☾ 3 - Cambiamento ☽

68 9 16
                                    

Anche dopo che si fu svegliata, Kader vide intorno a sé nient'altro che cupa, impenetrabile tenebra. Pensò di essere morta, che la donna armata l'avesse uccisa, volontariamente o per sbaglio, e per un momento ne fu quasi sollevata. D'altronde i ricordi di quant'era accaduto alla sua amata Elysia riaffiorarono nel secondo stesso in cui sollevò le ciglia. Più di qualsiasi altra cosa, ricordò l'odore della distruzione imminente, quel fetore secco di cenere che le aveva pizzicato le vie respiratorie. Lo sentiva ancora dentro di sé, come se si fosse attaccato con prepotenza alla sua pelle. Fu pensando a ciò che si accorse di essere ancora viva, e chissà dove.

La pesantezza di una vita distrutta alle spalle le piombò addosso come un grande macigno. Aveva gli occhi scavati dal pianto e, in quel momento, anche completamente ciechi. La sua unica fortuna, sempre che così si potesse chiamare nonostante la situazione nella quale si era ritrovata nel giro di pochi minuti, fu scoprire che in realtà ci vedeva benissimo, ma era immersa nell'oscurità. Sentiva inoltre di essere distesa su un letto talmente morbido che mai e poi mai avrebbe potuto essere quello della sua stanza. Allungando le braccia ancora in dormiveglia, comprese che doveva essere grande quantomeno il triplo. Morbide coperte di lana la coprivano, tutto il suo corpo era permeato dal piacevole calore di quelle lenzuola che sicuramente erano state riscaldate con le braci prima del suo arrivo. Se c'era un camino nella stanza, però, in quel momento era spento. Le tende completamente chiuse.

Aveva così tanta paura e si sentiva tanto disorientata che valutò l'idea di rimanere lì, in silenzio, a singhiozzare per qualche attimo. Era stata rapita. Tradita dall'uomo che considerava suo padre. Non sapeva nemmeno cosa ne fosse stato di Elysia, ma ora più che mai avrebbe voluto tornarci, anche al costo di essere chiamata strega, albina o spettro. Lo avrebbe sopportato, pur di ammirare ancora la Baia del Gatto e i riflessi cremisi del tramonto sulle onde del mare aperto, pur di rimettere mano ad ago e filo e creare un'altra delle sue bambole.

Il suo istinto, comunque, le suggerì di rimettersi in piedi nonostante l'acuto dolore a una tempia e la tremenda sensazione di stanchezza che le appesantiva gli arti e le annebbiava la mente. Se avesse dormito per tutto l'inverno, con grande probabilità non si sarebbe sentita diversamente.

Si trascinò giù dal materasso sentendo le lamentele di ogni osso scricchiolante e si chiese per quanto, effettivamente, avesse riposato. Sentiva le guance pizzicare, segno che aveva continuato a piangere anche nel bel mezzo del sonno, e provò a ripulirsi passandovi sopra i dorsi delle mani coperti dalle maniche del suo vestito. Ne aveva uno diverso, adesso. Non era più il suo bell'abito di tessuto morbido, ceruleo, con il piccolo corpetto nero e i polsini bianchi. Quella che aveva adesso era più che altro una vestaglia, adatta al sonno. Lasciò scorrere le mani sul corpo e constatò che non le fosse stato fatto del male. Con sollievo, non trovò lividi o ferite di alcun tipo. I suoi capelli bianchi restavano impregnati del puzzo di fumo che aveva invaso Elysia, e dunque non erano stati lavati, ma questo era il meno che le importava.

Camminò a tentoni nel buio, fino a raggiungere una corda intrecciata che penzolava dal soffitto. La tirò con cautela, e le tende della grande finestra si spalancarono come il sipario di un teatro. La luce solare, forse quella mattutina, irradiò la stanza e per un attimo le bruciò gli occhi.

Kader si coprì con una mano e poi osservò l'ambiente esterno. Doveva trovarsi al secondo piano di un grande edificio, uno situato su un colle particolarmente alto. La sua camera si affacciava a nord, e quindi non poteva vedere il mare da lì, e dal panorama verde e pacato dedusse di trovarsi a Diantha. Se non altro, non era stata portata molto lontano da casa. Poteva fuggire e tornare da suo padre, per assicurarsi che stesse bene e per farsi raccontare la verità. Aveva lasciato indietro anche Fidel. Il pensiero le fece stringere il cuore. Era completamente sola.

KADER - Erede della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora