Finalmente il dottor Kulsen mi permise di lasciare l'ospedale e di tornare alla villa.
Ness aveva deciso che mi avrebbe riportata personalmente a casa.
-Mi dispiace non averti mai detto nulla. – le dissi.
-Lo sapevo già. –
Mi fermai di colpo. La guardai accigliata. – Come, scusa? –
-Il... il medico dell'accademia me l'ha detto. – spiegò arrotolandosi una ciocca di capelli sul dito. – Mi fece promettere di controllarti e per qualsiasi cosa chiamarlo. –
Si, il medico lo sapeva ma non pensavo l'avesse detto a qualcun altro. Non sapevo nemmeno se il capo ne fosse a conoscenza.
-Però, - continuò con voce bassa. – quando hai deciso di mettere la tua vita nelle mani di Logan, non so, credo di aver abbassato la guardia. – abbassò lo sguardo per nascondermi gli occhi lucidi. – Avrei voluto saperti proteggere meglio. Se fossi... morta, non avrei perso un'amica, ma una sorella e questo, bè, non mi sarebbe andato giù. –
Fu un gesto istintivo, il mio. Corsi da lei e l'abbracciai forte. Mi veniva di nuovo da piangere.
Ness era stata la prima persona che conobbi appena entrai in accademia. Era l'unica che mi conoscesse veramente. Era la mia famiglia.
La parte più dolorosa sarà separarmi da lei.
-Finalmente! – esordì Jordan no appena aprii la porta della villa.
Stavo per parlare quando un grido mi fermò. – Ma che...? –
-Forse era meglio se restavi là per qualche altro giorno. – fece Kat. – Mike si sta divertendo un po' troppo di sotto, non smette di urlare. –
Jor sbuffò. – Certo che resiste il bastardo, una persona normale dopo tutto quello che Mike gli ha fatto sarebbe morta. –
Mike non era proprio un angelo quando si trattava di torturare qualcuno.
Ed il fatto che mio padre stesse resistendo era una buona cosa... più dolore per lui.
-Voglio andare da lui. – dissi senza neanche pensare.
Tutti mi guardarono come se fossi pazza. Forse un po' lo ero. – Non credi sia troppo presto? In fondo ti sei sentita male dopo essere stata con lui dieci minuti. –
Ness aveva ragione. – Lo so, ma voglio vederlo lo stesso. –
Si guardarono preoccupati, sbuffai e li scansai per passare e aprii la porta del seminterrato.
Presi un bel respiro.
Forse avevano ragione: era troppo presto. A causa sua stavo per morire e ci ero quasi riuscita.
Eliminai qualsiasi emozione e scesi le scale.
Poco prima di arrivare alla fine della scalinata sentii Mike parlare con qualcuno. – La cosa strana è la sua resistenza. –
-Meglio così, soffrirà di più. – Logan? Aveva detto la stessa cosa che avevo detto io poco prima di sopra agli altri.
-Sarebbe, però, ora che morisse. – dissi raggiungendoli.
Loro si voltarono verso di me. – Bentornata. – mi salutò Mike.
Logan, invece, mi rivolse un sorriso così dolce da distruggermi l'anima.
Distolsi lo sguardo da lui per tornare su Mike. – Posso restare sola con lui? –
-Se sei sicura al cento per cento, certo. – rispose lui e se ne andò, lasciando me e Logan soli.
-Sicura di voler restare da sola con lui? – chiese lui dopo un'infinità.
Annuii anche se poco convinta.
Restare sola con quel mostro mi terrorizzava, ma dovevo farlo.
Il sorriso di poco prima scomparve dal volto di Logan lasciando spazio ad un piccolo accenno di preoccupazione. Si avvicinò e mi prese la mano. – Per qualsiasi cosa, io sarò fuori quella porta. – quelle parole mi diedero la forza di continuare a camminare e ritrovarmi di fronte a ciò che restava di mio padre.
L'uomo che aveva torturato mia madre, che l'aveva uccisa. L'uomo che aveva ucciso me. Era ridotto uno schifo.
Seduto su una sedia al centro di una piccola stanza, illuminata da una sola lampadina, c'era quello che un tempo era un uomo rispettabile.
Ora era solo un ammasso di carne lacerata e sangue.
Mi venne un conato solo alla vista del lavoretto di Mike.
-Ma guarda un po' chi c'è? – disse lui con voce roca. – Sei venuta a goderti lo spettacolo? –
-Ti trovo bene. – lo salutai così.
Lui rise. – Che cosa vuoi? Soldi? Considerazione? Cosa volete per liberarmi? –
Questa volta risi io. – Noi non ti libereremo mai. Pensi sul serio che fossi qui per rapirti e chiedere qualcosa in cambio? Per favore! – tornai seria. – Sono qui per liberarmi di te, del problema, una volta per tutte. –
Lui mi fissò sconvolto. – Cosa c'è? Ho usato le stesse parole che tu usasti con me quando ero piccola, non dovrebbero essere nuove per te. Oppure hai paura di ciò che potrei farti? –
-Tu? Non riuscivi neanche a guardarmi in faccia, figuriamoci se ora decessi di farmi del male. –
-Mi pare che te ne ho già fatto. -risposi riferendomi alle sue ferite.
-Non me li hai fatti tu, ma il tuo amico. – replicò con un sorriso beffardo.
Mi avvicinai al suo volto ormai deformato. – Ringrazia che sia stato lui a torturarti per primo, se ci fossi stata io saresti morto da tempo. –
-Non mi fai paura. –
-Dovresti averne. Sai non sono più la ragazzina spaventata che conoscevi. – poi aggiunsi: - Sai, in questi anni ho capito molte cose. Non ero io il mostro, non ero io che sarei dovuta morire, non ero io la cosa peggiore della tua vita, non ero io che mi dovevo vergognare di avere una figlia come me. –
-Eri tu. Tu sei il mostro. Tu sei la feccia di questo mondo. Sei tu a dover morire. Sono io che devo vergognarmi di avere il tuo stesso sangue. Tu sei la cosa peggiore che potesse capitarmi! –
-Mi hai corrotta con quei discorsi di merda e io ti ho anche creduto. Stavo per togliermi la vita per colpa tua! Stavo per distruggere persone che in questi anni mi hanno amata per colpa di un riccone del cazzo che doveva comportarsi da padre e che, invece, si è rivelato il mostro! -
Gli lanciai uno sguardo che avrebbe dato fuoco al mondo intero mentre continuavo a gettargli addosso tutti i miei pensieri su di lui. – Sei riuscito ad abbattere quella donna meravigliosa che era mia madre, non ci riuscirai con me. –
E lo lasciai li, solo, coperto di sangue e con gli occhi spalancai.
Quando tornai al piano di sopra trovai Logan. Come mi aveva promesso era rimasto fuori la porta, ad aspettarmi.
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academy of murderers
General FictionL'Accademia degli Assassini era il posto meno appropriato dove passare la propria adolescenza. Ti addestrano per diventare una macchina omicida, poi, quando sei abbastanza forte, ti mandano in missione - così le chiamano loro -per uccidere qualcuno...