Logan

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Fui sorpreso nello scoprire i tanti tratti in comune tra me e Misha.

Ad entrambi piaceva il whisky, gli allenamenti in solitaria, i dolci fatti in casa.

Ad entrambi piaceva Arya.

Lo capii da come parlava di lei, di come gli brillavano gli occhi. Riconobbi quello sguardo, sapevo di averlo anche io.

-I tuoi ti hanno spinto verso il campo giornalistico o hai fatto da solo? – mi chiese lui.

-Mio padre potrebbe bruciare all'inferno, - ammisi senza problemi. – mia madre per me non esiste. –

-Morta? – chiese. Feci spallucce. – Non saprei. –

Misha mandò giù l'ultimo sorso di whisky. – La mia sì. –

Perché siamo finiti a parlare di questo?

-Molto probabilmente anche la mia, ma non mi mancherà. – aveva abbandonato me e papà quando ero appena nato. Non meritava il mio interesse.

Pagai il conto di entrambi, poi mi alzai. – Ho superato il test? Posso andare? –

Misha parve confuso. – Si, anche se di te non mi fedo del tutto. –

Mi congedai con un rapido saluto e tornai verso l'ospedale.

-Perché vai in quel posto? – mi domandò il mio stalker.

Mi voltai verso il biondo diretto verso di me. – Sono cazzi miei. – risposi secco.

-Nessuno va lì dentro per nulla. –

Avrei preferito, allora, non avere un motivo per entrare. – Tornatene a casa. –

-Il dottor Kulsen ha chiamato i miei. So che si tratta di Arya. –


ARYA

Una forte luce mi accecò quando riaprii gli occhi.

Sentivo un forte odore di disinfettante ed ero circondata da pareti bianche.

Tentai di alzarmi ma qualcuno me lo impedì. – Stai giù, sei ancora debole. –

Il dottor Kulsen. Quindi ero nel suo ospedale.

Ero viva.

Mi venne quasi da piangere.

Quella volta avevo davvero pensato di morire.

Non potevo immaginare quanto la mia morte avrebbe potuto devastare Ness, Kai e gli altri.

-Sei sveglia! – la voce tremante di Ness mi fece voltare verso di lei. Si avvicinò a me, sedendosi sul bordo del letto. Mi prese la mano. – Come sta? Ci hai fatto morire di paura! –

-Ben svegliata, principessa! – Jordan entrò sorridendo seguito da Kat.

Mi aspettai di veder entrare Mike e Logan, invece...

-Mike è con tuo... con LeBlanc. – si corresse Kat. – Log non lo sappiamo. –

In che senso? Era scappato?

-Era il più sconvolto tra di noi. – intervenne Ness.

Bene. Non mi importava se ci fosse anche lui o no. Eppure...

-Dov'è Logan? – non so perché, ma era come se avessi bisogno di lui.

Ness mi rispose con dolcezza: - Non lo sappiamo... -

-Arya? –

Il suono della sua voce mi fece quasi scoppiare in lacrime.

Tentai di mettermi seduta con non poche difficoltà.

Lui era lì. Fermo sul ciglio della porta, con gli occhi fissi nei miei e un'espressione sollevata in volto.

Fece per venire verso di me quando un'altra persona entrò.

Misha?

"Che ci fa qui?"

Il suo arrivo mi costrinse a distogliere lo sguardo da Logan.

Misha mi abbracciò. – Ci hai fatto preoccupare tantissimo. –

-Misha... ma come... - ero leggermente confusa.

Lui si staccò dall'abbraccio. – Il dottore ha chiamato Mary e Owen ieri. –

Bene, pensai, anche loro ora sono preoccupati.

Prima che potessi replicare, Jordan dice qualcosa che mi risveglia del tutto.

– Sapete, - inizia. – Voi due vi somigliate molto. – si stava riferendo a Logan e Misha.

In effetti era una cosa che avevo notato anche io, molto prima.

Logan riprese il suo solito e odioso tono spavaldo. – Ma che dici? –

-Siamo l'opposto l'uno dell'altro, e non ci somigliamo minimamente. – intervenne Misha.

Si, uno era biondo e l'altro moro. Uno aveva occhi chiari l'altro del colore del caffè. Uno era gentile e premuroso, l'altro il più grande stronzo che il mondo abbia mai conosciuto. Eppure erano simili.

I lineamenti, la postura, alcuni gesti che facevano.

Mi passò per la mante un'ipotesi.

Ma che andavo a pensare, era impossibile.

Però...

L'arrivo del dottore mi riscosse dai miei pensieri. – Dai, ragazzi, è ora di andare. Lasciatela riposare. –

Loro protestarono, ma intervenni io. – Ha ragione, sono stanca. Ci vediamo domani. –

Mi guardarono, implorandomi dia farli restare. – Andate. – dissi con fermezza.

Con qualche borbottio si decisero ad uscire.

-Log! – lo richiamai prima che uscisse.

-Si? – mi guardò negli occhi.

Capii che in fondo, molto, ma molto in fondo, mi era mancato anche lui.

-Occupatevi di quella faccenda. –

Lui annuì, fece per andarsene ma si girò di nuovo. – Come... ehm... come stai? – chiese con voce bassa e roca.

Si stava preoccupando di me? Non potei evitare di sorridergli. – Ora bene. –

Lui ricambiò il sorriso. Questa volta, usci sul serio dalla mia stanza, lasciandomi sola con i miei pensieri, che si spensero non appena sprofondai nel sonno.

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