A Elysia l'aria aveva un odore salmastro e portava il profumo dei frutti o del pesce fresco, a seconda che si fosse più vicini al frutteto o al porto. Le case erano piccole, ammassate, dalle mura di pietra e legno o di mattone. I pochi negozi risaltavano grazie a insegne modeste e piccole vetrine e, passando dalle vie principali, attraverso di esse si potevano spiare abiti di ogni tipo o cibi caldi dal forno. Il borgo si arrampicava a ridosso di alcune colline e si affacciava su quella che tutti chiamavano la Baia del Gatto, data la curiosa forma della costa che ricordava le orecchie di un micio, e la cittadina sorgeva proprio fra le due insenature del mare, nel profondo sud del continente.
Benché vivere in quel posto significasse anche affrontare spese ingenti, tra tasse e costi di mantenimento delle case o piccole imprese, Kader si era sempre sforzata di vedere Elysia con gli occhi di un viandante. Forse anche perché nessuno, a parte suo padre e Fidel, si era mai occupato di farla sentire a casa, lì. Così, dove i suoi compaesani vedevano problemi e debiti e povertà, lei tentava di andare oltre, di catturare con i suoi occhi, talmente chiari da sembrare bianchi, le chiome degli alberi in primavera, quei fiori che si tingevano di rosa, verde e giallo. Cercava di sentire l'ebbrezza del vento marittimo contro la pelle, di imprimere per sempre nei suoi ricordi le voci che si levavano dal mercato e giungevano sin in piazza, o la vista dalle alture delle barche che tornavano in porto al tramonto.
Francamente non si era mai posta il problema di lasciare quel luogo. Aveva sempre dato per scontato tutto ciò che si trovava oltre Elysia, oltre Diantha: i deserti di Giana, gli spaventosi colli di Vezira, e ancora più a nord le vette perennemente gelate di Empiria. Per lei non esisteva altro che quel piccolo borgo che aveva imparato a chiamare casa. Per quanto gli abitanti del posto, soprattutto i più giovani, si ostinassero a etichettarla con nomi offensivi, lei trovava un qualcosa di rassicurante in quelle strade che oramai conosceva a memoria, negli alberi che scalava per raccogliere agrumi in autunno e albicocche d'estate, nel familiare scrosciare delle onde sulla spiaggia dove ogni tanto si recava per raccogliere conchiglie che poi includeva nei piccoli acquari o sulle chiome o i vestiti delle bambole che vendeva in bottega. E trovava qualcosa di molto, molto spaventoso, nell'ignoto che si celava oltre il paese. Elysia era una delle uniche due piccole città della regione di Venturea, un tempo era stata forse un bel regno sotto il controllo dell'impero, e oggi invece attendeva di essere ricordata dal resto del mondo. A nessuno importava di quel piccolo angolo di terra sul mare e, sotto sotto, era meglio così. Kader sapeva che le altre nazioni avevano dovuto affrontare non pochi problemi in seguito alla salita al trono del dittatore, colui che nelle ballate veniva chiamato "il re della cenere". Era una figura di cui si sapeva poco e nulla, ma abbastanza da mettere i brividi ai più piccoli... e qualche volta anche agli adulti.
Dunque, Kader si era sempre chiesta quali fossero i vantaggi nell'abbandono di Elysia. Sfuggire alle tasse? Ma chi le avrebbe assicurato, poi, un tetto sopra la testa e un pasto in tavola? Si ripeteva che nessuna vita doveva essere facile e che mai nessuna lo era stata prima o lo sarebbe stato in futuro, e non si poneva più altre domande.
Il fatto che possedesse una valigia era già di per sé una rarità. La riempiva forse due o tre volte all'anno, quando si recava a Diantha con suo padre per le consegne e si fermava a dormire nelle locande per poi ripartire il mattino seguente, e in ogni caso era troppo grande e finiva per lasciarne libera almeno metà. Non si era mai spiegata come mai suo padre le avesse comprato un bagaglio tanto grande, se comunque non avevano né il modo né il motivo per compiere lunghi viaggi. Inoltre non aveva mai messo tutti i suoi averi nella valigia. Nulla di quello che era accaduto nell'ultima ora aveva senso. Ecco perché voleva trovare suo padre, alla svelta, e scoprire cosa l'avesse reso tanto inquieto.
Benché le vie principali fossero un vero spettacolo, Kader seguì il suo consiglio e passò dai vicoli insieme a Fidel. Conosceva bene anche quelli: Elysia era strutturata come una pianta. In cima al colle v'era la residenza di Edrick Krävinge, l'unico nobile rimasto in paese, e le vie erano una moltitudine di radici, alcuni più grandi e altre più piccole, che si estendevano verso il molo e la spiaggia. Lei e il suo amico le avevano proseguite per giocare a nascondino o alla caccia al mostro, altre volte semplicemente per sfuggire ai bulli che li consideravano bersagli perfetti per le loro torture. Più volte avevano cercato di rubare le loro monete, altre volte di picchiare Fidel e strappare i capelli a Kader. Quei vicoli erano diventati la salvezza dei due amici, che sapevano perfettamente dove infilarsi per sparire tra le ombre delle mattine uggiose o dei tardi pomeriggi. Ora, fortunatamente, entrambi erano troppo grandi per farsi rubare il portafoglio senza controbattere, e i delinquenti si limitavano a tempestarli di offese e minacce a vuoto.
STAI LEGGENDO
KADER - Erede della Luna
FantasyUn tempo serenamente governato dalla dinastia Moongem, il trono di Domiin fu usurpato dal leader dei Cavalieri di Cenere, che sterminò la famiglia regnante e si incoronò imperatore. Il culto della Dea Ephela, protettrice dei Moongem, fu bandito e so...