una stanza per me...- mormoro.
-oh si, mi faccia vedere- si gira abilmente sulla sedia e subito dopo si alza, dirigendosi ad uno scaffale contenente varie cartelle.
Ne apre una, la sfoglia, la richiude e la sistema di nuovo sullo scaffale.
Si dirige alla parete su cui sono attaccate le chiavi delle stanze, ne prende una e si gira verso di me.
-ecco qui, come può vedere stanza 243, terzo piano a sinistra.
-grazie mille- le dico dirigendomi verso l'ascensore nel corridoio affianco all'entrata, che avevo adocchiato poco prima.
Una volta essere nella mia stanza, prendo le valigie, le quali erano state portate dal ragazzo tempo prima, e sistemo tutto quanto.
Poco dopo mando un messaggio a mio padre dicendogli che mi trovavo in hotel, e lui mi risponde che stava arrivando.
Aspetto ansiosamente il suo arrivo.
Mi stendo sul letto e metto le braccia dietro la testa, rimanendo a fissare il soffitto.
Un mese non passa velocemente, ma probabilmente mi divertirò. Magari riesco a far amicizia anche coi ragazzi della squadra.
-Alice- sento la mia voce provenire dall'altro lato della porta, e capisco subito che era mio padre.
Subito vado ad aprire, e appena lo vedo lo stringo in un forte abbraccio.
-mi sei mancato moltissimo- gli dico sorridendo.
Effettivamente con mio padre mi divertivo di più, perché conoscevo tanta gente nuova. Con mia madre mi divertivo semplicemente perché ha una dipendenza dallo shopping, e ora si capisce da chi ho preso sotto questo aspetto.
-cambiati, tra poco pranziamo, ti presenterò alla squadra.
Annuisco e ci salutiamo.
Chiudo la porta e mi scaravento sull'armadio.
Qui, estraggo dei pantaloncini in jeans ed un top nero decorato da piccoli diamantini al bordo.
Indosso un paio di converse e poi corro subito in bagno dove mi pettino e mi trucco in maniera leggera.

•A UN PASSO DAL PARADISO//LEONARDO BONUCCI•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora