A volte ritornano

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Dall'altro lato del telefono, vengo accolto da un silenzio assordante, mi scappa un verso frustrato.

Non appena sto per riattaccare, un sono io, mi arriva forte e chiaro alle mie orecchie.

Quel sono io, è qualcosa che non mi aspettavo di sentire dopo tutto questo tempo.

Dana è tornata, ma io non posso fare a meno di sentirmi arrabbiato, dopo oltre un anno si fa viva soltanto ora.

Mi sono convinto che fosse morta, ho cercato di andare avanti, ho anche provato a chiedere aiuto a Crowley. da quanto fossi disperato.

Ma era possibile farla tornare in vita,   Crowley è stato categorico nel dire che se fosse morta il primo che avrebbe saputo, era proprio lui.

Non riesco nemmeno fiatare, è come ritrovarsi davanti ad un fantasma del proprio passato, uno di quelli che si aggrappa ai ricordi finché decide di lasciarlo andare perché è giusto così.

Ed ora me lo ritrovo davanti Dana, ma sembra lei ed al tempo stesso non lo è, come se ci fosse qualcosa che non riesco ad inquadrare.

Non so se è per via dei capelli che ora tendono al bianco, ed ora le arrivano a malapena alle orecchie.

O forse per il fatto che prima di abbracciarmi, si è assicurata che fossi davvero io a parlare, non il demone.

Ha provato a lanciare l'acqua santa, ha provato anche a pugnalarmi, ovviamente senza riuscirci.

Tutto ciò sotto lo sguardo stranito dei clienti del fast food, luogo che ha scelto lei tra l'altro.

-Dove cazzo sei stata?- è la prima cosa che mi esce dalle labbra.

Non un ciao, un come stai, o un mi sei mancata, vado dritto al punto, anche se quella domanda sembra far ridere Dana.

-Purgatorio- si limita a dire, non mi guarda, prende in mano il bicchiere con la bibita.

Vorrei poter dire che la parola non mi dice nulla, ma sarebbe una stronzata, il mio cervello si è acceso quando ha nominato il Purgatorio.

Io, o meglio Sam ci è già passato con Dean, una serie di immagini di ciò che è successo mi si palesa nella mente.

Avrei preferito non saperlo, soprattutto perché è ovvio che stare in quel posto è tutt'altro che una scampagnata.

Dana si guarda attorno come se da un momento all'altro possa sbucare fuori qualcuno per farla a pezzi, nemmeno nella nostra epoca è mai stata così tanto sul chi va là.

Nonostante il fatto che dormisse con un coltello sotto il cuscino, era quasi più rilassata di ora.

Ha detto che stava morendo di fame, che se non mangia qualcosa rischia di divorare qualcuno, non lo presa troppo sul serio, pensando fosse una battuta.

L'ho vista divorarsi tre cheeseburger, due patatine grandi, un bicchiere gigante di Coca Cola, più una fetta di torta al cioccolato.

-Sei la solita- gli faccio notare con un sorriso.

Dana alza gli occhi verso di me, trattiene a stento un sorriso, ma che non riesce a raggiunge gli occhi.

-Gli Hunger Games, in confronto al Purgatorio, sono una passeggiata-

Si limita a dire che Dean ha avuto più fortuna di lei, ha trovato un varco fatto a posta per gli umani per tornare a casa, mentre lei e Castiel hanno dovuto cercare un altra uscita.

Dana sembra dare per scontato che sapessi della presenza di Dean e Castiel, ma la verità è che non me ne frega nulla di loro, l'importante è che lei stia bene.

Storia di una BansheeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora