✩ 6 - Distanti ✩

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Nella foresta, i fuochi dei campi lontani dagli alberi erano vividi, ma non eccessivamente. Bastavano a permettere a chi vi era accampato di vedere la strada sotto i propri piedi, così da non inciampare in qualche ramo o perdersi.

Hugin non aveva guidato l'avanguardia, pensando che forse sarebbe stato meglio attendere il gruppo della Resistenza sulle linee più lontane, dato che quel gruppetto così scarno era anche abbastanza fortunato da riuscire sempre a trovare una via di fuga, in un modo o nell'altro. C'era da aspettarselo, se erano sopravvissuti all'agguato di Munin e poi al deserto di Giana. Il giovane comandante raggiunse quella notte il resto dei suoi compagni. Il suo nuovo collaboratore, Evan Reinn, aveva guidato le file in testa alla metaforica scacchiera in cui si era suddiviso il loro plotone. Giorno dopo giorno, le armate avevano avanzato nella foresta attuando la manovra di strangolamento a cui il re della cenere aveva pensato.

Alastor era partito da ormai due giorni per precedere il loro leader nel luogo dell'incontro. Sarebbe tornato dopo da loro, forse, per condurre i figli e i sottoposti lì dove il re avesse richiesto che venissero spostati. Per ora, Hugin era al comando assoluto dell'armata.

Era una notte abbastanza tranquilla e tiepida, e benché avesse marciato praticamente tutto il giorno per diversi giorni di fila, il Corvo del Pensiero non si sentiva ancora stanco. Questo era anche dovuto alla sua preoccupazione, scemata solo da qualche minuto.

Munin non era lì con lui, al contrario, era tutto da solo in territorio nemico. Non mancava di fiducia nei confronti del suo fratellino, ma sapeva bene quanto bravo fosse a cacciarsi nei guai. Era stato in pensiero di lui, pur senza dirlo a nessuno, praticamente per tutti e due i giorni. Non si era messo in contatto con lui solo perché non lo aveva sentito chiamarlo.

Poi, finalmente, quella sera aveva sentito qualcosa, un flebile contatto. Normalmente non sarebbe riuscito a comunicare con qualcuno a una così grande distanza, ma tra lui e Munin c'era un legame particolare, segnato non solo dalla loro parentela, ma anche dalla somiglianza dei loro Doni e, in più, dallo stretto legame di fiducia e confidenza. Erano cresciuti insieme e nessuno conosceva uno dei due meglio dell'altro.

Quella sera, Hugin si era diretto sulle sponde dal lago di Albora e aveva atteso che Munin gli parlasse. I suoi occhi erano diventati gialli, come la grande luna piena nel cielo, e infine aveva socchiuso le palpebre e parlato senza però muovere le labbra.

Riesci a sentirmi, Munin?

Lui non aveva impiegato molto tempo a rispondere. La sua voce era vicina al fratello, come se gli avesse parlato a un palmo di distanza, ma in realtà il ragazzo si trovava molto lontano, sulla sponda opposta del lago, all'interno delle alte mura della cittadella.

Forte e chiaro, fratello.

Hugin non sorrise, ma una parte di lui avrebbe voluto farlo.

Com'è la situazione? Sei riuscito a scoprire qualcosa?

Munin raccontò al maggiore tutto ciò che era accaduto quel giorno: la sua discussione con Auria Gaia, l'incontro con il vampiro purosangue, e persino quello che aveva visto in città durante le restanti ore pomeridiane. Disse di aver scorto un grande leone nero aggirarsi nelle strade di Arcadia, e di aver spiato la ragazzina gianese conosciuta nel pomeriggio mentre si recava a incontrarlo prima dell'ora di cena, accompagnato dall'amica dai capelli bianchi, il loro obiettivo principale. Questa volta non aveva osato avvicinarsi. Kader ricordava molto bene il suo volto e, se anche avesse voluto cancellarle la memoria, avrebbe dovuto avvicinarsi e toccarla per stabilire il contatto. Non avrebbe fatto in tempo, dato i compagni con cui viaggiava e la loro ossessione per proteggerla, per la quale non potevano neanche essere biasimati.

KADER - Erede della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora