Logan

526 15 4
                                    



Erano passati appena dieci minuti da quando se ne erano andati tutti.

Jordan e Kat erano poco vicino l'entrata dell'albergo, sulla carrozza. Nel mentre io li guardavo dall'alto. Eravamo appostati sul tetto dell'edificio, lì il vento tirava molto più forte, tanto da farmi diventare i capelli un nido su un albero.

-Sarei voluto andare anche io. – sbuffai.

-L'avrei preferito anche io. – borbottò Arya seduta sul cornicione. Eravamo a dieci piani dal suolo e, sinceramente, non mi fidavo a stare così vicino al bordo.

I capelli ramati le brillavano ogni volta che il vento li muoveva, facendoli riflettere la luce della luna. Avrei voluto passarci ci nuovo le dita in mezzo.

Guardava verso l'alto. Verso il cielo stellato.

Mi sedetti a pochi centimetri da lei, evitando di guardare di sotto.

Dal nulla, Arya indicò verso il cielo. – Sai cos'è quella? La più luminosa. –

Cercai ciò che indicava. Quando finalmente la trovo, esclamo: - Una stella, ovvio. – la sentii trattenere le risate. – Che ho detto di tanto buffo? –

A quel punto lei rise di gusto. – Una stella?! –

-E cosa sarebbe, sennò? –

-Un pianeta. – disse tornando a guardare in alto. – Vedi che la luce che emana resta ferma? – annuii. – Ecco, quella è la luce riflessa dal pianeta. Le stelle, invece, hanno la luce che "pulsa". – spiegò.

Ero sorpreso, si, il suo dottore mi aveva avvisato della sua passione per lo spazio, ma... ero sorpreso.

-E tu come sapresti tutte queste cose? – dissi per non farle sapere che già mi avevano detto tutto.

Le si strinse nelle spalle. – Mi piace l'argomento. –

Tentava di fare l'indifferente ma vedevo lo strano luccichio nei suoi occhi. Mi tornò alla mente quello che aveva quando la notte prima ci eravamo baciati.

Distolsi lo sguardo da lei. La voglia di baciarla di nuovo era impressionante. Ma dovevo ricordarmi che lei non voleva me. Voleva la libertà mentre io sarei rimasto con mio padre. Si, la volevo, ma dopo questo mese cosa sarebbe successo?

-Ma quanto ci mettono? – dissi impaziente.

-Dagli tempo. – sbuffò Arya. – Quanto sei impaziente. –

-Non sono impaziente, è solo che voglio finire questo "torneo" del cazzo e tornare a casa. –

"Anche per togliermiti dalla testa per sempre" evitai di aggiungere questa parte.

Se avessi continuato a lavorare con lei vicino, mi focalizzerei solo su una cosa, facendo male l'altra, e quella cosa era Arya. Mio padre aveva ragione, i sentimenti intralciano e basta.

Passarono altri venti minuti nei quali tra di noi scese il silenzio.

Dei ragazzi nessuna traccia finché Arya, affacciata al cornicione del tetto, mi disse: - Hanno fatto, andiamo. –

Scendemmo in fretta di sotto.

La carrozza ci raggiunse poco dopo. Salimmo nell'abitacolo ritrovandoci nel caos.

-Che cosa sta succedendo!? – chiese LeBlanc impaurito.

-Stia calmo, stiamo tentando di aiutarla! – urlò Mike tentando di sovrastare la voce di LeBlanc.

Aveva sparato la cazzata più grande che potesse essere detta. Quasi mi venne da ridere. Dovetti conficcarmi le unghie nei palmi per evitare di esplodere.

academy of murderersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora