Arya

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Tentai di fare il meno rumore possibile quando chiusi la porta.

Trattenevo le lacrime, e mi ero già asciugata quelle che, per strada, mi avevano arrossato gli occhi e bagnato il volto.

Mi tolsi le scarpe. I piedi mi bruciavano.

-Maldetti tacchi. – borbottai.

La casa era buia e vuota.

L'unico rumore che spezzava il silenzio era il ticchettio dell'orologio a pendolo in salotto.

Salii le scale, senza scarpe non rischiavo di fare alcun rumore.

C'era una sola luce accesa in corridoio.

Vedevo appannato a causa delle lacrime che stavano di nuovo minacciando di uscire. Mi pizzicavano gli occhi. Gli sfregai con il dorso della mano.

Pregai che stessero tutti dormendo e, quando mi sarei nascosta in bagno, nessuno sentisse i miei singhiozzi.

Ma, ovviamente, mi sbagliavo.

Quando entrai nella mia stanza, trovai la luce dell'abatjour accesa e Logan seduto sul letto, la schiena poggiata contro la testiera, che leggeva un libro.

-Fatto tardi, sta sera. – mi disse senza alzare lo sguardo dalla sua lettura. – Ness è rientrata poco fa. –

Non dissi nulla, volevo stare da sola e non parlare con nessuno.

Mi diressi verso il bagno.

-Sei strana. Che hai? –

Scossi la testa. – Niente. – risposi, piano.


LOGAN


La porta si chiuse con un suono sordo.

Alla fioca luce della lampada non ero riuscito a vederle il volto, ma ero sicuro che le fosse successo qualcosa.

Poggiai il libro sul comodino e mi alzai.

Mi avvicinai alla porta chiusa e bussai. – Stai bene? – chiesi. Non mi rispose, così provai ad aprirla.

Era chiusa a chiave.

La chiami ancora, e ancora.

-Arya, ti prego dimmi che non sei svenuta di nuovo. – aveva messo la sua vita nelle mie mani, si fidava di me. Ma se era chiusa nella stanza, non potevo raggiungerla. Se si fosse sentita male, non sarei arrivato in tempo...

Bussai ancora, più forte. – Butto giù la porta, Arya. Rispondi, se stai bene. – niente. – Bene, allora la butto... - il clic della chiave che sbloccava la serratura mi fece fermare.

Mi precipitai subito dentro. Il cuore a mille.

"Almeno non ha avuto una nuovo crisi" pensai. Quello mi rassicurò un po', ma non del tutto.

La trovai seduta sul pavimento freddo. Le ginocchia al petto e la testa tra le ginocchia. Stava piangendo?

Sentii il cuore esplodermi. Mi avvicinai a lei, lentamente.

-Arya, tesoro, cosa ti è successo? – domandai dolce, ma dentro stavo esplodendo.

I singhiozzi di lei si fecero ancora più forti.

Mi inginocchiai acconto a lei. – Chi ti ha fatto questo? – chiesi notando il livido violaceo che le circondava il polso scoperto.

Lei ritrasse la mano. – Nessuno. – la voce le si spezzò.

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