L'unica cosa a cui riuscivo a pensare da sette ore a questa parte era la mia bocca su quella di Arya.
Quei pochi secondi di contatto sono bastati per non farmelo togliere dalla testa.
Labbra morbide, delicate...
Delle dita schioccarono davanti ai miei occhi. – Amico, ci sei? – la voce di Jordan mi riportò alla realtà, via dal mio folle sogno ad occhi aperti.
Stavo entrando in un campo minato con un grosso cartello all'entrata che diceva: PERICOLO!!
Prima mi toglievo dalla testa quei pensieri, meglio era.
-Si, ci sono, stavo solo... - dissi.
Jordan mi bloccò. – Non mi importa. Dobbiamo lavorare. – e meno male che mi aveva fermato, altrimenti non avrei mai saputo cosa inventarmi.
-Giusto. A che punto siamo? – dovevamo rintracciare le Blanc, distrarlo anche se necessario, mentre Kat e Ness andavano ad ispezionare villa le Blanc.
Arya e Mike erano in città a cercare le altre squadre.
Jordan mi diede un pugno sul braccio. – Ma ti sei rincoglionito? – indicò davanti a noi. Un uomo, sui quaranta, camminava a meno di quattro metri da noi.
Mi massaggiai il braccio nel punto in cui mi aveva colpito. – Ahi! Manesco. – mi lamentai.
Sbuffò divertito. – Senti chi parla. –
Continuammo a seguire il nostro obbiettivo. Almeno mi sarei distratto.
Erano ormai ore che lo seguivamo, e lui stava tornando a casa.
-Merda! Che facciamo? – imprecai.
Il mio amico fece spallucce. – Sono ore che stanno ispezionando quella casa, avranno finito già da un pezzo. – mi tranquillizzò.
Facemmo per voltarci ma Kat ci venne incontro, correndo. – Dov'è le Blanc? – disse con le mani alle ginocchia, con il fiatone.
-Sta tornando a casa. Avete fatto, vero? – le chiesi. Lei non rispose. – Vero? –
Scosse la testa. Aveva legato i capelli colorati in una treccia e dei ciuffi erano sfuggiti all'acconciatura. – Quella casa è enorme. –
Jordan imprecò in modo più colorito del solito.
-Mi sa che ci tocca improvvisare, amico. – diedi una pacca sulle spalle a Jordan.
Lui fece un'espressione scocciata. Farfugliò qualcosa di incomprensibile. – Che bello. –
Tirai fuori dalla giacca un piccolo taccuino e una penna. – Salve, lei è il signor Dean le Blanc? – dissi non appena lo intercettai nella folla.
Lui mi guardò confuso ma poi annuì. – Si, sono io. Posso sapere chi siete? –
Mi stampai in faccia un bel sorriso. – Sono Aaron Fillingan del Little Perrinton Journal, un piccolo giornale di una città a un paio di giorni da qui. – lui strinse la mano che avevo teso in avanti. Dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per non vomitare a quel contatto. – Volevamo chiederle se era disposto a rispondere alle nostre domande, è per una rubrica speciale. –
Alla parola speciale drizzò le orecchie. – Ma certo, perché no. – il suo sorriso mostrava denti bianchi.
-Perfetto! Che ne dice se andiamo in un bar. – ne indicai uno sul ciglio opposto della strada.
-Mi sembra perfetto. – rise ancora. La voglia di tirargli in faccia un pugno era sempre crescente.
Parlammo per una marea infinita di minuti, finché non chiesi: - Lei ha dei figli? –
-Si, tre maschi, il quarto è in arrivo. – sembrava fiero.
Il mio sorriso amichevole minacciava di cadere. – Nessuna femminuccia, caspita, deve essere impegnativo, con tutti quei bambini. –
Il sui, di sorriso, vacillò. – No, purtroppo. – già, che peccato.
-Immagino che il sui impero andrà al più grande. –
-Mio figlio Grayson sarà un ottimo successore. – finì di bere il sui whisky. – Se abbiamo finito, io dovrei andare. –
-Ehm... ecco... - mi guardai intorno. Ness entrò proprio in quel momento, alzò i pollici. Potevo tornare a respirare, ora. – Si, abbiamo finito. Grazie per il tempo. –
-Si figuri. – rispose lui alzandosi e andandosene superando Ness che stava venendo verso di me.
-Mi offri da bere? – si sedette accanto a me. Dove poco prima c'era le Blanc ora c'era lei.
Risi. – Ovvio. – ordinai qualcosa per lei. – Come è andata? –
-Quella casa è un labirinto. Un gigantesco labirinto. – bevve il liquido trasparente nel bicchiere. – Però ce l'abbiamo fatta. –
Le diedi una pacca sulla spalla. – Ottimo lavoro, amica mia. -
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academy of murderers
General FictionL'Accademia degli Assassini era il posto meno appropriato dove passare la propria adolescenza. Ti addestrano per diventare una macchina omicida, poi, quando sei abbastanza forte, ti mandano in missione - così le chiamano loro -per uccidere qualcuno...