Tutti dormivano. Tutti tranne me.
Io guardavo l'alba. Guardavo il rosa, l'oro e l'azzurro che dipingevano il cielo.
La carrozza entrò nella città proprio in quel momento. Su entrambi i lati della strada c'erano alte palazzine di quattro o cinque piani tutte in legno e cemento dipinto di ogni colore esistente sul continente.
Le strade erano deserte, tranne per alcuni commercianti che stavano aprendo le loro attività. Botteghe, negozi di abbigliamento, fornai e bar.
La zona commerciale della città, ecco dov'erano.
-Guarda! Un bar. - fece notare Mike. Si era svegliato e stava guardando fuori dal finestrino della carrozza, lo sguardo che volava da un pub all'altro. - Almeno sappiamo dove andare a bere. -
Risi. - Si, almeno sappiamo dove andare. - annegare tutto nell'alcol. Ecco cosa facevo. Ero il migliore dei migliori in Accademia quando ero piccolo. Uccidevo da quando avevo cinque anni perché, chi sospetterebbe di un bambino, ma un giorno mio padre portò una bambina in Accademia e le cose cambiarono. L'aveva addestrata lui stesso prima di farla accedere alla scuola. Quando la conobbi aveva già il guanto che le copriva il braccio fino al gomito.
Provai ad avvicinarmi a lei - come amico, ovvio - ma mio padre ci mise in competizione sin da subito, quindi addio nuova amica.
Lei mi aveva superato in tutto. Era più brava come assassina, più brava nel lancio dei coltelli, e io ero solo geloso di lei. La odiavo per questo, quindi quando avevo del vino o della birra a disposizione, bevevo.
-Svegliamoli. Siamo quasi arrivati. - dissi.
Iniziai a scuotere il braccio di Kat. - Ancora un po'. - protestò togliendomi la mano dal braccio con uno schiaffo.
-Kat. Ti devi svegliare. - niente, non ne voleva proprio sapere. - Kat! - urlai. Lei saltò dal sedile.
-Sono sveglia! Sono sveglia! - si guardava intorno spaesata. Poi si rese conto che le avevo praticamente urlato nelle orecchie e iniziò a schiaffeggiarmi. - Lurido figlio di puttana! Non devi mai svegliarmi così! - ringhiò.
-L'ultima volta che qualcuno l'ha svegliata così si è ritrovato in infermeria con il naso rotto e tre costole fratturate. - confermò Ness.
Ora erano tutti svegli.
Un'oretta più tardi la carrozza si fermò davanti una lussuosa casa nella parte ricca di Sarq.
Aveva quattro piani, se si contava anche la soffitta, un mare di finestre e in perfetto stile con i gusti di mio padre: esterni bianchi con ornamenti in marmo color perca pallido. Le finestre avevano inferiate in ferro battuto e dipinte in argento scintillante. Il cancello che permetteva l'accesso alla proprietà era nello stesso stile delle inferiate, solo molto più decorato. Le mura che circondavano la villa erano di mattoni sbiaditi dal sole, ma comunque d'effetto.
-Due di noi andranno a dare un'occhiata all'interno, mentre gli altri aiutano a scaricare i bagagli. - ordinò Arya.
Pochi attimi dopo la carrozza con i bauli e i borsoni arrivò. Strano visto che era partita prima di noi.
-Bene. Quindi chi va dentro? - chiesi mentre mi coprivo la bocca con la mano per attutire uno sbadiglio.
Ci guardammo tutti. - Io e Arya. - propose Ness.
Lei annuì e entrarono dentro. Il cancello fece uno strano rumore quando si aprì. Doveva assolutamente essere riparato.
Avevo notato il modo in cui le tremavano le mani. Non avevo mai visto quella ragazza piangere o avere paura di qualcosa, ora sembrava in un altro mondo, un mondo dove nessuno poteva raggiungerla.
Mio padre mi aveva insegnato a leggere il linguaggio del corpo, quel tremolio significava solo una cosa: aveva paura.
-Allora ce la dai una mano o no? - ringhiò Kat mentre tentava di tirare giù un baule dal carro.
Distolsi lo sguardo dal cancello dove erano appena entrate Ness e Arya e andai ad aiutarla. - Arrivo. -
-Non era esattamente così che immaginavo questo posto. - aggiunse. - La parte ricca è molto bella ma quella più povera mi dà i brividi. - rabbrividì a quel pensiero.
In effetti, anche io avevo immaginato questo posto in un modo totalmente differente. Case enormi, un sacco di gente per le strade in abiti eleganti, carrozze che andavano da una parte all'altra della città. Invece non c'era nulla di tutto questo; anzi, solo le case erano come pensavo.
Erano tutte circondate da un muro o una recinzione e tutte quante avevano un giardino curato. Ville enormi erano posizionate al centro del cortile ed erano nello stesso stile di quella di mio padre.
Finimmo di scaricare tutti i bauli e borsoni in mezz'ora e le ragazze che erano entrate a controllare l'interno tornarono.
-Abbiamo un problema. - dissero.
-Devo prendere le lame? - chiese Jordan già con una mano sul coltello che aveva nascosto al fianco.
Ness scosse la testa. - E' un altro tipo di problema. -
-E quindi? Quale sarebbe? - chiesi dato che non parlava.
-Ci sono solo tre camere con un solo letto. - confessò. - Ciò significa che uno e una di noi dovranno finire nella stessa. -
Mike inarcò un sopracciglio. - E quale sarebbe il problema? -
-Okay - fece lei con aria di sfida. - chi vuole andarci? -
-Io no! - lo dicemmo tutti insieme.
Ness fece una smorfia. - Visto? Ecco il perché. -
-Quindi abbiamo pensato di estrarre a sorte. - aggiunse Arya. Tirò fuori dei rametti che aveva raccolto da qualche parte nel cortile e chiuse la mano a pugno sistemandoli alla stessa altezza. - Ognuno di noi prenderà un pezzo di legno e i due che pescheranno i più corti dormiranno insieme. -
-E' un'idiozia. - sbuffò Jordan.
-Davvero, Jordan? Questa ti sembra un'idiozia? - lui annuì. Non l'avesse mai fatto. - Allora tu dormirai nella cuccia del cane. - disse Arya con voce ferma.
-Non voglio stare nella cuccia del cane. - o Jordan voleva morire o era scemo.
Un lampo di rabbia illuminò gli occhi di Arya e senza che nessuno di noi si accorgesse di nulla, Jordan era con le spalle al muro e un pugnale alla gola.
-Hai due opzioni: pescare un bastoncino o avere la gola tagliata in due. A te la scelta. - ringhiò lei.
La paura comparve sul volto del mio amico e questo spinse Arya a premere ancora di più la lama. Un po' di sangue uscì fuori e sporcò il pugnale.
Avevo davvero il presentimento che lo uccidesse lì, ma alla fine Jordan, con un filo di voce, disse: - Pesco il bastoncino, lo faccio ma ora levami il pugnale di dosso. - stava andando bene, perché doveva aggiungere quel ordine? Lei premette ancora un po' la lama sulla gola, ma la lasciò.
-Entriamo. - la voce fredda di Arya mi fece rabbrividire.
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academy of murderers
General FictionL'Accademia degli Assassini era il posto meno appropriato dove passare la propria adolescenza. Ti addestrano per diventare una macchina omicida, poi, quando sei abbastanza forte, ti mandano in missione - così le chiamano loro -per uccidere qualcuno...