Bussarono alla porta.
-Ehm... posso entrare? – chiese una voce.
Mi voltai e sorrisi al ragazzo che era appena entrato nella mia stanza d'ospedale. – Ciao, Gray! –
Lui avanzò per poi fermarsi ad un metro dal letto dove ero seduta. – Come stai? – chiese grattandosi il collo imbarazzato.
-Potrei stare meglio. – ammisi.
Grayson rimase fermo dov'era, decidendo se andarsene o meno.
Gli feci cenno di avvicinarsi. – Siediti. –
Lui tentennò per un secondo. Si sedette all'altro capo del letto.
Passarono diversi secondi di silenzio. Finché non parlai. – Ti va di parlarmi di te? –
-Cosa? – chiese lui non aspettandosi quella domanda.
-Sai... vorrei conoscere mio fratello. – dissi, giocherellando con la fine della coperta.
-Davvero? – annuii convinta. – Che vuoi sapere? –
Riflettei un secondo. – Il tuo colere preferito? –
-Verde. – rispose.
-Alcolico preferito? –
-Rum. –
-Dolce o salto? –
-Salato. –
-Come ti è andata l'infanzia? –
Lui si blocca per un attimo. Mi fissa con i suoi occhi scuri. – Non proprio una favola. E' andata meglio ai miei fratelli. –
Mi ricordai solo all'ora che in realtà ne avevo più di uno, di fratello. – Loro come sono? –
Il suo volto si illuminò. – Asher ha tredici anni, un piccolo genio. Ama la scienza, fa mille esperimenti (che finiscono sempre male) e adora i puzzle. –
-Gregory, il secondo genito, ha diciassette anni ed è il più solitario. Se Ash qualche volta si lascia andare e si dimentica della scienza, Greg preferisce stare per i fatti suoi, con i sui libri e la pittura. Ama dipingere e ogni volta che facciamo qualche gita fuori casa, si porta sempre il suo quaderno per disegnare. –
-E' bravo? – chiesi.
-Bravo? E' formidabile! – disse con orgoglio. – Poi c'è T. –
Corrugai le sopracciglia. – Chi? –
-E' il figlio che aspetta mia madre, l'ha chiamato T perché ancora non sa se chiamarlo Thomas, se sarà maschio, o Talia, se sarà femmina. –
Risi. – Gli vuoi bene, ai tuoi fratelli. –
Lui mi sorrise. – Certo! – poi aggiunse: - Credo anche che ti adorerebbero. –
Si, come no. Il bene che vorranno alla persona che farà secco il padre. Ci credo.
Gray era andato via pochi minuti prima.
In fondo era simpatico. Forse saremmo potuti andare d'accordo.
-Posso? – chiese Misha.
Mi voltai verso di lui. – Si, entra. –
-Come stai? – chiese.
Evito di alzare gli occhi al cielo. Era la centesima persona che me lo chiedeva in due giorni. Iniziava a darmi fastidio.
-Sto benissimo. – risposi con il sorriso.
Lui ricambia. – Sono felice. –
-Senti, posso farti una domanda? – che volevo fare ora? Non lo sapevo.
Alzò un sopracciglio, ma annuì. – Dimmi tutto. –
Lo stavo per fare sul serio? – Sai qualcosa su tua madre? –
Si, a quanto pare.
Lui rimane un attimo interdetto.
-Scusa, non fa niente. Fai finta che non abbia detto nulla. –
-No, no, aspetta. – si affrettò a dire. – Vuoi davvero sapere qualcosa? – annuii. Lui fece una pausa, poi iniziò a raccontare.
-So poco e niente su di lei ma i Reis mi hanno detto qualcosa. Era molto giovane quando mi concepì, so che scappò di casa quando avevo pochi mesi e che, non avendo abbastanza soldi per mantenere sia me che lei, mi affidò ad un orfanotrofio. Poco dopo venne ritrovata morta nel bosco. –
La storia che mi raccontò era incredibilmente simile a quelle che si raccontavano sulla madre di Logan. Questo confermò ancora di più tutto quello che avevo scoperto.
-Non ho mai potuto conoscerla, ma avrei tanto voluto farlo. – continuò Misha.
Passarono molti minuti senza che nessuno di noi disse nulla. Almeno finché lui non ruppe il silenzio. – Quando eravamo bambini mi piacevi, sai? –
Mi voltai verso di lui. Aveva lo sguardo basso e si tormentava le unghie.
Lo sapevo.
Sapevo che provava qualcosa, e, credo, lo provi ancora. L'avevo notato quando, qualche giorno prima, eravamo ad un palmo dal naso.
-Anche io. – ammisi. Lui si voltò verso di me. – Almeno, anni fa. Ero una bambina e tu mi trattavi come una persona normale, come se tenessi a me. –
-Ma ora non provi più nulla. – constatò Misha. – Tranquilla, siamo in due. Hai Logan ora. –
Si, avevo Logan, ma per quanto ancora?
Meno di due settimane e sarei finalmente stata libera. Lui sarebbe rimasto con suo padre.
Ma se fossimo rimasti insieme, quanto avrei resistito? Quanto tempo ci metterei per morire?
Non volevo farlo soffrire. Mi amava e andandomene lo avrei distrutto.
L'unica soluzione che mi venne in mente mi spezzò il cuore.
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academy of murderers
General FictionL'Accademia degli Assassini era il posto meno appropriato dove passare la propria adolescenza. Ti addestrano per diventare una macchina omicida, poi, quando sei abbastanza forte, ti mandano in missione - così le chiamano loro -per uccidere qualcuno...