Logan

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In mia discolpa, quello era molto forte, ecco perché non sono riuscito a batterlo.

Ma non accettavo il fatto di essere stato salvato da Arya. Proprio non lo accettavo.

L'orologio a pendolo batté l'una di notte, ero ancora seduto al tavolo della cucina a bere l'ennesimo bicchiere di rum ghiacciato mentre gli altri erano andati nelle loro stanze da un pezzo. Che situazione di merda.

Posai il bicchiere mezzo pieno nel lavandino e, finalmente, mi decisi anche io ad andare a dormire.

Il silenzio assoluto nella casa era infranto dal rumore dei miei passi.

Quando entrai, trovai la camera buia tranne per una piccola e fioca luce posata sul comodino che irradiava quel poco di luce da permetterti di vedere dove vai, per evitare di sbattere contro qualcosa al buio.

Arya dormiva con la testa nascosta sotto le pesanti coperte. Mi avvicinai per spegnere la lampada mi afferrò il polso con la mano guantata. Non si leva quel cosa neanche per dormire!?

-Non provarci neanche. – aveva ancora gli occhi chiusi.

-Perché? Hai paura del buio? – la stuzzicai.

Mi guardò con fare omicida. – No, è solo per evitare di sfracellarmi contro un mobile se mi alzo la notte. –

Ero troppo stanco per ribattere, mi limitai ad andare verso il bagno prendendo prima il mio pigiama (che consisteva in una maglia sbrindellata e un paio di pantaloni larghi grigi).

-Divano! – esclamò Arya vedendo, anzi, sentendo, che mi avvicinavo al letto.

Sbuffai. Quel divano era scomodissimo anche solo per sedervisi sopra, pensa per dormire. – Posso prendere almeno un cuscino? O Sua Altezza mi impedirà anche di avere quello? –

-Sarebbe un'idea... - poi mi lanciò in faccia un cuscino di piume morbidissimo.

Le lanciai un sorriso di scherno. – Grazie, principessa. –

Da sotto le coperte mugugnò qualcosa che assomigliava ad un "ti odio". Oh, che dolce.

La stanchezza della giornata si fece sentire non appena mi sdraiai finendo nel regno dei sogni.

Un rumore sordo mi fece svegliare di soprassalto. D'impulso afferrai il pugnale che avevo nascosto sotto al cuscino e scatti in piedi.

La prima cosa che notai fu il buio. La luce si era spenta, provai subito a riaccenderla, ma nulla da fare. Si era fulminata la lampadina.

Avanzai a tastoni verso l'interruttore principale. Strizzai gli occhi alla luce.

Quando gli occhi si abituarono la scena che vidi era surreale.

Arya era inginocchiata a terra, accanto aveva un piccolo borsone nero. Era girata di schiena ma capii subito che stava... piangendo?

-A-Arya? – mi avvicinai lentamente a lei. A quel punto iniziò a tossire ininterrottamente. Lo stesso suono orribile che avevo sentito poche ore prima. Mi si gelò il sangue nel sentirlo di nuovo.

All'improvviso smise di tossire e iniziò ad emettere dei rantoli, come se non riuscisse più a respirare... oddio! Non stava più riuscendo a respirare, per davvero!

Mi inginocchiai di fianco a lei. Il volto era rigato di lacrime e le guance erano arrossate, gli occhi rossi per il pianto e vitrei.

Non sapevo cosa fare. Stava avendo un infarto?

Allungò una mano verso di me, solo in quel momento mi accorsi che aveva qualcosa stretto nel pugno, le nocche erano bianche per quanto stava stringendo forte una siringa.

-Cosa devo fare? – chiesi.

Arya mi porse il braccio. – Devo farlo io? – annuì, stavano iniziando a scendere altre lacrime. Mi stava implorando di farlo. Quella situazione era folle.

Era tutto folle, ma lo feci. Non volevo neanche sapere cosa ci fosse nel liquido che le iniettai, fatto sta che riprese a respirare normalmente e smise di piangere. Si abbandonò contro la parete.

Restammo in silenzio, lei non volle incontrare il mio sguardo e io non volli intercettare il suo.

-Era... era un infarto? – chiesi rompendo il silenzio che si era espanso tra noi.

Scosse la testa, i capelli erano attaccati al volto dal sudore. – No. – la sua voce era rotta. – Era una crisi. Una specie di attacco di panico. –

-Stai bene? – annuì. – Ok. –

Così, dal nulla, Arya scoppiò a ridere. Che ci trovava da ridere, era quasi morta, se non ci fossi stato io...

-Santo cielo, guarda che casino. – disse indicando la stanza intorno a noi. Era davvero in disordine!

Le lenzuola erano finite a terra, la lampada sull'altro comodino era caduta a terra rompendosi. Le cose che erano nella borsa erano tutte sparse sul pavimento (guanti e tutte quelle cose che le ragazze usavano nella loro routine di bellezza).

Risi anche io. Risi di gusto, come non facevo da anni. 

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